Ma non toccherebbe ai politici?
LAMPEDUSA
Prima o poi almeno un monumentino dovranno farlo, gli isolani, a Claudio Baglioni: magari di fianco alla Porta d’Europa di Mimmo Palladino, dove dagli scogli si scruta il mare (e si vedono arrivare i barconi). Sta di fatto che, come diceva giustamente ieri Luca Barbarossa, «E’ incredibile che lo slancio venga da un cantante, Baglioni, e non dalla politica». Sta di fatto, per capirci, che il Divo Claudio si è fatto dare dal sindaco-gigante De Rubeis (fascia tricolore incollata in permanenza al vestito scuro) una serie di desiderata urgenti per Lampedusa, dal depuratore in là: e ha portato l’elenco a Roma alla ministra dell’Ambiente Prestigiacomo, che a sua volta è riuscita a smuovere l’irremovibile Tremonti. Il quale ha promesso di sganciare circa 11 milioni per dare un po’ di fiato al più tribolato lembo d’Europa, e soprattutto d’Italia. SOS musica. Dichiarato chiuso il ciclo di «O’ Scià», kermesse sulla spiaggia di fine settembre, che in 10 anni ha portato qui la meglio voci d’Italia (e fatto scoprire che l’estate dura fino a ottobre), pressato dai locali e convinto lui stesso, Baglioni in questi giorni ha promosso «Lampedusa Sùsiti», cioè Lampedusa alzati: un altro concertone di 4 ore (ieri in diretta Sky) con gli amici della Nazionale Cantanti di cui è presidente (e presente) Enrico Ruggeri: hanno pure giocato una partita, con la squadra locale, vincendola, e ieri poi un convegno ha spiegato ciò che più preme ai lampedusani. Cioè, ciò che la gente deve sapere, nelle case italiane, mentre a inizio giugno sogna le vacanze. Gli sbarchi hanno bruscamente interrotto il flusso turistico, che l’anno scorso aveva registrato un glorioso 22 per cento in più. Gli alberghi sono deserti («Solo mille persone, e per questa manifestazione», tuona De Rubeis), gli aerei pure. E sì che Franco Pecci, presidente dello sponsor Blue Panorama, ha spiegato di essersi impegnato a mantenere le tratte, anche a giugno, da Roma Milano Torino a prezzi abbordabili, spesso sotto i 100 euro one way. E sì che le tariffe delle camere risultano assai favorevoli (in più, si registrano baldi aspiranti turisti-sciacalli che chiamano facendosi il prezzo da sé: «tanto non viene nessuno…»). L’isola è dolce e fin troppo quieta, più bella in questa stagione con pochi ombrelloni, e chi c’è si arrostisce felice al sole. Ma i turisti non prenotano, perché hanno ancora negli occhi le immagini dei TG dell’invasione di marzo, con spiagge e pietraie occupate da 6.270 migranti: «erano liberi, e in condizioni disumane», ricorda il Sindaco ora. Ma la filosofia, e la situazione, sono cambiate: non si parla più di «sbarchi» ma di «recuperi». Che continuano, ma la sosta è breve, per i disgraziati che cercano un futuro migliore. Chi arriva qui nota subito una grossa nave che staziona al largo del porto: il capo del Dipartimento della Protezione Civile Gabrielli spiega che costa 130 mila euro al giorno più Iva tenerla lì, ed è pronta ad imbarcare immediatamente i nuovi arrivati. Quando ha fatto il pieno, si dirige verso i Centri di Accoglienza del nostro Paese, un’altra già pronta a sostituirla: «Lampedusa ha diritto a voltar pagina, non deve rimanere prigioniera di un’immagine», dice Gabrielli. Il problema, è ovvio, si trasferisce altrove: «I lampedusani, le forze dell’ordine, i volontari, sono stati meravigliosi. Ma ci sono sindaci in Italia che fanno ordinanze pazzesche, pur di non dare ospitalità: abbiamo trovato solo 100 posti per i 425 minori non accompagnati; invito il Paese ad essere più generoso, abbiamo il più grande numero di volontari in Europa». Sembra facile, non lo è. Il Sindaco ne ha anche per Berlusconi: «E’ venuto qui come salvatore, ci ha dato i 10 comandamenti. Ora torni, non per fare passeggiate, ma proposte ed aiutare il turismo al collasso. Non lo abbiamo fischiato, non lo fischieremo». Baglioni a fine convegno dice la sua: «Avevo messo in piedi O’Scià per un senso di colpa, si sta così bene qui ma la felicità va condivisa, da soli non esiste. E’ incredibile che si parli ancora di emergenza quando questa storia dura da 17 anni. C’è stato un deficit della politica, che si è mostrata immatura. La storia ci presenta il conto del passato. Ma qui la gente è stata solidale con gli immigrati, e pure io, debbo dire, seppure se a mia insaputa: sono venuti a casa mia, io non c’ero, hanno mangiato bevuto e dormito. Va bene così».