Resoconti

Presentazione 12° cd Sorrisi

“Oltre” (Un mondo uomo sotto un cielo mago)

“Oltre”: non solo nel significato autentico della parola, ma anche in quello più ampio che a tale parola è possibile attribuire. Oltre, dunque, per “dimensioni”, lunghezza dei tempi di realizzazione (e di conseguenza, anche dei tempi di attesa da parte del pubblico), successo di vendite, consenso di critica, qualità della proposta artistica e ricchezza delle partecipazioni. Oltre tutto, dunque. Letteralmente. Dimensioni. “Oltre” è senz’altro il progetto più “monumentale” e ambizioso dell’intera opera discografica di Baglioni (considerando, naturalmente, i soli album realizzati con materiale inedito). Un album doppio, con venti canzoni, che avrebbe potuto essere ancora più “corposo” dal momento che altri 7/8 brani pronti all’ultimo momento non vennero inseriti. Fu la casa discografica (CBS) a convincere un Baglioni dubbioso e preoccupato dalla “densità” del progetto (così lontano, sia in termini temporali che artistici dal precedente “La vita è adesso”, 1985) ad affrontare il primo doppio della sua carriera. L’ipotesi di dividere il materiale in due diversi album venne, così, definitivamente accantonata e il progetto acquisì la forma che conosciamo. Tempi di realizzazione (e di attesa…). “Oltre” è senza dubbio l’album più sofferto tra tutti quelli realizzati da Baglioni. Costato oltre due anni di lavorazione è, come lo definisce lo stesso autore, il disco dei “mille travagli”. Travagli creativi, produttivi e realizzativi, legati soprattutto alla ricchezza ed alla complessità del progetto. Ricchezza e complessità che non riguardano solamente musiche e testi, ma anche progettazione e realizzazione della copertina. Come ricorda Baglioni, infatti, la bellissima cover (inevitabilmente penalizzata dal formato compact) rappresentò “un lavoro delicato e intenso, faticoso e lungo quasi quanto quello della realizzazione del disco”. Fu proprio questo straordinario e insolito “guscio” (la definizione è di Baglioni) ad ispirare l’idea guida dell’intero concept. Da questa intuizione grafica (idea di Paola Massari, foto di Guido Harari, realizzazione grafica di Vittorio Venezia) nacquero, infatti, le venti “uova” musicali che costituiscono le tappe di questo viaggio di sola andata dal mito all’uomo, che è “Oltre”. Quello che pochissimi sanno è che i frutti di questo lungo e travagliato percorso creativo hanno rischiato di non giungere mai al pubblico. Ad album ultimato, infatti, durante il viaggio verso l’Olanda – paese nel quale il “master” (i nastri con i missaggi definitivi di tutti i brani) sarebbe finalmente diventato “disco” – all’aereoporto londinede di Heatrow si persero le tracce (ancora non è chiaro che si trattò di furto o smarrimento) dei nastri originali. Se non fosse stato per il fatto che gli studios inglesi avevano fatto una copia di sicurezza del master, “Oltre” non avrebbe mai visto luce. Ricchezza, complessità, travagli creativi e imprevisti di percorso fecero sì che il doppio disco – annunciato per il Natale 1989 (data per la quale era già stata raccolta l’iperbolica cifra di 600 mila prenotazioni) – uscisse, con quasi un anno di ritardo, alla fine dell’autunno 1990. Contenuti musicali. Con “Oltre” Baglioni va davvero oltre, portando non solo il proprio linguaggio, anche la “bandiera” degli standard espressivi del pop italiano in un punto che nessuno era ancora riuscito a raggiungere. E che pochissime produzioni discografiche successive (non solo italiane) riusciranno a toccare. Un progetto che non “somiglia” e non “ricorda” nulla di ciò che c’era prima, e che fissa nuovi standard creativi, produttivi e realizzativi nella definizione di ciò a cui ci si riferisce quando si parla di musica “pop”. Oltre è uno dei quei rari dischi che finiscono col rappresentare un vero e proprio spartiacque: un passaggio netto tra ciò che c’era prima e ciò che ci sarà dopo. Quella dell’uscita dell’album può essere, dunque, considerata una data simbolo, rispetto alla quale ha senso parlare di “prima” e “dopo”. E questo non solo in relazione al percorso artistico personale di Claudio Baglioni (l’album è unanimemente considerato dalla critica quello della definitiva consacrazione del musicista romano nella “Hall of fame” della musica italiana), ma per la storia stessa della musica popolare. Particolarmente ricca la tavolozza espressiva, sia per quanto riguarda la varietà della proposta musicale, sia per quanto riguarda temi, struttura, vocabolario e figure retoriche dei testi. E’ su “Oltre”, infatti, che la lingua del Baglioni autore raggiunge uno dei suoi vertici espressivi. Egli ricorre ad ogni tipo di invenzione, modellando, stirando, forzando, disintegrando, snaturando le parole e cercando di tirar fuori qualsiasi elemento possa consentire loro di combattere ad armi pari con fascino, immediatezza, colore, ma anche metro, senso e suono della nota. Il gioco riesce al punto che in qualche passaggio si realizza, addirittura, il sorpasso della linea del testo su quella della melodia. Ma “Oltre” è tale anche nella portata del successo. Malgrado i timori della vigilia, grazie alle 900 mila copie di album doppi venduti all’uscita (pari dunque a 1milione e 800 mila copie di dischi) “Oltre” è l’album di maggior successo dell’intera discografia del musicista romano. Numero e valore delle partecipazioni. Nessun altro disco tra quelli realizzati dall’autore della “canzone del secolo” (e pochissimi altri album in assoluto) vanta un livello così elevato di partecipazioni di altissima qualità. Una ensemble straordinaria, nella quale trova posto un numero incredibile di stelle di prima grandezza del panorama musicale nazionale ed internazionale. Musicisti e artisti ciascuno dei quali meriterebbe un book di considerazioni biografiche e critiche a parte. Impossibile, dunque, nello spazio ristretto di queste poche pagine, rendere giustizia ai membri dello straordinario equipaggio di questo viaggio oltre l’idea tradizionale e convenzionale di una raccolta di canzoni. Per chi desidera apprezzarne fino in fondo la portata innovativa, la qualità e la profondità, l’invito non può essere altro che quello di andare oltre il disco, cercando nel Web i tratti essenziali di personalità straordinarie quali, solo per fare qualche esempio: Youssou N’Dour (“Le mani e l’anima”), una delle più grandi voci dell’Africa e del mondo; un gigante della fisarmonica come Richard Galliano (“Io lui e la cana femmina” e “Navigando”); un virtuoso della chitarra flamenca come Paco de Lucia (pregevoli e trascinanti intro, fraseggi e solo di “Domani mai”); un violinista del calibro del jazzista francese Didier Lochwood (“Qui Dio non c’è”). Senza dimenticare,tra le star di casa nostra, l’incanto della voce di Mia Martini (straordinario il duetto in “Stelle di Stelle”),il groove inconfondibile della chitarra di Pino Daniele (suo il bellissimo solo di “Io dal mare”) o il piano di un grande del jazz come Danilo Rea (“Stelle di Stelle”). Ma la lista è davvero interminabile e prevede un numero incredibile di vere e proprie divinità dell’olimpo pop – rock, a partire da una sezione ritmica clamorosa, composta da nomi come Manu Katche, Steve Ferrone e Charlie Morgan (batteria); Pino Palladino, Tony Levin, e John Giblin (basso); Danny Thompson (contrabbasso); Frank Ricotti, Danny Cummings e Hossan Ramzy (percussioni). Per passare poi a: Simon Clark e Walter Savelli (piano); David Sancious, Nick Glennie Smith e Celso Valli (tastiere); David Rhodes, Phil Palmer, Paolo Gianolio (chitarre); Marcello Bono (ghironda). E, ancora: i fiati della London Symphony Orchestra; i Flauti, l’Orchestra d’archi, oboe e fagotto e l’Orchestra di archi e mandolini dell’Unione musicisti di Roma; i fiati di Michael Gaucher, Antoine Russo e Pierre Dutour e quelli della Isobel Griffiths Brass and Woodwinds. Tra le curiosità, infine le voci di Oreste Lionello e di Silvia e Riccardo Baglioni (i genitori di Claudio) in “Dov’è dov’è”. Un vero e proprio oceano di musica, dunque, per un doppio album ideato, scritto, cantato e prodotto da Claudio Baglioni, arrangiato e diretto da Celso Valli, seguito e realizzato da Pasquale Minieri (che, insieme a Graham Dickson e Mark Chamberlain, ha curato anche i missaggi), registrato da Stuart Bruce, Mark Chamberlain, Graham Dickson, Claude Grilles, Maurizio Maggi, Sergio Marcotulli, Paul Mortimer ed Eddie Offord; trasferito su disco da Tim Young e curato da Susan Duncan Smith, Roberta Longhi, Paola Massari e Walter Savelli. Addirittura dieci (!) gli studi di registrazione coinvolti nel progetto: Real Word, gli avveniristici studi ideati e gestiti da Peter Gabriel (Bath); Westside Studios (Londra); Town House, (Londra); Grande Armée, (Parigi); Forum, (Roma); Pick up, (Reggio Emilia); Studio Emme, (Firenze); Easy Records, (Roma); Heaven, (Rimini); Great Linford (Milton Keynes). Le origini dell’album sulle “origini”. E pensare che tutto era nato da un sogno. Un naufragio deposita un uomo su una spiaggia. Di fronte a lui, un palazzo. Ad ogni piano una serie di stanze. In ogni stanza l’uomo incontrerà quelle che si riveleranno le figure chiave – reali e simboliche – della propria esistenza. Un naufragio che simboleggia una nascita (allo stesso tempo universale e individuale) che è anche una rinascita, personale e artistica. A questa nascita si riferisce il sottotitolo del disco:”Un mondo nuovo sotto un cielo mago”. E, come la presenza stessa di un sottotitolo (presenza divenuta, ormai, tradizionale per Baglioni) annuncia, anche “Oltre” è un album doppio. Doppiamente doppio, in verità. Doppia, infatti, la struttura; doppio il tema. Doppiezza che accompagnerà Baglioni per tutti gli anni ’90. Mentre, però, “Io sono qui” (1995) indagherà il rapporto volto/maschera nella commedia della vita, risultando, quindi, un album che si interroga sul senso del presente; e “Viaggiatore sulla coda del tempo” (1999) seguirà il doppio viaggio dell’uomo all’interno di se stesso e verso il futuro, “Oltre” scandaglia il tema delle origini dell’uomo ed è, dunque, un album con lo sguardo rivolto verso il passato: un album sulle origini. La nascita alla quale “Oltre” fa riferimento è il momento in cui l’uomo prende coscienza di dover abbandonare l’entità mitica e fantastica dalla quale proviene (“Volevo essere un grande mago”, recita il primo verso di “Acqua dalla luna”) per vivere, fino in fondo, la propria dimensione “terrena”, la propria “umanità”. Rinunciare al richiamo ancestrale della magia, del sogno, del fantastico e affrontare le asperità della realtà rappresenta un passaggio doloroso (anche in questo senso un “travaglio”), ma inevitabile. Un passaggio nel quale il mare riveste un ruolo centrale (“E non vogliamo andare in Paradiso se li non si vede il mare”, canta un verso chiave di “Noi No”), essendo, allo stesso tempo, teatro e causa di questo passaggio. Ed è qui evidente il doppio riferimento all’acqua fonte di vita, ma anche liquido amniotico nel quale la vita prende forma. E proprio di fronte al mare (ad Ansedonia, nel punto nel quale il Tirreno incontra l’Argentario) il disco viene composto. E’ lì, infatti, che Baglioni scrive tutte le musiche e più della metà dei testi. Il filo rosso che lega in filigrana tutto il percorso creativo è la vicenda di “Cucaio”, una sorta di alter ego “fantastico” dell’autore, il cui nome non è altro che il modo nel quale Baglioni bambino storpiava il proprio. Vicenda raccontata in una sorta di onirico “flusso di consapevolezza” che, come un’onda di piena narrativa, anima il booklet interno della copertina, sulla cui superficie, non a caso, si rincorrono segni, tratti, simboli, temi e colori ispirati all’arte aborigena. Tutto questo e molto altro è “Oltre”. Un album che va ben oltre al punto nel quale le parole per raccontarlo sono in grado di arrivare. Alla pagina scritta, dunque, non resta che lasciare il posto ai solchi iridati di questi due cd: solo loro, infatti, possono condurvi oltre questo punto. Oltre la seduzione del silenzio, oltre il vibrare dell’emozione, oltre il richiamo della realtà, oltre la suggestione del sogno, oltre il battere e levare del tempo. Oltre tutto. Difficile andare oltre.

Trascrizione a cura di Sabrina Panfili, in esclusiva per www.saltasullavita.com e www.doremifasol.org

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