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Baglioni – non scenderei mai dal palco

stampa 28 settembre 2014b

Il cantautore torna in giro per l’Italia con ilConVoiReTOUR
“Ti ritiri solo se pensi di aver fatto tutto, ma io ho molto da dire”

Claudio Baglioni ha trascorso un mese e mezzo a Lampedusa, «a fare pace con il mondo» – come dice – dopo un anno in cui, tra maggio e ottobre, ha pubblicato una canzone ogni due settimane, poi l’album in cui le ha raccolte tutte e infine è partito per un tour chiamato «Con Voi» e – tra dicembre 2013 e gennaio 2014 – per alcuni concerti della serie «Dieci dita», in cui si è presentato da solo sul palcoscenico, pianoforte, chitarra e voce.

Ora annuncia un altro giro d’Italia dal vivo con il «ConVoiReTOUR»:era già programmato o è stata una decisione successiva?

«Era paventato… Era nei miei pensieri ma non l’avevo ancora deciso. Poi, durante il primo tour ha preso corpo: credo che faremo altri trentacinque concerti, un record assoluto per me».

L’idea è sempre quella della «ricostruzione», con un cantiere sul palco e lei con l’elmetto da lavori in corso»?

«Sì. A quasi 46 anni dal primo vagito discografico, è impossibile per me non voltarmi indietro e non accarezzare l’idea di un ritiro. Ma ti ritiri solo se pensi di aver fatto tutto, e io credo di aver fatto molto poco, in realtà».

Anche perché la ricostruzione è un’idea che riguarda un po’ tutti, specialmente nell’Italia di oggi, non è soloindividuale.

«Dal momento in cui l’arte è diventata pop, si nutre delle cose che vedono tutti, non solo gli artisti. Le si chiede di avere un valore collettivo, che vivo con un po’ di disagio. Dico sempre che non mi sento maitre penser, al massimo prêt à porte, ma meglio ancora Porta Portese. Però, tutto considerato, pensando che in questi concerti le canzoni nuove convivono con quelle del mio passato, l’immagine di un cantiere edile che diventa una grande città bianca era irresistibile per me».

Questa parte di tour tocca anche città solitamente al di fuori del grande giro: solo a Nord-Ovest, per esempio, oltre a Torino (12 novembre) e Genova (13 novembre), ci sono anche Cuneo (22 ottobre) e Novara(25ottobre).La musica oggi arriva a domicilio…

«Certo, c’è un aspetto legato all’economia, e io cerco sempre di spiegarlo a chi lavora con me: oggi è necessario tener conto di ogni singolo spettatore, nessuno escluso. Ma c’è anche un altro aspetto, quello della sorpresa. Oggi se c’è ancora un’idea di avventura nel mio mestiere è quella di andare a conoscere altre strade, altre Italie che non conosco o conosco meno. E poi torno a quello che dicevo prima: in tutti gli Anni Novanta ho fatto tre album, credo di essere stato un paio di volte in tv in dieci anni.Mi sembra di dover ancora fare molto per rincorrere il tempo perduto».

Quindi lo spettacolo dal vivo non le pesa, si diverte ancora?

«Mi piace dover dimostrare ogni sera una dimensione eroica, il sudore, le lacrime, l’emozione. Tendo a essere un po’ lunghetto nei concerti, ma io non scenderei mai dal palco: credo di vivere meglio quei momenti che il resto della mia giornata. La fatica non c’è, a volte la stanchezza, il disappunto per non aver potuto dare il massimo, ma oggi per me suonare è molto più un piacere che un lavoro».

Ultimamente alterna concerti a pieno organico come questo, in cui ci sono altri tredici musicisti sul palco, a tour solisti in compagnia di una chitarra e un pianoforte: anche questa scelta è dettata dalla voglia di far tutto?

«Nel 2000 ho fatto un giro di tutti i teatri di tradizione italiani tranne La Scala, voce e pianoforte e amplificazione ridotta al minimo. Suonava l’aria, era possibile ascoltare anche le apnee tra me e il pubblico. Quello che faccio dal 18 ottobre in poi è esattamente il contrario, ma clonare se stessi, reinventarsi, è elettrizzante, non ne posso più fare a meno».

E le nuove canzoni? Arrivano?

«Ho sempre avuto paura delle cose finite. Da tempo non scrivo più una canzone dall’inizio alla fine, ma compongo, nel vero senso della parola, da frammenti anche minimi. La novità è che da quattro o cinque anni lo faccio sul pentagramma. Mi piace l’idea di accumulare tanti piccoli pezzi di carta, l’equivalente di 30, 40 secondi di musica che a volte faccio addirittura suonare da altri per acpire davvero quanto valgono. Credo di avere da parte materiale per un centinaio di canzoni, ma tranquilli, solo una minima parte diventerà pubblico».

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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