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I miei Natali arrivati all’improvviso

Sembra che tutti i miei Natali siano arrivati all’improvviso!

di Geoff Westley

Avendo cantato tanta di questa musica ogni anno della mia gioventù come piccolo corista, la maggior parte è rimasta nel mio cuore sin da allora. E persino adesso, ogni Natale, passo ore al piano a suonare questi pezzi meravigliosi, il più delle volte per il semplice piacere personale di farlo.

Per questo, aver avuto l’opportunità di realizzare tutta questa musica con una grande Orchestra Sinfonica e con Claudio come cantante, beh!… In inglese c’è un modo di dire molto adatto a una circostanza come questa: “It seemed that all my Christmases had come at once!” (“Sembra che tutti i miei Natali siano arrivati all’improvviso!”)

Credo che il mio approccio a questo repertorio sia stato molto diverso da quello di Claudio. Infatti dall’età di 8 o 9 anni, , ho cantato nel coro della chiesa di quartiere – l’Annunciazione a Chislehurst, dove sono cresciuto, fino a diventare Capo Coro.

Cantavo le principali parti soliste specialmente durante il periodo natalizio. Ricordo molto bene quando cantavo Bianco Natal ogni anno durante l’inizio della messa di mezzanotte del 24 dicembre…. Sempre in una chiave un po’ troppo alta per me. Ma, ciò nonostante, ho sempre amato questo pezzo. Venendo da quell’ambiente, ho sempre amato il suono dei cori delle cattedrali inglesi, usare le voci bianche maschili e i contro tenori al posto dei contralti. Una delle più raffinate manifestazioni di questo stile è il coro della Cattedrale Winchester… per questo motivo ho deciso di far parte di questo progetto.

È possibile sentirli in tutta la loro magnificenza in brani come Coventry Carol, The Three Kings e Veni Veni Emmanuel. Il primo è un pezzo che data verso la fine del 1500; il secondo, invece, proviene dalla Germania del XIX secolo ed è stato scritto da Peter Cornelius, un amico di Wagner, e, quindi, ri-arrangiato in Inghilterra da Ivor Atkins, lui stesso organista e direttore del coro alla Cattedrale di Worcester. Veni Veni Emmanuel, invece, è più difficile da datare, ma è certamente un brano medievale. Volevo mettere in risalto il coro, qui, soprattutto nella seconda strofa, dove ho scritto alcuni contrappunti vocali piuttosto difficili e con una grande estensione, a sostegno della linea melodica principale del canto.

Volevo introdurre Claudio ad un repertorio mai ascoltato in passato e lui ha abbracciato questa idea appieno nonostante abbia dovuto studiare molto. Il suo entusiasmo e la sua determinazione hanno fatto il resto.

Parlando di musica inglese, non si può non menzionare “In the Bleak MidWinter”, un pezzo bellissimo composto da Gustav Holst (ben noto per “The Planets”) e basato su una poesia di Christina Rossetti, una poetessa nata a Londra nel 1830 da genitori italiani.

Ci sono sei brani del American Song Book degli anni ’30 e ’40: un periodo straordinario per le canzoni ben elaborate. La loro perfetta costruzione, sia nella musica che nei testi, offre ottime possibilità per creare arrangiamenti interessanti, armonie cromatiche e gloriose “apparenti” dissonanze, che si risolvono sempre come burro che scioglie. Ho amato le canzoni di quel periodo, sin da quando da studente, suonavo il piano nei night-club di Soho per alzare qualche soldo in più. E le suono ancora spesso a casa, per il puro piacere di farlo.

Abbiamo realizzato due Ave Maria – ce ne sono varie. Ma abbiamo scelto quelle di Schubert e di Gounod.

Mentre lavoravo a quella di Gounod ho scoperto una cosa strana che non avevo mai notato prima, nonostante conoscessi questo pezzo sin da quando ero piccolo corista.

Sono certo che sappiate che si tratta di una melodia che Gounod, ha inserito sul Preludio No. 1 in Do maggiore di J. S. Bach. Sapevate però, che per far sì che la melodia entrasse, Gounod aggiunse una singola misura nella parte centrale? La versione di Gounod è leggermente più lunga dell’originale.

All’inizio ho scritto e inciso un arrangiamento per Archi e Legni , ma poi ho pensato che poteva essere bello provare quello stesso arrangiamento – le stesse armonie e contro-melodie – cantate da un coro, invece che eseguite da un’orchestra. E così abbiamo realizzato anche questa seconda versione. E sia io che Claudio la preferiamo.

Chissà: forse, in futuro, vedrà la luce anche la prima.

Quello di Schubert è un pezzo molto bello e l’accompagnamento originale scritto per il pianoforte lo serve bene. Così, mi sono limitato ad aggiungere alcune contro-melodie di supporto. Ma quando sono arrivato alla fine, non volevo che il pezzo finisse e, così, sono andato avanti, aggiungendo la coda che sentirete. Spero che il Signor Schubert non se ne abbia troppo a male.

La musica di “Che Bimbo è Lui?” viene da una vecchia melodia inglese, che si dice sia stata composta da Re Enrico VIII, ma più probabilmente da uno dei suoi musicisti.

Dal momento che, per registrare tutti questi brani, abbiamo utilizzato la “Budapest Orchestra”, ho sentito che non potevamo tornare a casa senza aver presentato il più caratteristico strumento ungherese il “Cimbalom” (“Cembalo Ungherese”). Somiglia ad un piccolo piano a coda, senza coperchio, né tastiera, che viene suonato colpendo le corde con dei piccoli martelletti ricoperti da feltrini. E così ho creato questo arrangiamento di Greensleeves. Il solista di questo brano è una persona meravigliosa, Miklos Lukasz, chi gira tutto il mondo dando concerti. Gli ho semplicemente presentato la melodia e gli accordi di base e l’ho lasciato libero di improvvisare come meglio si sentiva.

“Santa Claus”: beh, ci siamo divertiti un sacco con questo pezzo e le note sbagliate sono lì dentro apposta! All’inizio del progetto, io e Claudio ci siamo incontrati diverse volte per suonare i pezzi e decidere quali ci piacevano di più, quali tonalità usare, ecc. ecc. e io ho registrato tutti questi incontri. Qualcuno citò “Santa Claus is coming to Town!”, e così l’abbiamo provata al piano. Ma il clima era molto allegro e scanzonato e l’ho suonata con un sacco di note sbagliate e continui cambi di tonalità.

L’arrangiamento finale è molto vicino allo spirito buffo di quella prima esecuzione.

“Frosty the Snowman” è un brano che non è stato possibile inserire in questo album, ma fa qui in “Santa Claus” una piccola apparizione, però non sempre nella tonalità giusta! In un momento ci fermiamo tutti insieme, e l’intera orchestra sale di un semitono per raggiungerlo. Ma poi lui sale ancora, rifiutandosi ostinatamente di unirsi a noi. Ma alla fine, nelle ultimissime misure, lo ritroviamo insieme nel Do maggiore a tutto volume, trionfalmente, con le trombe.

Inserti di Piano e Voce: amo tanto l’idea, suggerita da Claudio, di questi inserti.

C’erano così tanti pezzi che volevamo includere, ma non avremmo potuto realizzare degli arrangiamenti orchestrali completi per tutti. Allo stesso tempo, l’album aveva bisogno di alcuni pezzi semplici, con solo voce e pianoforte, come se fossero dei sorbetti tra una portata e l’altra. E, naturalmente, richiamano lo stesso tipo di inserti che abbiamo realizzato per “Strada Facendo” trent’anni fa. Infatti, ancora ridiamo ricordando come Claudio si presentava, alle due del mattino dell’ultimo giorno dei missaggi, con questi nuovi pezzi, che aveva appena finito di scrivere! Un vero colpo di genio poi, che funziona meravigliosamente anche qui. Il mio preferito di questo
gruppo è “Away in a Manger”.

Vorrei parlare anche dell’Orchestra. Sono molte le ragioni per le quali siamo andati a Budapest. All’inizio pensavamo di registrare l’orchestra a Londra. Ma poi, di fronte alla quantità di musica che dovevamo incidere e a tempi così stretti, ci siamo resi conto che le orchestre di Londra e gli studi di registrazione a cui avevamo pensato, semplicemente non sarebbero stati disponibili nel periodo in cui serviva a noi.

Qualcuno, allora, ha suggerito Budapest e così sono andato a dare un’occhiata. Quel giorno, stavano registrando musica di un compositore brasiliano, Alexander Guerra – che ora è diventato un amico – e l’intero set-up mi ha trasmesso immediatamente delle ottime sensazioni. Ho sentito che sia nell’orchestra che in regia, c’erano persone estremamente serie e molto preparate. Ero cosciente dei rischi che avrei dovuto affrontare nel confrontarmi con un orchestra che non parlava la mia lingua, per qualcuno un salto nel vuoto per me in fin dei conti una bellissima avventura.

Negli anni ho lavorato con moltissime orchestre diverse, sia in Italia che a Londra, ma questa è stata, probabilmente, l’esperienza orchestrale più felice di tutte. I musicisti di Budapest hanno suonato meravigliosamente e con incredibile convinzione e passione. Non abbiamo utilizzato ne metronomo ne cuffie – non è nel mio stile – ed è questo il modo nel quale la musica si muove e vive! Hanno tutti seguito la mia direzione alla perfezione in ogni momento. E quando mi fermavo per dare appunti, anche loro si fermavano e ascoltavano (non succede sempre così, né in Italia, né a Londra!). Sono stati positivi ed entusiasti fino alla fine e non vedo l’ora di tornare là per un altro progetto.

Per favore, ascoltate con particolare attenzione il solo di violino su “The Christmas Song”: è suonato in modo sublime. Estremamente semplice e bello, senza mai essere né troppo drammatico, né troppo appassionato. E’ veramente speciale.

Anche il “Budapest Choir” merita una menzione. Molto diverso dal “Winchester Choir”.

E’ un gruppo di trenta coristi, uomini e donne, che cantano con le voci bianche, senza vibrato, ma davvero cristalline e molto ben preparate. Sono dirette dallo straordinario Ferenc Sapszon, – che ha fondato e ancora oggi dirige cinque cori all’Istituto Zoltan Kodaly di Budapest – e quest’anno hanno vinto il Primo Premio al concorso internazionale per cori “Franz Schubert” a Vienna.

Sono molte le cose che non ho sottolineato. I “Carols” in varie lingue, molti in lingua originale: “Gabriel’s Message” in basco, “Rocking Carol” in ceco, “Stille Nacht” in tedesco. Poi c’è “Navidad Nuestra” di Ariel Ramirez, un compositore argentino morto due anni fa o, passando ad un’altra epoca (1847), “Minuits Chrétiens” (Cantique de Noël) del compositore francese Adolphe Adam. Entrambi pezzi che hanno rappresentato straordinarie opportunità per far decollare l’orchestra.

E poi c’è Jingle Bells. Quanto mi piace! Abbiamo riso tantissimo su questo pezzo.

Forse era troppo “leggero” per essere inserito in un album di Claudio Baglioni? Ma è un brano straconosciuto e alla fine, mi è venuta l’idea di renderlo un “pezzo da esposizione” per il Winchester Choir e ci siamo divertiti davvero tanto nel registrarlo.

Mi giunge notizia che lo vogliano inserire nel programma dei concerti di Natale che eseguiranno quest’anno in Cattedrale. Chissà: magari venderanno anche qualche copia del disco!!

Ora, però, penso di aver scritto fin troppo.

Spero davvero che godrete dell’ascolto di questa nostra opera, così come io ho goduto nel realizzarla.

Buon Natale!

Geoff Westley – West Sussex – 16 Nov. 2012

Un piccolo natale in più (Special Edition) – Claudio Baglioni

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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