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Vasco Rossi attacca Baglioni

Nemmeno il tempo di annunciarla ed ecco che su Facebook, la casa dei clippini e delle esternazioni a muso duro, sul profilo di Vasco Rossi arriva la prima parte de “L’Altra Biografia”, la valanga di parole che il Blasco fa scorrere negli occhi e nelle orecchie dei suoi fans. Leggiamola insieme, direttamente dal profilo di Vasco:

E’ vero che, almeno in teoria, gli artisti non entrano mai realmente in competizione tra loro, per la semplice ragione che la creazione artistica, per definizione, è la risultante di un profondo e tumultuoso processo interiore, personale, sofferto, intimo, in grado quindi di generare, ogni volta, qualcosa di esclusivo e di unico nel suo genere: qualcosa di non confrontabile, logicamente.

E’ vero anche, infatti, che la competizione, gli artisti, la vivono più che altro nei confronti di loro stessi: nel tentativo di superarsi continuamente crescendo, cambiando, maturando… e tentando ogni volta di rinnovare (o addirittura di migliorare) gli ultimi livelli raggiunti.

Tra noi cantautori e cantanti italiani, in effetti, c’è una certo rapporto di familiarità: ci conosciamo tutti (almeno di vista), e siamo pure consapevoli di condividere in qualche modo un mestiere, uno stato sociale, un ruolo pubblico, un posto nell’immaginario collettivo… ed un certo successo, di solito.  Quindi possiamo sentirci abbastanza simili. E ci sentiamo certo più tranquilli uno di fronte all’altro, e forse anche più a nostro agio, senza quel senso di tensione e senza quell’atmosfera di eccitazione che abbiamo quando invece ci ritroviamo negli alberghi o per le strade circondati o inseguiti, o a volte addirittura proprio assaliti,  da ammiratori o da semplici curiosi sconosciuti… che sono spesso anche un po’ troppo… agitati.

Questo però è l’aspetto superficiale, l’apparenza, quello che si può intravedere attraverso la nebbia di questo buonismo, oggi tanto diffuso nell’aria della nostra musica italiana, che dice: “Siamo tutti amici, siamo tutti buoni e ci vogliamo tutti bene!”.

Eh sì…!

Se si va a guardare oltre, invece, se si alza il velo del politicamente corretto, ci sono poi le simpatie varie e le emozioni vive, le empatie autentiche, ma anche le profonde divisioni, le antipatie istintive… ed infine le competizioni vere e proprie.

Eh… Cosa fai, allora, quando incontri un cantante che consideri un perfetto imbecille per le cose che canta? Quando ti trovi di fianco ad uno che, secondo te, dovrebbe andare a zappare la terra, piuttosto che continuare a frignare stupide canzoni che sono tutte la stessa lagna? Canzoni lagnose che non sopporti, ma non glielo puoi dire certo in faccia. Allora lo guardi solo negli occhi, ma in un certo modo provocatorio ed inequivocabile, aspettando (e sperando!) che abbia almeno una qualsiasi reazione visibile, che dica anche soltanto una parola, per poter scatenare una battaglia dialettica, per fargli qualche battuta cattiva ma sincera, qualche critica impietosa ma oggettiva. Quando incontri un Baglioni, insomma, che per te impersona… che per te è l’emblema… delle musichette da sala d’attesa… Con testi che non raggiungono neanche il livello dei peggiori discorsi sul più e sul meno, infarciti dei soliti luoghi comuni, come quelli che si fanno per ammazzare il tempo quando si sta in fila alle Poste o che fanno tra loro le signore dal parrucchiere durante una messa in piega…  Lo hai conosciuto agli inizi della sua carriera, quando sembrava la brutta copia di Battisti. Certo… “la tua maglietta fina”… in confronto alle “scarpette rosse”… “Passerotto non andare via”… rispetto a “Dieci ragazze per me”…! O “La mia canzone per Maria”, “La vita è adesso” in confronto a “Emozioni”… Eh, insomma! …Impallidivano un po’! Sarà forse per questo che lo hai preso subito in antipatia…

(Mi ricordo che il periodo in cui lui cantava “Passerotto non andar via”… io avevo diciannove anni e scorrazzavo con la mia Honda 750… senza nemmeno sognarmi di poter mai chiamare una donna in un modo così stupido e ridicolo).

 E cosa vuoi fare, dicevo, quando ti ritrovi seduto di fianco ad un tal Wolfang Amadeus Minghi ( il soprannome è mio) che sembra talmente soddisfatto di sé e delle sue canzoni tristi e lagnose…? Che poi, queste sue lagne, lui le fa sempre in tonalità minore… che ti fa scendere giù per le sue scale melodiche sempre di più e, alla fine della torturante atmosfera di triste malinconia, ti risolleva finalmente (anche perché più giù non poteva proprio più andare) con un compiaciuto e soddisfatto…. “La vita mia!” ….In MAGGIORE!! E nel momento in cui lo senti cantare quest’ultima egocentrica e superba frase, lo vedi anche alzare il viso ed assumere un’espressione da imperatore… Be’, allora può venirti proprio voglia di smontarlo un po’, di dirgli che la sua aria da fenomeno musicale e il suo modo di tirarsela ti fanno pena, che sono solo un triste squallore, il risultato di una presunzione eccessiva che ha perso ogni contatto con la realtà, quella vera. E sì… E alla fine glielo dici pure! E lui non fa una piega, resta sordo ed isolato nel suo mondo fatto di favole e di preghiere. Così tu ti allontani, e vai a sederti in mezzo ai Litfiba. Allora, magari, ti ritrovi di fianco a Pelu’… e lo osservi un attimo. E pensi che ancora non hai capito se canta per scherzo e fa del rock per caso, o se in fondo si diverte soltanto… per sesso! Certo non hai ancora capito nemmeno un suo testo. Tutti quegli ululati poco funzionali e tutte quelle gratuite distorsioni vocali continue, che sottomettono il significato delle parole al solo fine dello spettacolo e della recitazione, sono tanto lontani dalla tua concezione di “canzone” e di “musica rock” che finisce che uno come lui, poi… ti sembra un UFO.

Poi ci sono quelli che non hanno niente da dire, quelli che non sanno comunicare, e poi anche quelli che ammiri e apprezzi. Solitamente finisci per star con questi ultimi, è naturale, è logico.

Ogni tanto può capitarti d’incontrare il giovane talento un po’ sbruffone che ti vuole sfidare, e quindi che devi un po’ “domare”, come Grignani, nei primi tempi. Ma c’è anche chi, come Zucchero, si mette a competere con te a suon di dischi pieni di splendide ed orecchiabili… e travolgenti musiche, complete di arrangiamenti davvero ben confezionati.  C’è sempre qualcuno che ti ritrovi regolarmente avanti nelle classifiche, e che raccoglie sempre un po’ più di pubblico di te nei concerti… e che vorresti strozzare!

Ad un certo punto, mi ricordo, arrivò pure il “Baglioni da stadio”, che regolarmente ti batteva negli incassi per un pelo. E volava sulle ali dell’affetto della gente mentre ….avesse avuto la tua reputazione!! Finché il divino Claudio commise un grave errore… 

Amnesty international organizzava un festival rock coi miti internazionali. Io avevo offerto la mia disponibilità a partecipare, come rappresentante italiano, e la cosa pareva stesse andando in porto, quando Baglioni scese dal Cielo e offrì Sua disponibilità. Così Blasco Rossi , lo scomodo e imbarazzante personaggio, fu immediatamente messo da parte, per poi essere escluso: venne accolta invece a braccia aperte la notizia della Sua partecipazione. Stampa e critica italiane spalancarono subito le porte al beniamino delle italiche mamme, al punto di riferimento delle spose giovani e bianche, all’ottimo esempio per tutte le brave ragazze, al supporto nazionale per i discorsi sul tempo che si devono fare per forza durante l’attesa alle Poste o dal parrucchiere.

Effettivamente, lui era la perfetta rappresentazione dell’ ideale del bravo ragazzo: pulito, bello e sano.  L’unico problema, pensavo io, era che lui che non c’entrava niente con i gruppi rock feroci come quelli di Springsteen ed altri. Ma lui, completamente in preda a se stesso, lui non c’ha mica pensato! E così, quando fece la sua apparizione su quel palco, venne massacrato da un pubblico che non lo riconosceva, che non lo voleva, che non lo stimava e che non lo apprezzava. Il pubblico si espresse a suon di lanci di bottiglie, di lattine e di insulti (cosa che a lui non era mai capitata); lui fu costretto a fuggire dal palco, e la cosa lo scioccò a tal punto che sparì per anni dalla circolazione. Povero lui, abituato da sempre a esibirsi solo davanti a persone che già lo adoravano per le sue canzoni; povero lui, che aveva sempre conosciuto soltanto l’esperienza di salire su un palco per accontentare e soddisfare un pubblico già conquistato, che già lo stava aspettando, a cui bastava anche solo vederlo da vicino per acclamarlo…

Da quella volta, non si esibì più dal vivo per oltre dieci anni. Ricominciò timidamente dal balcone di casa sua con un concerto per il suo vecchio cortile…! Poi ne fece uno su un camion, ed infine riprese il coraggio di riaffrontare il pubblico in un Palasport.

Non posso dire di avere sofferto per lui. Anzi, parliamoci chiaro: fui contento che la sua arroganza e il suo delirio di onnipotenza fossero stati ridimensionati in quel modo.

Io ne avevo presi, di schiaffi, nei miei primi anni di concerti…! Soprattutto in quelle centinaia di esibizioni che ho fatto in manifestazioni e fiere dove la gente non stava lì appositamente per me. E per me non era facile convincere, ogni sera, un pubblico che all’inizio si mostrava decisamente freddo e spesso addirittura ostile… per poi riuscire a farlo divertire e a farlo  emozionare. Per lunghi anni io ho ricevuto insulti e sarcastici commenti. Molti miei concerti sono stati delle guerre…

E poi ero io il rappresentante più azzeccato per quel festival! Solo la mia reputazione di soggetto impresentabile, di personaggio fuori dalle regole, mi aveva fatto escludere.

Comunque io sarei sopravvissuto anche a questo, mentre Baglioni, intanto, era subito corso a nascondersi sotto il letto.

Già sapevo allora che, da quel momento in poi, non avrei avuto più rivali nei concerti dal vivo. Infatti, la mia esperienza e tutti gli anni di gavetta, su tutti i tipi di palco, di fronte ad ogni tipo di pubblico, mi fecero diventare presto una realtà unica nel panorama musicale italiano. Nessuno ha dovuto imparare quanto me a sedurre la gente mettendo l’anima nel comporre le canzoni e nel cantarle. E in quell’epoca nessuno era bravo come me, nel farlo: ero diventato “un incantatore di serpenti”!

NEGLI anni ‘90 lo spettacolo divenne sempre più coinvolgente e trascinante.

Le canzoni erano ormai penetrate nel cuore della gente, che finalmente le ascoltava senza pregiudizi, e che si commuoveva con me, gioiva con me, si esaltava con me. In pratica, la gente cominciava a riconoscere dentro di sé le stesse emozioni, le stesse delusioni, sofferenze ed esaltazioni che raccontavo io nelle mie canzoni. Stupefatti e consolati dal sentire un pazzo che, dal suo palco, confessava le proprie debolezze senza vergogna, che riconosceva i propri errori ed era capace di riderci sopra… le persone cominciavano a sentirsi meno sole nelle loro inconfessate sofferenze… E questo le faceva sentire più sicure, più tranquille …e più serene. Uno dei messaggi di fondo di tutte le mie canzoni è “Non siamo perfetti”: lo si deve accettare, riconoscere, ricordare, tenere presente… e quindi poi saper perdonare, lasciar correre! Dire anche “Chi se ne frega”. Siamo solo noi quelli che sbagliano e “buttano via la loro vita”, secondo voi, perché facciamo tardi la notte: ma andate a farvi fottere, voi e i vostri (pre)giudizi! Vogliamo una vita spericolata, e non rispettiamo più i vostri falsi valori. Per il momento ci stordiamo un po’, poi affronteremo il mondo e i suoi problemi. Siamo noi, siamo noi che dovremo andare avanti. Non accettiamo più lezioni da persone e da istituzioni che non possiamo più rispettare, perché le abbiamo viste troppe volte tradire, mentire e vendersi. E rubare…! Rubare anche il nostro futuro, fottendosene di noi.

E poi… Tante emozioni… condivise all’unisono… attraverso canzoni che rievocavano amori, passioni, gioie e delusioni in modo semplice e spontaneo, senza la minima ombra di dubbio che non siano nate da sole, senza alcuna volontà di sedurre, compiacere o farsi ammirare…. Le mie canzoni…! Sempre più libere di essere come vogliono, come volevano allora e come vorranno sempre. La mia assidua ricerca stilistica della sintesi… che mi ha sempre portato a saltare volontariamente alcuni passaggi lasciando così all’immaginazione il compito di riempirli. E l’immaginazione è un mezzo che può raggiungere vette e profondità… insondabili.

Io, nella mia vita, mi sono sempre, continuamente e solamente, dedicato a questa straordinaria avventura del cantare… E sono ormai tranquillo, consapevole di non aver più niente da dimostrare o da perdere… E quindi sono sempre più sfrontato nell’azzardare, nello sperimentare, nel giocare e nel rischiare tutto, ogni volta.

Tanto che, ad un certo punto, ho pensato che la più grande trasgressione, dopo quelle degli anni ottanta, soprattutto per una Rockstar, fosse quella di costruire una famiglia, di abbandonare il comodo Stupido Hotel.

E se oggi riesco ancora a portare avanti un tale coinvolgente progetto e, contemporaneamente, a continuare l’avventura di VascoRossi, allora significa che sto vivendo (e, per ora, vincendo!) una bella sfida. La sfida più spericolata che esista in questa vita precaria moderna: il progetto famiglia, che mi è costato sacrifici enormi, ma mi ha fatto vivere un’esperienza straordinaria, e mi ha dato tante soddisfazioni. La nascita di un figlio mi ha regalato una nuova visione del mondo, e così io mi sono guadagnato un riposizionamento della mia esistenza su un piano molto più sano e realistico: non sono più un artista eccentrico e di successo al centro dell’universo, ma mi sono elevato fino a diventare un uomo come tanti, pronto a sacrificare la propria vita per quella di qualcun altro, per quella di un figlio, e senza alcuna paura o indecisione di sorta.

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The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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