Resoconti

Presentazione 17°cd Sorrisi

FIGLI UNICI

La prima cosa sorprendente di questo “Figli Unici” è il fatto che stiamo parlando di un album che non è mai esistito. Sembra incredibile, ma è così. Non siamo, infatti, in presenza di un lavoro che rientra in quella che abitualmente viene definita la “discografia ufficiale” di Claudio Baglioni; non è un concept-album (un disco nel quale le canzoni sono legate dal filo rosso di una storia, anche se – come vedremo – un filo rosso certamente c’è); non si tratta di un album live e non è nemmeno una raccolta di grandi successi (sebbene la maggior parte delle undici tracce contenute in questo cd siano, a tutti gli effetti, dei successi). Non solo: malgrado questi brani vengano presentati all’interno di un gruppo piuttosto nutrito (e decisamente ben assortito), essi sono davvero figli unici. Sia nel senso che non hanno “fratelli”, sia nel senso del peso specifico artistico di ogni singola produzione. Da cosa nasce, allora, il progetto? Presto detto: dall’esigenza di raccogliere sotto lo stesso tetto tutti quei brani del musicista romano (tutti presentati in versione rigorosamente originale) che sono stati pubblicati senza essere contenuti in un album di riferimento. E questo non perché si tratti di canzoni che non hanno trovato posto nella discografia ufficiale, ma perché sono pezzi che fanno storia a sé. Ciò a cui questo singolare accostamento dà vita è un album insolito. Imprevisto e imprevedibile. Una sorta di album – calendario, nel quale – oltre a viaggiare tra una moltitudine di temi, paesaggi e personaggi – si viaggia attraverso diverse epoche storiche e altrettanti fasi creative. La cronologia di quest’opera singolare è, infatti, scandita da vestiti sonori molto diversi da loro. Una pluralità di ambientazioni musicali, che testimonia il progressivo affinamento delle capacità espressive dell’artista, il cambiamento del gusto sia negli arrangiamenti che nelle sonorità (Baglioni è tra i pochissimi artisti italiani e internazionali che non hai mai cercato di replicare le formule di successo, ma che può vantare un vanto di linguaggio e di orizzonte sono ad ogni album) e l’evoluzione delle tecnologie (con le quali l’autore della “canzone del secolo” ha sempre coltivato un rapporto di complice confidenza creativa). Il tutto, senza dimenticare che ognuna di queste uscite uniche – che, come ricordato, non sono rintracciabili in nessun lavoro complessivo già pubblicato – ha una ragione ed un senso diverso. Scorriamolo in dettaglio.
“Fratello sole sorella luna” è la titletrack dell’omonimo film di Franzo Zeffirelli, ispirato alla vita di San Francesco D’Assisi. Film che valse al regista fiorentino il David di Donatello (1972). In questo caso, Baglioni appare solo in veste di interprete. La musica, infatti, è opera di Ritz Ortolani (che firma l’intera colonna sonora del film) e il testo è di Jean-Marie Benjamin. Il brano è inserito in un 45 giri (pubblicato dalla RCA Italiana) nel quale, curiosamente, si trovano tre pezzi estratti dalla colonna sonora: Fratello sole sorella luna, Preghiera semplice (entrambi firmati dalla coppia Ortolani – Benjamin) e Canzone di San Damiano (la cui musica si deve a Donovan, cantautore scozzese molto famoso negli anni sessanta/settanta). Il 45, che raggiungerà la trentunesima posizione nella classifica dei singoli più venduti, rappresenta, fino a quel momento, il maggior successo discografico di Baglioni. Manca, però, pochissimo alla pubblicazione di “Questo piccolo grande amore” e le cose stanno per cambiare in modo clamoroso.
Con “Avrai” – uno dei pezzi più amati e di maggior successo dell’intera produzione baglioniana – si salta a tutt’altra stagione sonora. Estate 1982. Musicalità e sonorità sono le stesse di un album di grande successo (“Strada facendo”), uscito esattamente un anno prima (giugno 1981). Il 19 maggio 1982 è nato Giovanni, il suo primogenito, e Baglioni – dopo aver scritto, in poche ore, questa ispirata e profonda canzone/lettera – vola a Londra per inciderla. Paul McCartney (che sta lavorando al suo nuovo album) gli concede gli Air Studios di Londra per due sessioni e il musicista romano, insieme a Geoff Westley (che sempre a Londra, aveva arrangiato e prodotto “Strada facendo”) realizza il pezzo in tempi record. Il nuovo singolo esce, infatti, il 9 giugno 1982, a soli venti giorni dalla nascita di Giovanni. “Avrai” entra in classifica a luglio e ad agosto raggiunge la prima posizione. Resterà nella top-ten per tre mesi, diventando il secondo singolo italiano più venduto dell’anno.
Altra canzone, altro salto temporale-sonoro. “Il sogno è sempre”, 1986. E’ l’anno di quella che potremmo definire la “rivoluzione tecnologica”. Baglioni compie un’impresa mai tentata da nessuno prima, e mai più tentata dopo. Grazie ad una neonata tecnologia, il MIDI (una interfaccia digitale tra strumenti musicali che permette, per la prima volta, di suonare più strumenti contemporaneamente e di dialogare con i primi personal computer), Baglioni si presenta in veste di “oneman band” e – con la complicità di un produttore del calibro di Pasquale Minieri (lo stesso che lo accompagnerà nella realizzazione di quel capolavoro assoluto che è “Oltre”) – si lancia in un tour in solitaria straordinario, sia per quanto riguarda la forza innovativa delle architetture (è proprio il caso di dirlo) sonore, che per quanto riguarda la ricercatezza e l’originalità delle armonizzazioni. Successo clamoroso, di pubblico e di critica, sia per il tour che per l’album (tre Lp, due Cd) che ne seguirà (entrambi con il nome di “Assolo”). “Il sogno è sempre” – unico inedito del disco (voce e pianoforte, con una speciale ripresa microfonica di Pasquale Minieri) – è un brano di grandissimo impatto, sia per l’intensità che per la portata evocativa, e rappresenta uno dei vertici compositivi dell’intera produzione baglioniana.
Con “Caro padrone” (brano arrangiato da Vince Tempera) si torna praticamente agli esordi, nel pieno dello “sturm un drang” creativo del progetto “Questo piccolo grande amore”. Siamo nel 1972 e la RCA chiede al ventunenne Baglioni di scrivere un pezzo che possa essere la facciata A del singolo sul retro del quale avrebbe trovato posto il brano che dava il nome all’album. L’allora direttore artistico della casa discografica, infatti, pensava che “Questo piccolo grande amore” non fosse niente di più che “una buona facciata B”.
Stesso periodo e identico destino contrastato per un altro dei tasselli musicali di “Questo piccolo grande amore”. Parliamo di “In viaggio”, canzone che venne censurata e tagliata dal Direttore Generale della RCA, in quanto (udite, udite!), ritenuta troppo politica. Per “rifarsi”, “In viaggio”, dovrà attendere la bellezza di trentasette anni, quando verrà inserita nel doppio “QPGA”.
“Da me a te” (1998)- il primo disco di Baglioni allegato a “La Gazzetta dello sport” – è l’inno ufficiale per i cento anni della FIGC e della Nazionale Italiana di Calcio e viene lanciato poche settimane prima dell’inizio dei campionati mondiali che, quell’anno, si disputano in Francia. Sarà lo stesso Baglioni, dal vivo accompagnato da un’orchestra, a presentare il pezzo allo stadio Tardini di Parma, in occasione dell’amichevole Italia – Paraguay. “Da me a te”, raggiungerà il secondo posto della classifica e resterà l’inno della Nazionale Italiana di Calcio fino al 2006.
Nello stesso anno esce anche “Arrivederci o Addio”, brano simbolo dello spettacolare tour nei grandi stadi (Roma, Milano, Palermo e Napoli), dove, per la prima volta, un super-palco a croce (novanta metri di lunghezza) occupava il terreno di gioco e il pubblico gremiva interamente gli spalti. “Arrivederci o addio” venne presentato dal vivo proprio al San Paolo di Napoli, nel concerto conclusivo del tour estivo “Da me a te” (26 settembre 1998), anche se un’anteprima del brano era stata ospitata pochi giorni prima dal Tg2.
“Crescendo e cercando”, è il brano inedito realizzato in chiusura di un doppio, fortunatissimo, giro di concerti “Crescendo” (fine 2003, inizio 2004) che vede Baglioni impegnato nei Palasport e “Cercando” (estate 2004), nel quale i concerti si svolgono in alcuni tra i siti italiani di maggiore interesse artistico e culturale. Il nuovo brano, presentato in anteprima in un Tg serale della Rai, è registrato in studio ed è accompagnato da una clip-story girata da Duccio Forzano all’interno del Colosseo. Completano questo affascinante album-calendario: “Tutti qui” (2005), arrangiato e realizzato da Paolo Gianolio, il brano inedito che guida l’uscita del primo “Best Of” di Baglioni, dal quale prende il nome; l’inno ufficiale delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, “Và”, eseguito in mondovisione all’apertura dei Giochi (al giornalista che gli chiede da dove nasca questa particolare passione per gli inni, Baglioni risponde con l’ironia che lo contraddistingue:”Evidentemente sono un musicista particolarmente inno…vativo!”);”Buon viaggio della vita” (2007), l’inedito che accompagna il doppio cd che costituisce l’anteprima del tour “Tutti qui”; “Niente più” (2009), il brano che chiude l’opera QPGA e “Per il mondo” (2010) composta durante il One World Tour, il primo, trionfale, giro di concerti nei cinque contenenti.

Trascrizione a cura di Sabrina Panfili, in esclusiva per: www.doremifasol.org e www.saltasullavita.com

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