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Claudio Baglioni – Intimo e ironico a Cremona

Baglioni. Una sola voce, tre pianoforti:

«Vorrei ricomporre il tempo»

Intimo e ironico, elegante affabulatore, il cantautore romano restituisce un vibrante autoritratto di 50 anni di carriera

CREMONA – Con Claudio Baglioni, alla riscoperta delle sue canzoni così come sono nate. Intimo e ironico, affabulatore elegante e musicista senza fronzoli. È un autoritratto vibrante e che restituisce 50 anni di carriera con gli abiti più semplici quello che il cantante romano ha portato per la seconda volta nel giro di pochi mesi sul palco del teatro Ponchielli. A maggio del 2022, il suo «Dodici note solo» si era concluso dopo tre ore di musica e parole con gli spettatori entusiasti, ad abbracciare idealmente il musicista, «collante» di più generazioni. E così è stato anche ieri sera. In abito scuro, Baglioni appare sotto i riflettori alle 21 precise. Sullo sfondo c’è una scenografia minimale fatta di luci di scena, al fianco di Claudio nemmeno un musicista, ma tre pianoforti disposti al centro della scena.

Sceglie «Sono qui» per battezzare la serata, poi si alza e raggiunge il fronte del palco: «Questo sarebbe il centododicesimo concerto di questo giro dei teatri d’Italia così singolare. Singolare per molti motivi. Singolare è il numero delle persone che si esibiscono stasera: solo io. Inoltre è un assolo, e quindi non si sa mai cosa aspettarsi. Però ascolterete molte mie canzoni nella loro versione primordiale. Non avevo previsto questo giro di concerti: due anni fa avevo annunciato alcuni concerti all’aperto, sempre rimandati per via della pandemia. Mi prese una voglia incontenibile di tornare a suonare dal vivo. I teatri stavano riaprendo, così mi sono inventato una produzione più semplice e più snella. Pensavo di fare solo alcuni concerti nell’attesa, e alla fine ne ho fatti 71. E sono persino piaciuti! Ci ho preso gusto, e così finita la prima serie di date mi hanno messo in calendario altri 78 concerti».

Un lungo prologo parlato ribadito dall’esecuzione di «Solo», imprevedibile canzone manifesto di questo one-man-show. Una solitudine solo apparente, perché tre vistosi compagni di viaggio, Baglioni, li ha con sé. «Ho fatto un giro dei teatri ormai 21 anni fa – continua -, e allora avevo con me un pianoforte gran coda. Anche lui col tempo si è logorato, quindi ho trovato questi tre strumenti. Sono simili, ma con anima differente: uno è un piano acustico, caratterizzato da un suono immutabile, uno è elettrico, con un suono oscillante. Uno è il passato, uno è il presente. Il terzo è il futuro, è un piano digitale, la sua è una sonorità molto progredita».

Una macchina del tempo a tre posti, sulla quale Baglioni viaggia insieme al suo pubblico prendendo posto alternativamente dietro i tasti bianchi e neri dei tre strumenti: «Vorrei tornare a una visione che avevo da piccolo, quando si mettevano sulle pareti di casa quei calendari composti da foglietti di carta da strappare, con la data, il mese e il giorno della settimana. Con le canzoni stasera vorrei ricomporre quel blocchetto, vorrei ricompattare il tempo».

E le lancette girano prima lente e poi veloci, scandendo successi e gemme minori di un’intera carriera con «Io dal mare», «Fotografie», «Pioggia blu», «I vecchi», «Poster», «Mille giorni di te e di me», «Questo piccolo grande amore», «Amore bello». Un viaggio che segna una comunione e una estrema vicinanza fra Baglioni e il suo pubblico, uno sguardo sul passato recente e remoto, dagli esordi degli anni Settanta fino ai bagni di folla negli stadi. Una storia che ancora stupisce il cantante, che confessa: «Malgrado tutti questi concerti, malgrado la mia carriera, non mi sono ancora abituato all’idea di essere una persona che ha di fronte a sé una platea di persone, che ascoltano e che applaudono».

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