Baglioni “occupa” gli Arcimboldi
Per sette sere Baglioni “occupa” gli Arcimboldi
MILANO Avrà inizio stasera (giovedì 10 gennaio) l'”occupazione” del Teatro degli Arcimboldi in viale dell’Innovazione a Milano.
Sette sere per “Dieci dita“, quelle con cui Claudio Baglioni suonerà pianoforte e chitarra (anzi, chitarre: ne avrà tre sul palco), privandosi di ogni musicista di supporto per intrattenere i suoi sempre numerosissimi fan da perfetto “one man band”.
Uniche certezze l’inizio, affidato a una “Solo” quanto mai programmatica, e la fine, che dovrebbe essere “Mille giorni di te e di me”, a meno che l’artista romano non si produca in ulteriori bis. In mezzo, ha anticipato il cantautore, ci sarà di tutto: brani vecchi e nuovi, classici inevitabili (“E tu, “Amore bello”, “Poster”, “Strada facendo”, l’immancabile “Questo piccolo grande amore”), ma anche pezzi meno noti nell’attesa che Baglioni torni a pubblicare canzoni inedite: l’appuntamento dovrebbe essere fissato per la primavera e il titolo del nuovo album dovrebbe essere “Con voi” (i condizionali sono d’obbligo).
Nei dieci anni di distanza tra questa nuova opera e “Sono io, l’uomo della storia accanto” del 2003 si è disimpegnato tra live, antologie, divertissement come le cover di “Quelle degli altri” e le carole di “Un piccolo Natale in più“, pubblicato in prossimità delle ultime feste.
Da stasera, alle 21, fino al 16 gennaio, le ultime due date aggiunte a furor di popolo per accontentare tutte le richieste.
I biglietti per i concerti agli Arcimboldi costano da 87 a 35 euro. È anche disponibile una speciale “Dieci dita card”: ai possessori sono riservati vantaggi esclusivi, sconti e convenzioni che saranno comunicate da Friends & Partners sul sito www.fepgroup.it.
Ci sono anche dei “biglietti palco” per assistere al concerto a pochissima distanza dall’artista. Chi acquista i biglietti on line (www.ticketone.it), infine, riceve una special card personalizzata, diversa per ogni show, che varrà come titolo di ingresso e per trasformarsi poi in un vero e proprio oggetto da collezione. Alessio Brunialti