ConVoi – L’origine (parte 5)
DAL FACEBOOK UFFICIALE di CLAUDIO BAGLIONI
Al contrario della televisione, il disco non ci teneva chiusi in casa: ci faceva “evadere”; ci portava, anzi ci proiettava fuori.
Uscivamo dalla famiglia che non ci eravamo scelti e andavamo verso la “famiglia” che ci sceglievamo noi.
Una famiglia non solo “reale” – gli altri, gli amici, il gruppo – ma anche “ideale”: i giovani di tutto il mondo. Inglesi e americani, soprattutto, quelli che scrivevano quelle canzoni che ci facevano impazzire e che – grazie ai dischi – facevano il giro del mondo e arrivavano fino a noi. “I can’t get no satisfaction”, cantavano gli Stones e noi volevamo raggiungere quella satisfaction e sentirci vivi.
Oggi tutto questo sembra normale e, grazie alla Rete, la musica viaggia molto più velocemente e liberamente di allora. Ma negli anni ’60 era la prima volta che i giovani prendevano coscienza di esistere. Per la prima volta sentivano di avere una “voce” e, per la prima volta, volevano farsi sentire.
Oggi chiunque può scrivere quello che pensa sul muro di Facebook o su quello di Twitter e i suoi pensieri, in un lampo, possono fare il giro del mondo.
Allora il nostro mondo era il disco. E, dato che nessuno di noi poteva permettersi di girarlo davvero (i voli low cost erano di là da venire), lui girava il mondo per noi e lo portava da noi.(Segue)
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