Interviste

Claudio Baglioni un solo mondo

One World il giro del mondo in trenta canzoni. [Home Tour]

by Carla Viazzi

photo Alessandro F. Dobici

IN PAUSA DAL SUO TOUR MONDIALE, CHE RIPRENDERÀ AD OTTOBRE , ABBIAMO INCONTRATO CLAUDIO BAGLIONI E ABBIAMO SCOPERTO CHE…

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Intervista estratta dalla rivista INFLY Magazine del mese di Agosto 2010

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Tracrizione di Sabrina Panfili in esclusiva per doremifasol.org

CLAUDIO BAGLIONI UN SOLO MONDO

IN PAUSA DAL SUO TOUR MONDIALE, CHE RIPRENDERA’ AD OTTOBRE, ABBIAMO INCONTRATO CLAUDIO BAGLIONI E ABBIAMO SCOPERTO CHE…

BY CARLA VIZZI
PH ALESSANDRO F. DOBICI

Intervistare Claudio Baglioni fa sempre un certo effetto; primo perché si ha la consapevolezza di incontrare un “pezzo” di storia della musica italiana, secondo perché si ha a che fare con una persona come se ne incontrano poche: intelligente, colto, affabile e – diciamolo – anche bello. Nonostante tutte queste qualità Baglioni resta un uomo semplice, gentile e disponibile, antitesi del divo capriccioso e ribelle.

Ho sempre pensato che i grandi talenti e i grandi artisti siano quelli che, nonostane il successo, restano “umani” e Baglioni non fa eccezione. Ha da poco terminato la prima parte del suo tour”One world 2010“, che lo ha visto impegnato da marzo a fine maggio, con una trionfale tappa conclusiva a Londra alla “Royal Albert Hall” e che riprenderà ad ottobre con tappe in Usa, Colombia, Costarica, Venezuela, Cile, Argentina, Uruguay, Brasile e ancora Australia, Russia, Bulgaria, Ungheria e Austria. Sebbene, ufficialmente, sia un periodo di pausa, in verità è sempre impegnatissimo, noi siamo riusciti ad incontrarlo.

Un bilancio di questa prima parte del tuo tour?

Estremamente positivo, anche se la seconda sarà sicuramente quella più impegnativa. Il pubblico ci ha premiato e specialmente Bruxelles è stata una tappa significativa, al Forest National c’era la gente con le bandiere e cantavano tutti in italiano. Quello che mi ha colpito di più, però, di questo tour è che in parallelo si è sviluppato un viaggio umanamente stimolante. Ovunque io vada cerco di incontrare rappresentanti delle istituzioni e personalità della cultura dando luogo ad un vero e proprio scambio di esperienze, significativo e stimolante, sia dal punto di vista artistico che da quello cerebrale.

Ad Ottobre ricominci con tantissime tappe, quale di queste ti emoziona maggiormente?

Guarda, in Australia non ho mai suonato e neanche in Cina, quindi sono molto curioso.

Come definiresti il tuo “One world 2010”?

Una sorta di excursus antologico, era tanto che non facevo un tour così completo. Sul palco con me ci sono otto polistrumentisti eccezionali con cui diamo corpo a due ore e un quarto di pura dinamicità.

C’è un altro tuo progetto “O’Scià” a cui tu tieni molto.

Sì, è nato nel 2003 come una serata di musica dal vivo sulla spiaggia della Guitgia a Lampedusa per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’emergenza immigrazione. Con mia grande gioia e sorpresa, negli anni è cresciuto, siamo passati da una a tre giornate, completamente gratuite, al punto che – a oggi – si sono esibiti ben 200 artisti da tutto il mondo.

Che cosa ti ha fatto scattare questa molla?

Direi un senso di colpa. Anni fa, dopo un concerto a Palermo, decidemmo di andare qualche gionro a Lampedusa e me ne innamorai a prima vista. Quando sei lì, però, mentre sguazzi nel mare, non si può non vedere e non sentire il disagio di quello che accade a pochi metri. Ogni giorno assisti a un vero e proprio bollettino di guerra, senti storie vere di dolore, di lutto e chiunque abbia un po di cuore rimane inevitabilmente colpito. Iniziammo a pensare che bisognava fare qualcosa per sensibilizzare il mondo politico e quello istituzionale e così è nata “O’Scià”. Un progetto autonomo che negli anni si è trasformato in una piccola Woodstock, che ha riscosso successi e soprattutto le attenzioni a cui miravamo.

Alla faccia di quelli che ti definivano un cantante disimpegnato?

Già, ci saranno rimasti male? (ride) Ma la vita è piena di sorprese. Scherzi a parte penso che tutto dipendesse dal fatto che non ho mai fatto “militanza” nei partiti e che ho sempre voluto il privilegio di non schierarmmi. Erano anni difficili o eri A o eri Z…

Potremmo proporti per il Nobel per la pace?

Bastasse così poco, però, penso che invecchiando bisogna levarsi il “cattivo” di dosso. E poi il musicista per definizione ha un’idea armonica del mondo quindi tende a vedere il bello, il buono.

Hai mai paura di perdere la tua vena creativa?

La paura c’è. Più che altro perché ti rendi conto che con il passare degli anni, non puoi più scrivere in maniera intuitiva, istintiva e sincera… si fa un po il callo. Ma si possono affrontare nuove sfide, anche perché l’irrequietezza c’è sempre e quella ti permette di sperimentare. In passato ho avuto una grossa crisi, ma più che artistica era legata al mio ruolo di personaggio pubblico. Un rapporto che a volte può essere estenuante: per la gente tu sei un mito, ma in realtà sei anche una persona normalissima e questa dicotomia era diventata ingestibile per me. Poi ho avuto un grosso incidente in macchina che mi ha costretto a riflettere molto e che mi ha aiutato a vedere la fortuna che avevo.

Sei vanitoso? Come ti prendi cura di te?

Posso dirti che cantare fa bene, ne parlavo l’altro giorno con dei medici, e convenivano che la mimetica, l’esercizio mandibolare e la respirazione aiutano a mantenersi giovani… e poi vado a correre. C’è stato un periodo che avevo 52 battiti al minuto.

Come un vero atleta?

Esatto. E riuscivo a respirare solo a destra o solo a sinistra. A comando.

Ecco! Erano i tempi in cui prima ti davano del Democristiano e poi dell’uomo “di sinistra”… tu li confondevi con l’aria che tiravi?

(Ride) Potrebbe essere una chiave di lettura visto che mi affibiavano appartenenze senza una reale prova o motivazione.

Dai un po vanitoso lo sei però?

Un po di narcisismo viene fuori per forza di cose…

E hai paura di invecchiare?

Non più, magari può impensierirmi l’idea di non contare più o magari di contare di meno, ma non certo di perdere attrattiva o charme…

Da uno che ha scritto una canzone come “I vecchi”, mi aspettavo una risposta così. Ma sai che quando l’hai scritta – probabilmente – pensavi a dei sessantenni? (Baglioni ha 59 anni)

(Sorride) Noooooo, è vero!

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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