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Il canzoniere di Claudio Baglioni

Il canzoniere di Claudio Baglioni è uno specchio in continua evoluzione, un osservatorio sulla maturazione dei sentimenti, dalle pulsioni giovanili degli amori che esplodono, vivono e temperano alle contraddizioni di un uomo messo di fronte a se stesso, alla memoria, a dolorosi tragitti interiori. La canzone di Baglioni è un viaggio nella vita, un percorso avviato da una lettura personale divenuta universale, capace di accomunare tutti noi e le nostre storie. (Note di copertina)

Non che le magliette fini (strette “al punto che m’immaginavo tutto”) mi lasciassero indifferente. E, a dirla tutta, anche gli striptease solitari delle ragazze di campagna mi procuravano turbamenti che se non proprio alla giovane Torless, poco ci mancava (“ti avvicini allo specchio sfili via la gonna/ mica male le gambe/ sembri già una donna/ un bottone poi un altro/ e la camicia voilà vola sopra il comò”). A salvarmi dal romanticume di stampo baglioniano è stato il “sollen” del messaggio dentro le canzoni: i piccoli grandi amori non erano contemplati. L’attrazione fatale per le ballate politiche non ha permesso che quelle di Baglioni diventassero, per me, nemmeno un vizio solitario (vedi quello di sollazzarmi con le panzane elettro-sci-fi dei Rockets, ma – per favore – non ditelo in giro). Le ho fuggite – sic et simpliciter -, sordo al loro mellifluo richiamo di vetero-stornelli. Tutto questo fino a un certo punto: fino alla svolta di “Strada facendo”, all’alba degli ipertrofici anni Ottanta, quando il Claudio tutto zucchero, sofferenza & miele corregge il tiro della sua scrittura se non nella sostanza quanto meno nella forma, diventata adulta e, in una manciata di dischi a seguire (“La vita adesso”, “Oltre”) – udite, udite – persino da elogiare. Del resto, se anche un duro e puro della critica rock-progressive come Donato Zoppo si converte allo specifico baglioniano, escludendo l’improvviso impazzimento (Donato conferma anche nella fattispecie di essere tra i più analitici conoscitori di storie di note) un motivo deve pur esserci, da qualche parte. Io, a riguardo, un’idea me la sarei fatta: proprio l’evoluzione in progress del canzoniere di Baglioni deve aver convinto Zoppo ad accettare la sfida: sdoganare ciò che di primo acchito appare non-sdoganabile, senza perderci faccia & credibilità.

In “Questo piccolo grande viaggiatore” (Aereostella, 2012), Zoppo tampina l’ex Agonia a cavalcioni sulla coda del tempo, in tutte le sue circonlocuzioni fra musica e parole: dai reiterati struggimenti da lungo Tevere ai tamburi lontani, dalla poesiola per fanciulle in fiore dell’amore “bello come” agli amori adulti (sempre sfigatissimi però più maturi, vuoi mettere?); da 51 Montesacro (“e tutto cominciava”) alle liturgie live davanti a folle osannanti. Il tutto in sole 100 pagine, signore e signori, senza timore & tremore (reverenziale) per un’esegesi critica, tutt’altro che da fan. Che poi sarebbe il pregio numero uno di questo libro: taglio oggettivo, affidato a una penna indifferente alla fama (quando è il caso persino pungente), lontana anni luce dall’acquiescenza pedissequa da saggista in vena di apologia. Quando si dice che la vecchia scorza del giornalista rock, così come il buon sangue, non mente.

Alla luce della sua tempra critica, Zoppo riesce a rendere commestibile (con gusto, per di più) la biografia discografica di uno fra i più indigesti tra i cantautori italiani. Alcuni libri vanno assunti a prescindere, sulla scorta del valore di chi li firma. Soprattutto se siete fermi alla linea dura, idiosincratica agli straripamenti melassa & logorrea di Claudio Baglioni, osate leggere “Questo piccolo grande viaggiatore” e fatemi sapere.

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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