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E se vedete Sandrone…

..diteje che ‘o saluta Valerio de Primavalle

Diecidita, sei amici, due giorni, mille emozioni.

“Eh, no Claudio! Dopo il concerto del 12/10 a Bologna non mi puoi mettere anche delle date a Roma dopo poco più di due mesi! Allora mi vuoi male! (… e anche al mio portafoglio vuoi male!)”.

Questo il primo pensiero quando uscì l’annuncio di questo atipico concerto.

Che faccio? Vado o non vado?

Ma certo che vado che cosa sto a fare a casa?

E allora si parte, prenotazione treni, alberghi, biglietti… Tutto il solito corollario insomma.

Ho sempre sostenuto che un concerto dura almeno tre mesi.

Due di preparazione, il concerto stesso, e minimo un mese di postumi.

Tipo sabato sera un po’ troppo alcolico che sfocia in una domenica di nullafacenza.

Anche questa volta Roma mi ha accolto col sole, sia quello in cielo, sia quello nei sorrisi dei miei amici di sempre, dei compagni di viaggio, di questa incredibile tournèe della vita.

Sabri, sempre col telefono in mano e poi Ligeia, che ho finalmente potuto abbracciare di persona dopo mesi e mesi di chattate e telefonate e messaggini, Daniele, Rocco, il mio compagno di delirio e di interminabili serate quando Claudio giustamente si riposa e ancora Isabella detta Isolina, che è la classica ragazza che conosci da cinque minuti e ti sembra di averci condiviso tutta la vita, poi Jessica e tanti altri.

Le luci si spengono nel Clauditorium, ed ogni volta è come la prima volta.

Sono sempre emozionato come se ad un concerto non ci fossi mai stato.

Come se non sapessi che cosa può accadere, come se in un concerto potesse succedere chissà che cosa.

Che poi immancabilmente succede.

Con tutto l’amore che posso, Mai più come te, Amori in corso, la mia preferita.

La prima lacrima scende su Tamburi Lontani, per il tamburo di un amico che ha smesso di suonare poi via che si va, leggeri sulle ali del sogno, con una Se telefonando che ti riempie gli occhi di incanto e il cuore di emozioni assortite.

Claudio diverte e si diverte. Emoziona e si emoziona.

Sembra quasi che queste dieci dita le abbia volute più per sé, che per far contenti noi. Come se avesse voluto sentirci vicini.

Sipari e siparietti si rincorrono sul palco del Clauditorium, come in una rimpatriata tra vecchi amici.

Quando non capisci dove finisce il palco e dove comincia la platea.

Dove finisce il tuo sguardo e dove comincia quello di un amico.

Con l’augurio di un domani migliore, e una Strada facendo platealmente stonata dalla platea e suonicchiata con la stanchezza di tre ore e oltre alle spalle si chiude questo angolo di magia.

Il mio mondo, per tre ore si è fermato.

Poi via in macchina con Ligeia, Isolina e Daniele urlando a squarciagola Le donne sono mezzo chilo di carbonara in tre vino rosso come piovesse lasagne sopravvissute indenni al Natale e per chiudere il liquore al cioccolato.

Risultato? Catalessi notturna.

Mattinata in giro per Roma, poi a casa di Ligeia di nuovo.

Mezzo chilo di pasta in due, crepes ai funghi vino e quant’altro.

Il tutto con vista mozzafiato su San Giovanni.

E pensare che dalla mia terrazza si vede l’ospedale.

Prendiamo un taxi per raggiungere casa di Claudio, e manco a farlo apposta, manco ad averlo cercato, troviamo il tassista compagno d’infanzia di Sandrone tal Valerio di Primavalle.

Valerio: un uomo, un perché.

La Multipla sgangherata si insinua nel traffico romano coi vetri appannati dalle risate degli occupanti.

Lo invitiamo a scendere, così saluta Sandrone.

“Purtroppo nun c’ho tempo… ma se ‘o vedete… diteje a Sandrone che ‘o saluta Valerio de Primavalle”.

Quelle cose che se le racconti non ci crede nessuno.

Sul treno che mi riporta ai miei libri diritto medioevale riguardo le foto, segni tangibili di quello che mi è successo e mi sembra impossibile che così tante cose possano accadere nell’arco di misere trenta ore.

Riguardo le foto e posso dirlo con certezza.

Il viaggio è ancora lungo, la strada è ancora tanta.

Ma ad ogni passo le sorprese non tardano ad arrivare.

Perché per un Clabber, il viaggio della vita, è un sogno per sempre.

Francesco Mosconi

 

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

2 Commenti

  1. Franz sei stato il regalo più bello che ho ricevuto questo Natale! Tu, la tua amicizia, la tua dolcezza…..e le tante emozioni vissute insieme. SEI UNICO! tvtttb

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