Baglioni: 05 Settembre 2011
Mio padre pagava un cànone
per ogni apparecchio radio e tv.
La legge era questa
un po’ di anni fa
e lui si atteneva alla legge.
Immagino che fosse l’unico
a fare una cosa del genere.
Era talmente ligio e solerte
che una volta, sbagliando a suo danno,
versò la stessa imposta fiscale tre volte.
Lo Stato non disse niente.
Incassò zitto zitto.
Se ne accorse un commercialista
qualche tempo dopo
ma ormai era troppo tardi
per vedersi restituire il bentolto.
Papà rassegnato sostenne
“Meglio così…
che farsi beccare in difetto.”
O era troppo onesto o troppo prudente.
Adesso tutti scoprono gli evasori di tasse.
Tutti si esprimono contro.
Almeno a parole.
Chissà dov’erano prima?
Sottrarsi a questo tipo di impegno,
a un patto su cui si fonda il vivere insieme è un odioso delitto verso la società e le altre persone.
E qualcuno se ne fa persino
motivo di vanto.
Poi magari il giorno di festa
si fa vedere in chiesa
lasciare cadere un’offerta
nel sacchetto delle elemosine.
Tanti predicano bene e razzolano male.
Tanti son senza vergogna.
Eppure – come si dice degli extraterrestri – sono tra noi.
Amici vecchi e nuovi.
È davvero una persona per bene
chi abbracci e baci nel corso del tuo tempo?
Ormai lo facciamo un po’ con chiunque.
Basta passarci qualche ora o una cena
a casa, in un ristorante
che lo conosci dicendo un distaccato ‘piacere’
e lo saluti, alla fine, con calorose labbrate alle guance come fosse un amico da immemore data.
Sarà mancanza d’affetto?
O un rito cameratesco o mafioso?
Anch’io oggi bacio parecchio.
Invece da piccolo ero piuttosto schivo.
Recalcitrante. Sfuggente.
Quando, quasi ogni domenica,
d’autunno, inverno e primavera,
mi portavano in Umbria,
a mezzogiorno si andava alla Messa.
All’uscita c’erano gli incontri e i saluti praticamente con tutto il paese.
E, come da copione, le solite scene
e le solite frasi.
Ogni volta che si fosse approcciato qualcuno sapevo che i miei avrebbero detto:
“Hai capito chi è?
Non gli dai un bacetto?
Questo t’è parente…”
e magari era il cognato di un cugino
di uno zio di secondo grado di mia madre.
Allora la mia boccuccia doveva posarsi
sulla pelle ispida e grinzosa
del cosiddetto parente.
Gota di contadino.
Per me un Gòlgota.
Un vero calvario.
Due ore per fare un centinaio di metri.
E per dare altrettanti bacetti.
Ma era esercizio di pazienza.
Disciplina del crescere.
Sacrificio del vivere.
Ho nuotato fino a sfinirmi.
Ho nuotato per ore
abbracciando quanta più acqua possibile
e non ero mai stanco.
In mezzo a un milione di piccoli pesci neri con la coda di rondine.
Le ‘monachelle’ le chiamano.
(Mi dissocio subito da battute facili
su monasteri e conventi).
Non volevo più riemergere.
Dal mondo perfetto del mare.
Mio padre era bravo nel fare molti mestieri ma non sapeva nuotare.
Era troppo prudente.
Stasera una falce di luna
miete i pensieri dell’umanità
di questa parte di terra.
Taglia le vene di chi si dispera.
Fa a fettine i cuori di chi s’innamora.
Prende a cavallo chi sogna e chi spera.
Un arco che lancia il mio sguardo
su dritto nel cielo.
Chissà se un onesto lassù in paradiso
ha finalmente un suo posto tranquillo e beato o se anche lì glielo fregano i furbi?
Chissà perché qui da noi
si scrive sugli avvisi e i cartelli
‘È Severamente Vietato’
come se solo Vietato
non fosse abbastanza?
Il mondo è imperfetto.
Sappiamo il prezzo di tutte le cose
e molto meno il valore.
Ma questo momento rapisce gli occhi
e sussurra bellezza.
Due falchi pellegrini rigano il cielo
con un doppio compasso di evoluzioni spaziali poi corrono via incontro a un lungo tramonto ingiallito.
Un terzo, rimasto da solo
fa giri su giri
e cerchi sempre più ampi
guidando le ali con ritmi alternati
e linee sfalsate di vento.
Un volo acrobatico
che piomba radente sulla dritta scogliera e si libera verso l’azzurro scenario del mare.
Gli deve piacere in casino
perché va avanti così da un bel po’
e quando si avvicina sfiorando le rocce
fa versi striduli e superacuti
come gridolini di gioia.
Penso che sia davvero felice.
Mi sono innalzato e ho planato con lui.
Nel mondo perfetto del cielo.
In campagna si sogna la città
In città la campagna.
Ovunque si sogna il mare.
Dal profilo Facebook di Claudio Baglioni
Non c’è niente di più bello di leggere quello che scrivi Claudio……. immenso…….
giulia
ti leggerei per ore…
Claudio hai ragione non tutti, o meglio quasi più nessuno è come era tuo babbo la vita purtoppo è cambiata in peggio… tua padre era un signore odiernamente di signori ce ne sono pochi … Claudio vedi… non tutta la gente è come me e te che paghiamo onestamente tutto e come motli altri purtoppo molti non lo fanno più…. io penso che però prima o poi lo faranno anche loro e che se leggano si mettan la mano sul cuore e che incomincino a ragionare e a credere e a vedersi denrtro e a rispetare le persone che come tuo babbo , te , me e molti altri sono onesti… buon viaggio della vita Claudio te lo emriti tuo padre sarà orgoglioso di te in tutto e per tutto perchè sei speciale …
Alessandra
che bella immenso Claudio…..
mare …acqua fonte di vita sorgente del benessere acqua specchio del cielo che ingombra dal mare ho il sangue e amaro rimarrò perchè calmare il mare non si può.
<3 <3 <3