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Solo con il pubblico

E adesso non c’ è che Baglioni, soltanto Baglioni e sempre Baglioni, che sta riempendo gli Arcimboldi. Sette serate, da domani a mercoledì, una prevendita che si aggira sui 16.500 biglietti, e qualche posto disponibile ancora sugli ultimi due giorni. È un successo annunciato lo sbarco a Milano di “Dieci dita“, l’ ultimo – per ora – progetto del 61enne cantautore che nella sua Roma ha spopolato. Progetto originale per vari motivi.

Primo, non c’ è scaletta, o meglio c’è, ma cambia ogni sera. Secondo, ogni concerto dura sulle tre ore. Terzo, Baglioni è solo sul palco, ma nel senso che non ha musicisti: attorno a lui sono seduti centinaia di spettatori. Baglioni, che cosa ci mette dentro, in tre ore? «Ah, saperlo. Decido sulla base dell’ estro del momento. Più o meno i miei classici, tipo Questo piccolo grande amore, Poster, E tu, Sabato pomeriggio, ci sono. Ma ci sarà parecchio altro della mia produzione, che ormai è sulle 300 canzoni, qualcuno ha contato che sono 41.847 parole. Mi dedicherò molto alle cose più trascurate del mio repertorio».

A Roma ha eseguito tra le altre “Tamburi lontani”, “Domani mai”, “Patapan”.

Che rapporto ha con le sue canzoni meno note?

«Noi musicisti vorremmo uscire dalla definizione, essere infiniti più che definiti. E i nostri grandi successi spesso ci definiscono un po’ troppo. Insomma, io sono quello di Questo piccolo grande amore, Fossati quello di La mia banda suona il rock e così via. Anche per questo spesso i nostri successi li massacriamo un po’ . Per questo mi piace stavolta buttarmi su brani meno noti, in qualche modo sono come figli più sfortunati, e per questo li amiamo».

Cos’altro dobbiamo attenderci?

«Di certo qualche brano di Un piccolo Natale in più, il disco di canzoni tradizionali delle Feste che ho fatto nei mesi scorsi. Vero che ormai Natale e Capodanno sono passati. Ma Natale è un simbolo: di rinnovamento, di rivoluzione, di un giorno nuovo, di un inizio che ormai aspettiamo da una ventina d’ anni. siamo dei nostalgici del futuro, e quindi il Natale ci sta benissimo».

E la scelta di avere il pubblico sul palco?

«Per non soffrire di solitudine, visto che non avrò altri musicisti. Lo spirito di queste serate è seguire il filo dei pensieri e delle emozioni, proprio come avverrebbe in una serata tra amici. Quindi voglio gli amici attorno a me, come fosse una chiacchierata. Consideriamola una riunione di vigiliae di festa in attesa di buone novelle».

Traduzione, del nuovo disco.

«Anche. Dal 2003 in poi ho fatto molti percorsi personali all’ indietro: ho scritto anche canzoni nuove, ma soprattutto ho rivisto quelle passate, ho riletto il repertorio mio e altrui. Ora mi rituffo in avanti. Con un progetto ancora da definire, probabilmente diviso in due diversi dischi. Ma se ne parla a primavera o giù di lì».

Da domani è agli Arcimboldi, teatro che ha già riempito nel 2009 per l’opera musicale ispirata a “Questo piccolo grande amore”, e che lei avrebbe dovuto riempire per primo in assoluto.

«Vero, nel 2002, durante il tour di Incanto, dovevo fare il concerto inaugurale prima dell’ apertura ufficiale. Ma poi saltò tutto, e chi si ricorda perché. Forse anche per questo sono felice di suonare qui: ha la bellezza e la classe dei teatri italiani classici, ma ben piantato nel tempo contemporaneo, un’ acustica formidabile, un retropalco efficientissimo». Anche se immaginiamo che il posto di Milano a cui è più affezionato sia un altro. Uno stadio a caso, per esempio. «Beh, vorrei vedere. Che momenti indimenticabili ho vissuto a San Siro. Nel 2003 ho fatto il record assoluto di presenze: oltre 81mila spettatori. Dev’ esserci una targa lì da qualche parte. Parlavamo di teatri, quello è un teatro, più che uno stadio, perfetto per suonarci. Ci tornerò, non quest’ anno, ma nel prossimo credo che si possa fare. Ci lavoreremo».

Articolo di Repubblica del giorno 10 Gennaio 2013

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

7 Commenti

  1. …. gli 81000 spettatori ci furono nel 98 tour da me a te…..nel 2003 c’erano 50 mila e passa persone…..s.siro era pieno comunque…io c’ero!!!!……………..vorrei ricordare che i vari liga, vasco, eccc…..fanno i sold out a s.siro con 60 mila persone, perchè il palco copre un intera curva e una parte dei settori laterali…mentre baglioni il palco lo metteva al centro…….

  2. Gli spettatori a san siro nel 2003 furono 48 650 ufficiali. Sicuramente lui faceva riferimento a quello del 1998 a san siro dove gli spettatori paganti furono 81 000. Pasquale informati meglio,io parlo sempre di dati ufficiali.

    1. io ho sentito che ci furono un 50.000 persone …non ricorco però se a firenze o a milano …. ma comunque può capitare di non riempire uno stadio in un tour … se succede non vedo lo scandalo … claudio è sempre un grande ….

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