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Io me ne andrei. In convento

IO ME NE ANDREI. IN CONVENTO

Prima un concerto a Lampedusa “con Berlusconi e Maroni per salvare l’isola”. Poi penserà alla sua uscita di scena definitiva. In clausura.

di Arturo Celletti

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“Alla fine mi daranno il titolo di rompiscatole onorario, ma io insisto, non mi rassegno. Anche quest’anno ho scritto una settantina di lettere. A Napolitano, ai presidenti delle due Camere, a tanti parlamentari: aiutateci, O’Scià sta morendo, la cassa è finita, un evento così non si improvvisa…”. Sono anni che Claudio Baglioni si affanna per accendere i riflettori su Lampedusa. Anni che si batte per trasformare la musica in impegno civile. Anni che chiama, incontra, sollecita. Nelle ultime ore qualche segnale è arrivato, la regione Sicilia ha battuto un colpo e O’Scià, alla fine, andrà ancora una volta in scena. Nuove speranze per il festival, dunque, ma una svolta ancora più netta prende forma dietro un nome e un cognome: Silvio Berlusconi. “Ho scritto anche lui… E, chissà, magari il presidente del Consiglio potrebbe accettare”.

Accettare?

“Non capisce? Silvio adora cantare, adora il palcoscenico, adora stupire. Ha ancora un appeal formidabile: giri il mondo e c’è solo lui. Nel bene e nel male. E allora se riuscissimo a organizzare…”.

… Un concerto B&B, Baglioni – Berlusconi?

“Le cose a due funzionano meno di quelle a tre. Dobbiamo convincere anche Roberto Maroni. Ha la sua band. Distretto 51. Nel 2007 si esibirono a Varese, il ministro alla tastiera: ottimo pianista – organista. Ho anche un suo disco e qualche volta lo ascolto”.

Be’, sarebbe la svolta per O’scià. Sì, un vero evento.

“Già e che evento: noi tre sul palco che guarda il mare. E la nostra musica per Lampedusa e per gli immigrati. Magari Silvio accetta, ma magari Roberto no. Ma forse sì: altri grandi hanno suonato; le immagini di Clinton con il sax fecero il giro del mondo”.

Una curiosità: come canta il premier?

“Non è originale, ma è intonato. In gergo si dice che lui canta tutto in anticipo, come se avesse fretta di arrivare. Una volta gli dissi “rubi il tempo” e mi preoccupai pensando che quell’osservazione potesse essere stata presa male”.

Siamo alla periferia nord di Roma. Nello studio di Claudio Baglioni c’è un vecchio piano a mezza coda, un libro sull’Unità d’Italia, cinque Telegatti e una manciata di foto. Baglioni parla della sua vita, delle sue paure, delle sue speranze. Lampedusa c’è sempre. “E’ così sola, così sofferente, così dimenticata. Persino le previsioni del tempo la tagliano fuori…”. Un grido di dolore un atto d’accusa. “Abbiamo sottovalutato per troppi anni l’immigrazione, abbiamo alzato una rete di diffidenza, non abbiamo capito la forza della differenza. Avremmo dovuto approfittare di questa composizione di colori e invece ci siamo rinchiusi nella paura. Alla fine Lampedusa paga il prezzo più alto. Sono i lampedusani i veri clandestini e quando sento parlare di pari opportunità mi verrebbe davvero di battere i pugni sul tavolo. Laggiù l’euro vale meno perché benzina, acqua, luce costano di più. E la sanità quasi non c’è, la rete fognaria pure…”.

Serve un piano, servono idee, soluzioni.

“Ho incontrato più volte il ministro dell’Ambiente. Con Stefania Prestigiacomo c’è un progetto che va avanti da dieci settimane: trasformare Lampedusa nella prima isola al mondo “oil free”. Immaginate il ritorno di immagine? Niente gasolio, benzina, energia “sporca”; solo macchine elettriche e pannelli solari. Il lavoro fatto qui dal padre eterno è bellissimo, ora tocca a noi”.

L’immigrazione clandestina rischia di essere un problema…

“Maroni sta provando ad arginarla. Capisco il senso del suo lavoro: l’irregolarità va frenata; questa idea della clandestinità va “curata”. Serve un cammino verso un concetto forte di legalità. Ma la paura dei turisti non è comprensibile. Non c’è uno scippo, non c’è un furto, c’è solo il mare più bello del mondo”.

Qualche giorno fa a Lampedusa ha incontrato Angelina Jolie

“Osservava e prendeva appunti. E tutto con una grazia assoluta. Che comportamento, che magnetismo”.

E Bossi dice: “Immigrati fora dai ball”?

“E’ un uffa, un grido spazientito; non un programma. Non c’è nessuna analisi, nessuna soluzione. E’ come se uno mi dicesse “suona il pianoforte” e io invece mi ci mettessi seduto sopra. Bossi esprime il pensiero di uno che si sta scolando un grappino in un bar di Belluno, ma lui è un leader: sia più ambizioso”.

Le piace la politica?

“Oggi la politica guarda tutti dall’alto, ma ai nostri leader vorrei dire una cosa: non puoi essere il Marchese del Grillo, non puoi dire “io sono io e voi non siete un cazzo”. Devono cominciare a capirlo perchè la gente non ne  piò più e il vento dell’antipolitica già soffia forte”.

Oggi è peggio di ieri?

“Qualche giorno fa l’ho detto a Mastella…”.

Detto cosa?

“Clemente non sono mai stato democristiano, ma mi manca quella politica, l’autorevolezza di certi leader. Oggi c’è solo rissa, provocazione, offesa”. I programmi di approfondimento sembrano un derby di calcio. Ma le dico una cosa: i tifosi più scatenati sono i primi che poi ti tagliano la testa”.

Mai conosciuto Bisignani, quello della P4?

“Sì, trent’anni fa a casa di Andreotti, invitato da Sandra e Franco Carraro. C’erano Celentano e la Mori. Ricordo Claudia prendere da una parte Bisignani e parlarci fitto fitto… I centralini sono sempre esistiti. “La metto in contatto con questo…”. Il triangolo Baglioni – Lampedusa – Berlusconi prende forma dietro mille email e mille telefonate. Tutto comincia una manciata di anni fa. Il cantante è a Palermo. Cerca fondi per O’scià. Scrive. Chiama. Dopo sei ore uno solo risponde: Silvio Berlusconi. “Lei non lo sa, facciamo lo stesso mestiere”. E io: “Il presidente del Consiglio non l’ho mai fatto”. Non lo conoscevo, ma mi colpì subito la sua concretezza: “Cosa vuole esattamente? Un patrocinio o un sostegno?”. Io non girai intorno: “Un sostegno, siamo pieni di spese”. L’ultima telefonata è di qualche giorno fa. “Era appena tornato da Lampedusa e l’ho chiamato. Senti Silvio…”.

Oramai lo chiama Silvio?

“Bè, tra cantanti… Sì, lo chiamo Silvio”.

Che vi siete detti?

“Per qualche minuto ha parlato lui. “Claudio sono stanco, questa politica mi ha sfinito, mi ha deluso”. C’era amarezza nel tono della voce. “Sai Claudio, continuo a chiedermi chi me l’ha fatto fare”. Bè, a quel punto non ho resistito: “Visti i risultati, qualche volta me lo sono chiesto anche io”. Lui ha capito, ma non ha cercato di difendersi. Mi ha solo fatto capire ancora quanto l’affatichino le giornate a Palazzo Chigi: “Claudio sei fortunato. Beato che canti, suoni, fai innamorare le ragazze…”.

E lei?

“Pensavo: l’avventura politica e imprenditoriale del capo del governo ruota attorno al suo piacere di esibirsi, di avere un pubblico… La sua vita doveva essere quella”.

Crede di conoscerlo davvero?

“Credo di saperlo guardare senza pregiudizi. Berlusconi è molto meglio di come viene raccontato. Anch’io all’inizio ero pieno di diffidenza. Mi dicevo: se l’uomo più ricco d’Italia diventa presidente del Consiglio qualche problema si crea. Poi il giudizio è migliorato: Silvio non è snob. Stringe la mano a 500 persone non perché deve, ma perché gli piace. In questo è spontaneo. Lui non si vergogna a dire “facciamo il partito dell’amore; è sincero”.

Che idea si è fatto del bunga bunga?

“E’ uno spettacolo triste, ma è anche triste osservare i troppi giudici e i troppi guardoni. Certo il premier ha delle responsabilità in più, dei doveri in più, ma quanta ipocrisia… E poi…”.

Che cosa?

“Ho visto i miei colleghi benedire persone dai palchi: c’è un momento in cui ci si sente profeti, padroni del mondo. Un pò tutti siamo diventati vittime dei nostri deliri di onnipotenza. L’unica speranza è inciampare. Così torni con i piedi per terra”.

Ricorda l’ultimo show del Premier a Lampedusa?

“Quando l’ho sentito che annunciava il casinò e il campo da golf mi sono detto: “Perché sempre queste scivolate? Perché non si riesce mai a trattenere? E poi la storia della casa…”.

L’ha davvero comprata?

“Gli ho scritto una mail: Silvio non voglio fare i conti con i soldi tuoi, ma quella casa sul mare mettiamola a disposizione del mondo. Trasformiamola in un museo che parla di immigrazione e racconti i viaggi di speranza e di disperazione. E’ stata un’mail un pò maleducata, ma il fine era alto e se il premier accetta…”. Parliamo da cento minuti e Baglioni ora racconta la sua vita. L’infanzia all’oratorio di Centocelle “segnata” dalla timidezza, gli anni londinesi “marchiati” dalla depressione. Le confidenze si accavallano. “Per 15 anni ho vissuto quasi rintanato. Ho passato mesi al mare. Passeggiavo al tramonto e pensavo: è arrivato il momento di uscire di scena. Mi dicevo: “Claudio, fa come Greta Garbo, come Battisti, come Mina. Continua a ingombrare la vita degli altri mandando messaggi da lontano”.

Ci racconta l’infanzia?

“A quattordici anni salutavo la gente senza riuscire a guardarla negli occhi: ero così timido, così insicuro… Il mio primo rapporto con gli altri all’oratorio di Centocelle, profonda periferia romana. La chiesa mi sta addosso, andai da mia madre e le dissi: “Ho sentito la voce, mi voglio fare prete”.

Ha fede?

“Ho fede e penso che gli ultimi anni della mia vita andrò in convento: non è una battuta, è una riflessione che dura. Sì, un convento di clausura: per pensare, per interrogarmi, per assaporare i silenzi. La fede è ricerca continua. Oggi sento il bisogno di essere utile, di fare qualcosa per gli altri. Forse è un modo per farsi perdonare successo, denaro, riflettori. Forse è qualcosa di più grande: la felicità non si vive da soli, si divide e si scambia. Non cerco più applausi, mi basta il grazie di una persona che soffre”.

  • Trascizione a cura di Sabrina Panfili, in esclusiva per doremifasol.org e saltasullavita.com

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

4 Commenti

  1. gentile pino, io ed un’altra fuorissima fan di claudio appena letta la notizia del ritiro in convento abbiamo subito detto: bene ci si va pure noi….quindi ho sorriso quando ho letto : immagino nn ci sia una impennata di “vocazioni…

  2. la riflessione che mi viene in mente e quella che se Claudio si ritira in un convento dove immagino ci siano figure ecclesiastiche nn ci sia una impennata di “vocazioni” pur di stare a fianco di una persona che ha rappresentato momenti di vita , emozioni ,amori per moltissimi di noi .

  3. la felicità non si vive da soli,si divide e si scambia…
    successo denaro riflettori … perchè tutto questo a me perchè io…quanto può essere pesante!!!! per un’unica persona allora ci si allegerisce un pò …donando qualcosa di sè in una canzone augurando BUONA FORTUNA…grazie ancora

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