Lampedusa liberata in 96 ore
C’è il bar che chiude, per una bella pulizia straordinaria dopo l’ondata. C’è il negozio di souvenir che riapre, dopo settimane di barricate e l’esercizio commerciale aperto sì, ma con l’ingresso chiuso a chiave. E ci sono i più anziani, che si riappropriano della loro piazza, della loro panchina: «Era settimane – dicono – che non potevamo stare qui. Ora siamo tornati, e speriamo di restarci. Questa è roba nostra, non degli immigrati».
È il giorno della «riconquista» di Lampedusa per gli isolani. Un lunedì di festa e di ringraziamento, con tanto di veglia di preghiera davanti alla chiesa, perché rivedere le strade dell’isola libere, senza neanche uno dei disperati che per settimane l’hanno martoriata, sporcata, ferita, in giro per la città, ha davvero il sapore del miracolo. Un miracolo che i lampedusani, unanimi, attribuiscono in larga parte al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Gli anti Cav al massimo dicono «vediamo che farà adesso con gli sbarchi». Ma la promessa numero uno, l’isola liberata, è stata mantenuta. In quattro giorni contro i due e mezzo previsti. Il premier, mercoledì scorso, aveva parlato infatti di 48-60 ore per, parole sue, una Lampedusa abitata solo dai lampedusani. Ne sono trascorse un po’ di più, circa 96, colpa del mare che per due giorni ha impedito i trasferimenti. Ma già domenica pomeriggio via Roma e la zona del porto si sono svuotate. E gli isolani non sono fiscali, Lampedusa isolata per maltempo è la norma della loro vita quotidiana. E riconoscono: «La nostra isola è tornata libera».
Si respira rinascita a passeggiare per il centro di questa Lampedusa di nuovo bellissima, con spiagge che tolgono il fiato e un clima che già adesso permette di andare al mare. È la stessa gente del posto a pulire le strade, a riaprire i negozi, a riprendere le attività quotidiane paralizzate da due mesi di assedio, perché l’emergenza vera, ricordano tutti, è cominciata ben prima che giornali e tv se ne accorgessero, ai primi di febbraio. Certo, le ferite in alcune zone ci sono ancora. Guardare il mare di Cala delle palme diventato un tappeto di bottiglie di plastica stringe il cuore, vedere le tende improvvisate che costellano la collina sopra il porto trasformata in collina della vergogna, è il segno dello tsunami di clandestini appena passato. Ma è andata, i danni si riparano, si va avanti.
«La vita è adesso», canta il lampedusano onorario Claudio Baglioni diffuso a tutto volume in una delle strade del centro riconquistate. E «adesso» è la stagione turistica alle porte da rilanciare, al centro ieri di un vertice con l’assessore siciliano al turismo Daniele Tranchida, che ha promesso attività promozionali e spettacoli. Lampedusa vive di vacanze. E gli imprenditori hanno fiducia nel governo. Loro vogliono «fare», come ama dire il premier. E non vogliono sovvenzioni, solo sostegno per superare le difficoltà provocate dall’assedio, come accordi con le banche per superare il gap tra investimenti fatti prima dell’assedio e le caparre delle vacanze che non ci sono ancora.
Lampedusa è tornata Lampedusa. E quasi fa impressione passeggiare per l’isola a chi è arrivato qui nei giorni clou dell’emergenza. Fa impressione Cala delle palme, poche centinaia di metri dalla banchina del porto vecchio, il quartier generale dei clandestini: al mattino è ancora zeppa di tende improvvisate sulla spiaggia, il mare ridotto a un immondezzaio, nel primo pomeriggio la piccola spiaggia è già tornata spiaggia, le bottiglie in mare ci sono ancora ma con piccole escavatrici che le raccolgono anche quelle vanno via, a poco a poco. Gli uomini in tuta bianca e mascherina che modificano la zona hanno fatto il miracolo. Ha cambiato volto anche il porto, la stazione marittima. Sembra quasi incredibile vedere il normale traffico di camion e non migliaia di immigrati in assetto di polveriera pronta a esplodere. La collina della vergogna no, quella sino a sera mantiene il suo volto di accampamento improvvisato. Ma è un accampamento abbandonato, se ne accorgono anche i gabbiani che senza nuovi rifiuti non si affollano più a stormi sull’area.
Non è che per magia gli immigrati siano spariti. Nel locale centro di accoglienza – ieri al centro di una polemica perché un deputato del Pdl, Enzo Fontana, è riuscito a visitarlo al contrario dei Pd Furio Colombo e Andrea Sarubbi – ci sono ancora circa 800 migranti. E alla base Loran, con i minori ancora non identificati, ci sono stati ancora ieri momenti di tensione, per la protesta di quelli rimasti a terra. L’attracco di Cala pisana è il cuore dell’operazione svuotamento che si sta concludendo: ieri sera hanno lasciato l’isola altri 450 immigrati, a bordo della «Catania», rimane un altro traghetto, il «Flaminia», pronto a portar via gli 800 rimasti. E i migranti che continueranno ad arrivare. Perché adesso il vero nodo sono i nuovi sbarchi. Domenica notte, intorno alle 2 e mezza, è arrivato l’ennesimo carico, 210 tunisini, tra cui quattro donne e due bambini. E il flusso, col il mare calmo, non si ferma, cinque barconi per un totale di circa 800 persone avvistati nel pomeriggio. Ma con le navi che li portano via subito la situazione è tornata quella di sempre, non c’è più un solo immigrato che bivacca in strada. Insomma, Lampedusa è incantevole e bellissima come sempre. Prenotare un aereo e fare una vacanza nell’isola per credere.