Lampedusa merita il Premio Nobel
Ecco perché Lampedusa merita il Premio Nobel
Dopo la visita del Papa cresce la stima per la gente dell’isola
Il Premio Nobel per la pace? Ai lampedusani. Per quel «faro » indicato da Papa Francesco come «esempio di amore, di carità e di accoglienza» le parole non bastano più. Servono fatti concreti, gesti veri. E se «le parole del Pontefice – come ha spiegato martedì la Cei – invitano a vincere l’indifferenza di fronte al cammino drammatico di tanti nostri fratelli. Un’indifferenza che è globale e che chiede anzitutto ai cristiani la globalizzazione della solidarietà», un primo passo per questo risveglio delle coscienze potrebbe essere il riconoscimento dell’impegno e dell’amore della gente dell’isola. Su questo giornale la proposta è stata avanzata già nel 2011 (vedi pagina qui a destra) dal direttore, Marco Tarquinio: «I fatti di questi giorni sono la continuazione di una storia di accoglienza faticosa, complicata, un po’ contraddittoria e umanamente generosa come tutte le storie vere – scriveva Tarquinio rispondendo a un lettore – che si sta scrivendo da anni sulle coste, sui moli e tra le case di Lampedusa. Quello ai cittadini dell’isola sarebbe, perciò, certamente un Premio Nobel per la Pace giustificato. Un Nobel “comunitario”, eloquente, emblematico e altamente educativo». Ma già nel 2009 la Fondazione O’ Scià si era mobilitata col suo socio fondatore, Claudio Baglioni, per ottenere il prestigioso riconoscimento, prendendo contatti con tre premi Nobel per la pace, tra cui la pacifista iraniana Shirin Ebadi, che all’epoca si mossero per verificare l’idoneità della proposta. Sempre nel 2011 fu l’allora premier Silvio Berlusconi a rilanciare la proposta durante la sua visita a Lampedusa. Oggi, dopo la visita del Papa, quell’auspicio si fa appello pressante alle istituzioni e alle autorità. Lampedusa merita d’essere guardata come faro di solidarietà da tutto il mondo.
Papa Francesco lunedì 8 luglio a Lampedusa
l’ultima cosa che farò