50 anni al Centro

Claudio Baglioni incontenibile a Trieste

Il divo Claudio incanta il capoluogo giuliano
Baglioni incontenibile: tre ore di spettacolo al Pala Rubini Allianz Dome a Pasquetta

TRIESTE – Palco da far invidia a Le Lidò de Paris, mezza orchestra di Sanremo, corpo di ballo saccheggiato ad Amici, per la regia di Giuliano Peparini: e al centro, lui, il divo. Così Claudio Baglioni celebra con uno show a dir poco mastodontico i cinquant’anni di carriera.

Il concerto

Dunque il palco, si diceva: senza un front e con gli strumentisti ai quattro angoli; coreografie come in un vecchio spettacolo in prima serata sabato Mamma Rai. Una processione in Borsalino dress-code con il nostro a serrare le fila. Si parte con Questo Piccolo Grande Amore su fondale marino, quasi a volersi togliere subito il dente, adesso che saprebbe (bene) che cosa fare. Il leitmotiv dello show sarà sempre il medesimo con le coreografie a ruotare attorno all’ego del signore della musica leggera, come in Porta Portese con sfilate di militari e mercati e fanciulle in cerca di una foto di Brigitte Bardot. Si prosegue con uno occhio al dont’ you know Sanremo, due edizioni come conduttore e direttore artistico (e divo, ovviamente) hanno certo lasciato traccia nel modo di interpretare il suo mestiere. Momenti old-school con chitarra a tracolla su spirale del tempo e gradini della vita a gridare all’unisono con un pubblico che lo idolatra quanto ti voglio! Indubbiamente una tournée costosa, in grande stile, quasi megalomane: divo Claudio come in un colossal con tanto gladiatori e concubine.

Una cascata di applausi

Scenografie sontuose che se glielo avessero detto a inizio carriera avrebbe di certo pensato troppo bello per essere vero. E’ il momento di Così vai via, che la cantano tutti. Arrangiamenti originali dei primi ‘70s di un certo Vangelis. Un giorno si parlerà di una scuola di cantanti che oltre a cantare sapevano anche ballare, presentare, intrattenere: in una stringa – tenere il palco, fare spettacolo. E che facevano battere il cuore. Tra questi in prima fila ci sarà sicuramente Baglioni. Nessuna pausa tra un pezzo e l’altro, una maratona autocelebrativa che non conosce fasi di stanca con bandiere inglesi ora e tubi laser per la cantatissima Io me ne andrei poi, con tanto di ola anni ottanta! Segue una versione tango per Andare lontano, iconografia stradale con strisce pedonali e simboliche invece in Quante volte. E volti commossi nel parterre tra i giovani (di allora) e anche (tanti) quelli di oggi. Ancora il corpo di ballo sugli scudi ne la versione rocky-balboa-style di Via, e che fa molto bulli & pupe. Applausi da far male alle mani. Strada facendo arriva ad una simbolica metà dove lo showman rimette la giacca.

Un concerto memorabile

Eleganza proverbiale, intimista in acustica, ci racconta ciò che ha visto nell’ultimo mezzo secolo, con cadute, successi, sconfitte, rinascite su di un treno per l’America senza fermate. Ancora spettacolo, instancabile. Cappotto bianco stile re del ghiaccio per un livello di narcisismo da manuale: serata di gala per una notte di note. Scatta il battimani, adesso la pubblicità in un’autocelebrazione che non ha niente di patetico; Claudio ben conosce la massima che se non ci ergiamo un monumento da soli dobbiamo aspettare… che non ci siamo più affinchè ce lo facciano gli altri. Segue standing ovation per La vita adesso, riuscitissima ed ancora in solitaria. CB trasformista, questa volta circense come il miglior Orfei futurista per acqua dalla luna. Così alle 23.30, ora in cui un normale spettacolo è già concluso, quello che sembrava the best of ti fa supporre che sarà la discografia completa, a venir proposta. Ancora qui, su pedane in continua sequenza di movimento, per una canzone alla quale ci tiene particolarmente in quanto ne segnò il rilancio, rilancio che a quanto pare non è mai finito. Cuore di aliante con casse ed imballaggi e ballerini e manovali tuttofare. Confessione e scuse (per il rinvio del concerto) finali. Accettatissime. Tre ore di spettacolo senza la minima pausa, una notte dove la parola ‘Io’ è stata sicuramente la più ricorrente e amata e che riecheggia in chiusura insieme ad applausi e poi cori, e striscioni, poi lacrime di gioia e tutte quelle parole conosciute a memoria. Insomma, un concerto memorabile!

Fonte articolo

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

3 Commenti

  1. I detrattori di Claudio si devono arrendere. Nonostante come logico che sia, la vena creativa di sfornare nuovi successi si sia ridimensionata, tutto si esaurisce, si modifica nel tempo, rimane un cantautore amato dal suo pubblico che gli riconosce da sempre uno sforzo per concepire ogni suo live come spinto al massimo, per regalare e restituire ciò che nel corso della sua vita artistica ha raccolto, tanto. Spero in un ritorno di produzione di un nuovo disco, con canzoni ai livelli della sua meritata fama. Auspico meno ristampe e uscite con il già sentito. Claudio oggi non hai nulla da confermare, solo il piacere di riscoprirti quello che in fondo sei sempre stato, un grande incantatore e pifferaio magico, del tuo popolo che ti ama incondizionatamente.

    1. È grandissimo lo è sempre stato non avevo alcun dubbio e lo rivedrei sempre come ho fatto in tutti questi anni per quanto mi è stato possibile fare. Lo senti vicino a tutti con la sua sensibilità che tocca da vicino l’animo di ognuno di noi.

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