ConVoi – L’origine (parte 8)
DAL FACEBOOK UFFICIALE di CLAUDIO BAGLIONI
La musica non è finita, né finirà mai, ma è chiaro che quel tipo di musica (il “rock”, intendo) ha detto quello che aveva da dire.
Di canzoni belle se ne scrivono ancora, è ovvio.
A volte anche di bellissime, ma la portata rivoluzionaria e straordinariamente innovativa di quel ventennio si è inevitabilmente esaurita.
Non è colpa di nessuno, ogni stagione descrive un arco ideale: nasce, raggiunge il proprio vertice creativo ed espressivo e, lentamente, si spegne per lasciare il posto ad una nuova corrente, una nuova tendenza, una nuova rivoluzione.
E’ un processo naturale, che interessa ogni campo: filosofia, poesia, letteratura, arti figurative, linguaggi.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Ma è proprio questo che consente alla creatività di andare avanti, continuando ad interessare ed affascinare, e a noi di non rimanere ostaggio sempre della stessa canzone, che si ripete all’infinito come accadeva una volta quando il disco si graffiava e il giradischi si “incantava”. (Da qui l’espressione: “ripete sempre le stesse cose, come un disco rotto!”.
Nel mondo degli mp3 una frase del genere non sarebbe mai nata). In realtà si incantava solo il giradischi: noi non ci incantavamo affatto.
Anzi. Ci rompevamo quasi subito e ci toccava dare un colpetto al giradischi, perché la puntina saltasse il solco “viziato” e l’ascolto potesse proseguire.
Era chiaro, però, che quel disco era, ormai, arrivato a fine corsa e, se volevi risentirlo, non avevi altra scelta che ricomprarlo.
Bei tempi: per i venditori di dischi, se non altro. (segue…)
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