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Baglioni, un cantiere per ricostruire noi stessi

Il “Con voi ReTour” del cantautore romano fa tappa al PalaRubini: in programma tutti i suoi più grandi successi

di Carlo Muscatello

TRIESTE. Apertura con “In cammino”, il brano del progetto “Con voi” usato a mo’ di sigla, iniziale ma anche finale, di questa tornata di concerti. Poi è subito tempo di classici: da “Notte di note” a “E tu come stai”, da “Dagli il via” a “Con tutto l’amore che posso”, da “Quante volte” a “Sono io”. E ancora “Poster, “Amore bello”, “Io me ne andrei”, “Gagarin”, “E tu”, “Porta Portese”, “Avrai”, “E adesso la pubblicità”, “Mille giorni di te e di me”, “Strada facendo”, “Sabato pomeriggio”, ovviamente “Questo piccolo grande amore”…

Insomma, quello che Claudio Baglioni terrà stasera alle 21 al Palasport di Trieste non è un concerto, somiglia piuttosto – sulla base di una scaletta che ogni sera contempla pochissime variazioni – a una raccolta di grandi successi. Quasi mezzo secolo di storia della canzone italiana, ripercorsi in tre ore attraverso la poetica quotidiana e la sensibilità popolare di uno dei maggiori interpreti della nostra musica.

Questa ripresa autunnale del “Con voi ReTour”, partita a metà ottobre da Bruxelles e passata da Padova pochi giorni fa, dopo la tappa triestina toccherà sabato Conegliano, e poi Brescia, Torino, Bologna, Taranto, Napoli (24 e 25 novembre) e Roma (28 novembre).

«In questo tour – ha detto il sessantatreenne cantautore romano nell’intervista pubblicata la settimana scorsa su queste colonne – ho cercato di raccogliere alcuni passaggi rappresentativi del mio universo musicale e “riportarli a legno”, per ritrovare il senso autentico di quelle canzoni e cercare di ripercorrere, con chi ascolta, le tappe fondamentali di questa lunga strada fatta insieme».

Sul palco c’è una sorta di cantiere. «Un messaggio semplice – spiega -: ricostruire si può, ma bisogna farlo insieme, “ConVoi”, appunto. Il cantiere è il simbolo di un luogo nel quale si lavora per costruire assieme qualcosa di grande, bello e importante per tutti. Per costruire noi stessi, innanzitutto. La prima rivoluzione è quella interiore. Se diventiamo persone migliori, la realtà migliorerà insieme a noi. E se riusciremo a “scambiarci il meglio” – dare il meglio di noi stessi agli altri e prendere il meglio che gli altri ci possono dare -, allora tutto sarà migliore. Il mondo è quel che costruiamo assieme, il futuro è una strada che si lastrica sotto i nostri piedi: se seminiamo bellezza, raccoglieremo bellezza. Il mio cantiere è qui per suggerirlo, senza retorica e senza la pretesa di dispensare verità. Diciamo: venite, rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare. Insieme ce la possiamo fare».

E su questo palco-cantiere, Baglioni indossa a tratti una sorta di caschetto. «Serve a proteggerci – dice ancora l’artista – dai rischi che ci sono in ogni cantiere. Costruire è un’attività che prevede sempre qualche rischio, ma questo non ci deve spaventare, né ci deve impedire di metterci a lavorare per realizzare ciò che sentiamo di dover realizzare. Il caschetto è l’assicurazione sul futuro: ci protegge e ci fa arrivare sani e salvi alla fine. Quel che conta è ciò che troveremo. Che sarà ciò che avremo costruito insieme».

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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