Capitani coraggiosiResoconti

Un concerto anomalo ed un imprevisto autografo

Un concerto anomalo ed un imprevisto autografo notturno sulla lista della spesa.

Se la serata di ieri avesse un titolo sarebbe questo. Si perché io non dovevo essere lì. Io Capitani Coraggiosi lo avevo già vissuto. La mia bellissima notte di note al Centrale del Tennis era stata la settimana scorsa, il 17 settembre per la precisione, e l’avevo anche commentata qui con voi. Ma mentre ero ancora dentro allo stadio pensavo che mi sarebbe piaciuto replicare le emozioni ma sapevo che non ne avevo l’opportunità. E lasciamo perdere per quali motivazioni. Ed allora uscendo mi sono guardata intorno. Da romana conosco bene i luoghi. Attorno c’è spazio aperto ed ho chiesto a qualcuno della security se durante il concerto era vietato l’accesso alla passeggiata che unisce la Casa delle Armi, al Centrale e, più in là, allo Stadio Olimpico. No, no mi ha risposto. Bene, ho preso l’informazione e l’ho riposta tra le cose che stanno lì ed aspettano pazienti di tornare utili. Ma i giorni passavano, gli impegni e la routine incalzavano e non succedeva niente. Poi, ieri sera, ho capito che non avrei avuto altra possibilità e ho deciso di non sprecarla. La figlia adolescente che doveva essermi compagna ha dato forfait, il marito era ancora appresso alla partita che si è svolta proprio lì dove stavo andando. Pazienza, vado da sola. In verità ho fatto tardi e sono arrivata quando il concerto era già iniziato da una mezzoretta. Pazienza. Ma mi faranno davvero passare? Si, non c’è alcun problema. Come previsto l’acustica è perfetta. Siamo in pochi là fuori il Centrale ma almeno non sono sola. Altre persone, tutte già avevano assistito al concerto nei giorni precedenti, hanno avuto la stessa idea. Ed aspettate a pensare che è una cosa patetica e da sfigati. Vi prego di vederla al contrario, ribaltate il giudizio. Non è qualcosa in meno ma è, davvero, qualcosa in più! Qualcosa di diverso ed indimenticabile. Qualcosa che altri, molti sono certa, si farebbero bastare. Perché là fuori a venti metri dal palco l’acustica, come detto, è perfetta. Si sente benissimo. Come dentro. E non dico un’eresia se affermo che non distratti dallo spettacolo, dalle luci, dagli effetti visivi e da Claudio, si sente ancora meglio. Perché la musica arriva per quella che è. Vera, così come viene suonata. La voce, le voci, le senti con le orecchie e con il cuore ed arrivano dirette senza passare dagli occhi. E stare lì significa ascoltare il più bel disco dal vivo che mai avrò la possibilità di ascoltare. Perché il suono è autentico e nudo, privo delle revisioni tecniche che fanno di un disco dal vivo qualcosa di, comunque, rielaborato. Cosa si vede, cosa succede dentro allo stadio mentre le canzoni si succedono, strappando i ricordi dal passato e facendoli riemergere, già lo so e lo saprò ancora meglio quando lo ri-vedrò in televisione. Ora mi basta. In fondo, Claudio l’ho conosciuto così, ahimé alcuni decenni fa, una voce che usciva da un disco. E l’immagine, i tanti concerti sono arrivati solo in seguito. E’ qualcosa che non osavo sperare. E’ un regalo. E’ il mio piccolo, il nostro, perché arriva anche mio marito, grande concerto! Mille giorni di te e di me e poi Uno su mille, la base di Capitani Coraggiosi. Un’altra notte di note tra le tante vissute da fan (tranquilli le altre volte sono sempre entrata pagando regolare biglietto!) che finisce. Un altro grande spettacolo, questa volta con due grandissimi protagonisti. E’ora di andare, contenti e grati di quanto avuto. Ma non finisce qui. Una persona della sicurezza che ci vede passeggiare ci dice che Baglioni e Morandi escono dall’altro lato dello stadio. E chi lo aveva programmato. Ma in fondo perché no? Arriviamo all’uscita carrabile, dopo aver avuto una discussione con la security a proposito di una fan di Morandi, disabile, che, inaccettabilmente, non hanno fatto passare nel backstage, senza valida motivazione che non fosse quella che nessuno la conosceva e autorizzava l’accesso, a favore di molti privilegiati ,con pass, che entravano indisturbati. Ove fossero stati reali gli ulteriori assunti motivi di sicurezza per la presenza di un cantiere, peraltro lontano, che un altro addetto ha cercato di propinarmi, a fronte delle mie proteste, questi avrebbero riguardato tutti, rilevando, nel caso specifico, solo problemi relativi alla presenza di eventuali ed inaccettabili barriere architettoniche. Ancora più illegittima la dichiarata possibilità di accesso riservata solo allo staff ed ai loro familiari. Non voglio credere che sia così. Non posso credere che lo sia. Ritengo che sia solo una falla nella gestione della serata non collegata all’organizzazione del concerto o allo staff degli artisti. Ma non credo che sia questa la sede per discuterne anche se il tema meriterebbe un approfondimento. Per dovere di cronaca riferisco che Morandi, all’uscita, è stato informato da due fan di Claudio provenienti da Livorno, che come me avevano perorato la causa della sconosciuta signora, e si è fermato a salutarla. Nessun dubbio in proposito. Il punto era proprio questo. Ero certa che né lui né Baglioni avrebbero permesso una cosa del genere se l’avessero saputa. Non sono i tipi. Non starebbero lì a cantare dopo cinquantenni, o giù di lì, con questo successo se non avessero costruito con i loro fan (parlo per Claudio non conosco la storia di Morandi ma non sembrerebbe diversa) un rapporto di reciproco rispetto. Sono grandi anche per questo perché sono persone per bene. Spogliatami degli usuali e quotidiani panni di difensore sono tornata ad essere una semplice fan. Ed ho cominciato ad aspettare. Beh Morandi è uscito quasi subito, anche Claudio uscirà tra poco! Ed hanno cominciato ad andarsene tutti, prima quelli con il pass che avevano avuto accesso ai camerini, poi Tognetti, e via via Gianolio, i musicisti e le coriste ogni volta salutati da un gruppetto di fedelissime fan tra cui, se non sbaglio, ho riconosciuto Sabrina Panfili. Non conoscendola di persona non ho voluto disturbarla ed approfitto di questo spazio per ringraziarla per il lavoro costante di aggiornamento a favore di noi, semplici fan-lettori. Ma i minuti passavano e sono diventati ore. Incominciava a fare freddo e come un mantra risuonava costante la mia voce “cinque minuti e andiamo via!”. Certo che peccato andarsene dopo aver aspettato tanto! Ma anche quelli del catering hanno iniziato ad uscire con i sacchi della spazzatura e di Claudio neppure l’ombra. “Ancora cinque minuti e andiamo via!”. Di cinque minuti in cinque minuti si sono fatte le 02,30. Notte fonda. Ma che ci faccio qui? Io che non dovevo esserci? Io che sto qui per caso? Io che sono troppo grande per fare queste cose (ma in realtà la media con Morandi si è alzata di un po’). Aspetto che Claudio esca e quando il sonno, il freddo, l’ora stanno prendendo il sopravvento, eccolo che arriva. Prima Sandrone, il fedele body-guard autista, poi la signora Barattolo. “Temendo un assalto da parte dei fan” mettono pure un paio di transenne. Ma che cosa ridicola. Ci spostiamo tranquillamente per far passare la macchina e poi ci disponiamo senza grandi problemi lungo la strada. E Claudio fa fermare la macchina. Qualcuno riesce a fare dei selfie, agli altri basta scattare una foto con il telefonino e fare i proprio complimenti. Sono quasi le tre di notte. E lui sta lì, stanco e sorridente, comunque, disponibile. “Ma non andate a casa?” Certo vorrebbe farlo anche lui. Ma lui è Claudio Baglioni e non deluderebbe mai chi lo ha atteso a lungo. E allora la macchina procede piano piano. Ogni tanto si ferma. E c’è tempo per molti, non so se per tutti. C’è tempo per me. In borsa ho solo un foglio con una lista per la spesa. Ma ho una penna e gli chiedo: “Claudio per favore mi fai un autografo?” “A chi è indirizzato?”. “A Nicoletta” rispondo emozionata. Ma la mia bic non va bene. Mi dice “Aspetta tieni che con il pennarello viene meglio”. Lo so che usa sempre il pennarello. Glielo avevo visto fare nelle altre due occasioni in cui avevo avuto modo di parlarci. Ma in quelle occasioni, c’erano state foto e un incontro-intervista con i fan presso un quotidiano romano. E io mi ero dimenticata l’autografo. Ma come, ti sei dimenticata? Tutti a dirmi in coro. Si mi sono dimenticata per l’emozione. Ma ieri sera avevo la lista della spesa. E andava bene, anzi benissimo, perché sul retro, alle tre di notte o giù di lì, un grandissimo cantante, una persona gentile, un signore per bene, incurante della sua stanchezza e della nostra ha scritto: “A Nicoletta. Claudio Baglioni”. Cosa significa? Che quell’autografo sfuggito per decenni, scordato in due memorabili occasioni, è arrivato inaspettato, per caso, come un dono ancor più gradito. C’è appena il tempo per un grazie sincero. E altrettanti complimenti a lui ed all’organizzazione che mi dice riferirà (l’episodio di cui sopra sono certa non dipenda dallo staff di Baglioni). Saluta ancora qualcuno. Ripete “Andate a casa” E va via, verso la sua di casa. Lasciandomi con la mia lista della spesa ed il ricordo, indelebile, di una serata speciale, di quelle che non dovevano essere ed, invece, per una serie di coincidenze, ti regalano quell’emozione unica che non ti aspettavi o, forse, non ti aspettavi più! GRAZIE CLAUDIO.
P.S. Scusate per la lunghezza del commento ma non sono riuscita a riassumere il racconto di una serata così speciale

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

3 Commenti

  1. Grazie The Godfather dello spazio dedicatomi.
    Grazie anche @Antonella. Non so perché ma ho avuto la sensazione che l’esperienza non fosse destinata a concludersi l’altra sera (a parte oggi e domani in cui viene registrato lo special tv). TI auguro, quindi, di poter assistere dal vivo allo spettacolo

  2. Anche questa sera, speciale.
    Speciale come la prima volta, quella del primo bacio, quando Claudio, a modo suo, c’era…
    Speciale come quella volta sotto la pioggia, certo che ancora la pioggia cadrà…
    Speciale come tante volte appeso ad un filo di speranza, perché qualcuno ti cantava che, qualcosa, avrai…
    Speciale anche come le dieci dita, a suonare un concerto, a risuonarmi il cuore…
    Speciale, per me, che son nato, non per, ma insieme ad un piccolo grande amore, ed ancora non mi stanco di cantare con lui…

    Grazie Capitano…mio Capitano…

  3. È stato un lungo racconto ma carico di emozione che mi ha commossa. E credimi provo una profonda invidia (buona) per tutti voi che siete riusciti a vederlo questo magnifico concerto che spero vorranno ripetere a Milano dove sono certa non lo perderò x nulla al mondo

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