ConVoi – L’origine (parte 3)
DAL FACEBOOK UFFICIALE di CLAUDIO BAGLIONI
Negli anni ’60, il disco era tutto. Quel cerchio nero, di vinile, con migliaia di misteriosi solchi concentrici, ancora più sottili dei capelli, era un sole, in grado di illuminare il mondo.
Il mondo intorno a noi e, ancora di più, quello dentro di noi. Per questo, quella sera, non finii disperso chissà dove e non mi lasciai prendere dalla disperazione, perché avevo un contratto e, prima o poi, avrei avuto il mio disco.
E il mondo di dentro – e, se fossi stato fortunato, anche quello di fuori – sarebbero stati accarezzati dai suoi raggi.
Il disco era tutto. Era lui il vero “social network” della generazione giovane, molto più della televisione. Sì perché la televisione era qualcosa di chiuso, ingessato, polveroso, “antico”. Roba da matusa, dicevamo allora. Parlava di cose che non ci interessavano e ne parlava con una lingua che non ci apparteneva e che non capivamo. Provate a cercare su YouTube un telegiornale degli anni ’60 e vi accorgerete di cosa sto parlando.
Certe cose in televisione non si vedevano proprio.
Di musica, poi, non se ne parlava praticamente mai.
Al massimo poteva capitarti un servizio di cronaca nel quale qualche austero signore in vestito grigio, camicia bianca e cravatta nera, storceva il naso con supponenza di fronte alle scene di isteria collettiva durante un concerto dei Beatles o dei Rolling Stones.
E noi ci chiedevamo perché proprio a noi era toccata la sfortuna di essere nati nel Paese sbagliato!
W l’Inghilterra, nasce da qui. (segue…)
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