Banchetto e bevute a casa Baglioni
IN SEI OCCUPANO LA VILLA SULL’ISOLA…
Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera“
Dev’essere stata una tentazione irresistibile quella di lasciarsi alle spalle il Centro accoglienza, la bolgia di altri milleottocento tunisini, le baracche con i materassini di gomma untuosa per passare una notte nel comodo letto di Claudio Baglioni, lontano da Lampedusa. Ed è bastato un salto da niente per i sei ragazzotti arrivati con i barconi da Zarzis.
Che sarà mai un muro a secco alto appena due metri, fragile barriera per separare il vialetto sterrato da quel paradiso di pietra adagiato sulla costa di Cala Creta con i dammusi affacciati sul mare. Una villa da sogno, soave rifugio per l’idolo che qui, da cittadino del mondo e da amante dell’isola, s’è inventato un festival, «O Scià» , per esaltare il «sospiro del vento» e convogliare ogni anno decine di rockstar parlando di Mediterraneo e immigrazione, di «integrazione e dialogo» .
Ma lui che canta «A modo mio» forse non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a casa i «fratelli» dell’altra sponda pronti a fare a modo loro. Già, perché questi giovani poi spariti nel nulla prima che un giardiniere scoprisse l’invasione hanno proprio festeggiato senza accendere troppe luci per evitare sospetti, ma aprendo tutti i cassetti, soprattutto in cucina a caccia di buon cibo, accontentandosi di scatolette di foie gras ma innaffiandole con ottimi rossi scovati in una ricca cantina
Se li avesse visti, Baglioni forse, nonostante la sua generosità, non avrebbe cantato «Buona fortuna» e le strofe in cui la augura «per un piatto di allegria, per una nuova compagnia…» . Come non avrebbe fatto il vicino di casa, un romano, che aveva steso le sue polo con il coccodrillo adesso indossate da uno dei quei ragazzi che vagano per l’isola, a corto di quattrini, con qualche dinaro che nessuno vuol cambiare, la voglia di fare qualcosa, anche una bravata. Aprendo una casa famosa e spalancando così la porta alla paura di un’intera isola.