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Intervista a Gianfranco Valenti

Cose dell’altro mondo. Intervista a Gianfranco Valenti
Tra musica, web e social network. Storie di un viaggio oltre frontiera

Trovi il libro nel Claudio Baglioni SHOP

Milano – Tempo fa in rete si diffuse a velocità stratosferica un video che ha già fatto storia, Social Media Revolution. Ci siamo dentro in pieno, in quella che non solo gli internauti ma anche i più rinomati esperti della finanza mondiale non esitano a definire come il più grande cambiamento dai tempi della rivoluzione industriale. Qualche numero? In America una coppia su otto si sposa dopo essersi conosciuta via social network, ma la tendenza è destinata a crescere rapidamente. L’83% delle aziende ha una propria pagina Facebook e l’80% delle compagnie usa abitualmente i social network (non solo di settore) per il recruiting aziendale, per cercare nuovi candidati, per valutare le risorse umane del futuro. Ogni secondo Twitter registra tre nuovi account, ogni giorno gli utenti registrati inviano più di 50 milioni di tweet, un veicolo straordinario di informazione che sempre più frequentemente sorpassa (e di molto) i tempi regolari di diffusione di una news, di una novità, di un evento o un avvenimento dall’altra parte del globo. Ad oggi Facebook è valutato 7,6 miliardi di dollari, ed è ancora il terzo Paese al mondo per numero di abitanti, anche se virtuali. Ma questo ultimo dato li vale tutti: per raggiungere i 50 milioni di utenti la radio ci ha messo 38 anni, la televisione 13, internet 4, l’iPod 3. Facebook ha raggiunto e superato i 200 milioni di users in meno di un anno.

Questa è soltanto un’introduzione dovuta a ‘Cose dell’altro mondo’ (ed. Rai-Eri-Infinito), opera prima di Gianfranco Valenti, uno sguardo distaccato e allo stesso tempo coinvolgente su ciò che ci spinge ad entrare in una comunità digitale. Chat, social, blog, forum: la nuova tecnologia annulla lo spazio fisico e aumenta il senso di smarrimento provocato dalla vastità umana della rete. Il libro affronta in sequenza i temi citati in precedenza, con un occhio di riguardo all’amore moderno e al rapporto stesso dell’amore con la realtà social, e tutte le conseguenze che ne derivano, positive e negative. La comunicazione del nuovo World Of Mouth rischia di cambiare completamente, nel bene o nel male: ‘Cose dell’altro mondo’ è un saggio-racconto sull’idea del viaggio virtuale, sul rapporto con gli altri, sulla nuova comunicazione.

Claudio Baglioni è l’ospite d’onore della prima parte del libro, il protagonista del dialogo che poi diventa sottotitolo e riassunto. Ma perché proprio Baglioni? “Baglioni nel 1999 scrisse un album a tema (Il Viaggiatore) che anticipava il malessere della comunità digitale – racconta Gianfranco Valenti, intervistato con uno smartphone, altro punto fermo della social revolution – Quasi tutte le canzoni di quell’album erano canzoni legate alla comunicazione online. In particolare il brano ‘Chi c’è in ascolto’ recita ‘chissà se queste macchine che parlano per noi ci riavvicinano o ci allontanano’. Un interrogativo semplice e banale ma che la dice lunga su quanto Claudio fosse stato bravo e lungimirante ad anticipare questo tema”. Un progetto che va oltre la semplice intervista e diventa un saggio e insieme racconto. Claudio e Gianfranco si incontrano a Roma negli uffici del cantautore, in periferia: “Abbiamo parlato per più di due ore, di internet e del web. Ma il discorso è scivolato anche sulla parte musicale, abbiamo parlato di alcuni album come Il Viaggiatore o La Vita è Adesso del 1985”. Non bisogna infatti dimenticare il potere di aggregazione che la musica porta con sé e che la rivoluzione dei nuovi media e dei nuovi veicoli di informazione diventa utile solo se non invade pericolosamente la vita reale, e rimane un mondo parallelo dal quale però si può ‘staccare’ senza rimpianti.

“Naturalmente non possiamo metterci contro il progresso, soprattutto contro quello tecnologico perché saremmo un po’ tristi – prosegue Valenti – Poi noi italiani siamo sempre bravi a voler andare contro, e a lamentarci di tutto. Il social network ha un senso, Facebook ha un senso solo se diventa un ponte: se questi ponti virtuali si abbassano va bene, altrimenti è un fallimento”. Esempio calzante è la relazione sociale che da sempre muove il mondo: “Io posso anche cercare una ragazza su Facebook, posso chattare con lei anche per un mese, ma se dopo tutto questo non ci incontriamo, e non riusciamo ad assaporare i colori, gli odori e i profumi di quella persona, allora abbiamo sbagliato tutto. Facebook deve essere uno strumento che ci permette di incontrare qualcuno, che poi sia un discorso sentimentale o professionale non fa differenza. E’ utile solo se ci aiuta a incontrare veramente qualcuno”. Vivere social è bello ma fino a un certo punto, esistono già delle vere e proprie comunità di recupero da Facebook, delle cliniche per malati di internet, da Pechino al Gemelli di Roma: “Purtroppo il web tende a questo, e dai social network (e Fb in particolare) non riesci più a uscirne. C’è un sacco di gente che esce ed entra, entra ed esce, e tutto questo da solo male. L’importante è conviverci, con questo mondo parallelo”.

Citando ancora Baglioni, le cose cambiano per vivere e vivono per cambiare, e il web 2.0 non può che cambiare sempre più velocemente, Facebook in testa: “Zuckerberg è stato un furbacchione. Fb nasce per avvicinare gli studenti dei collegi americani, ma alla fine gli obiettivi erano altri. Il primo, essere una chat line sentimentale, una chat di ‘acchiappo’. Il secondo, quello che preoccupa di più, è che Fb è diventato uno strumento di controllo, forse lo strumento di controllo più forte al mondo. Non è importante che tu sia amico di una persona per controllarla, è importante che tu sia amico di alcuni suoi amici, è una cosa che fa rabbrividire, è spionaggio informatico!”. Ma ormai è tardi e non se ne può più fare a meno: anche quando si parla di notizie, Facebook, Twitter o NetLog anticipano i tempi, e vanno più veloci di broadcast milionari o di testate a diffusione planetaria. Corriamo il rischio serio di un sovraccarico di informazioni, in un sistema in cui è impossibile custodire l’informazione stessa, “come il polline a primavera: ce ne tantissimo e tu non riesci a vederlo”. Le informazioni si moltiplicano nel web e con il web: “Controllarle è impossibile, anche se dipende molto dall’importanza dell’informazione”.

Le distanze si riducono, siamo forse tutti amici? Un capitolo importante è quello dedicato al No Sense Of Place, all’azzeramento delle distanze. Le nuove tecnologie ci hanno proiettato in una nuova prospettiva che “va al di là dello stesso senso del luogo”. Sicuramente un bene ma contemporaneamente un male: “Io lo ammetto, sono meridionale e anche per questo a volte un po’ provinciale. Non capisco come io possa chattare di filosofia con un mio conoscente che ora abita in Connecticut e non posso invece chiacchierare tre minuti con la vicina in ascensore. Io lo faccio, ma molti non lo fanno. E’ una cosa che non fa paura ma di certo fa pensare. A volte dimentichiamo che per stare bene e crescere dovremmo imparare a comunicare con quell’altra persona. Baglioni fa un paragone tra interazione e integrazione: io posso interagire ma mi devo anche integrare”.

Il libro si chiude con ‘Una storia A-normale’, un rapporto a tre (in senso buono) in epoca moderna, in epoca social: “Questa è una storia che cresce piano piano, c’è una ragazza corteggiata attraverso Facebook che innocentemente cade nella rete di un corteggiatore virtuale. E’ fondamentale capire come possa nascere anche un amore durante una chattata. Ma se io chatto con una persona, io quella persona la devo incontrare, ci devo provare! Questo è il sentimento, l’amore, la possibilità di creare una vita insieme. Tutto il resto sono chiacchiere, chattare e avere quel momento di soddisfazione serale e basta non porta a nulla. In questo senso Fb è un aiuto, può farti aprire gli occhi, farti capire che la tua storia è al capolinea, e magari puoi cominciarne un’altra”.

Arricchito da una prefazione mirata di Vincenzo Mollica (“In tre pagine è riuscito a dire quello che io ho detto in 30) e da una postfazione appassionata di Camila Raznovich (“Una persona straordinaria, comunicativa e intelligente”), ‘Cose dell’altro mondo. Conversando con Claudio Baglioni’ è già stato definito come il primo vero “libro internettiano”, da non interpretare però come un’apologia indefessa del virtuale e del moderno. Gianfranco parla anche della sua passione per i libri (altro che e-book!) e per il giornale tradizionale, per i fumetti: “Sono degli oggetti che non servono solo a migliorare l’arredamento, o ad accrescere una collezione. Come dice Lucio Battisti, sono le cose che pensano. Quelle cose sono dei ricordi, rappresentano il tempo che passa, sono capaci di pensare al posto nostro”. Un libro che anche il suo giovane autore ama definire pop, leggero e divertente, con riferimenti ai cantautori e non a sociologi o a letterati: “Baglioni in primis, e poi Gaber, Battisti e i Pink Floyd. Credo che siano stati straordinari nell’anticipare così tanti temi della società moderna”.

Siamo nel 2011, nel regno di internet e del web ad ogni costo. Ma la lezione di Gianfranco Valenti vale più di un server veloce, o di un aggiornamento indispensabile: “Sono convinto che il social network migliore passa per la musica. Quello che vince davvero è un bel concerto. E’ vero che si spendono anche 70 euro per ascoltare Vasco o Baglioni, ma è un’occasione unica per socializzare. La cosa più bella è proprio questa, il vero social network è la piazza. Incontrarsi, stare accanto alle persone che ami, alle persone che ci fa sempre piacere avere accanto”. E non è poco, anzi forse è tutto.

Alessandro Gatta

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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