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La vergogna siamo noi

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Novanta morti. Per ora. Con duecentocinquanta dispersi il bilancio, purtroppo, è destinato ad aumentare. Una tragedia. Tra le più gravi tra quelle che hanno colpito il nostro Paese. Non ci si può pensare.
Guardando l’interminabile fila di cadaveri adagiati sul molo, il cuore si stringe fin quasi al punto di smettere di battere. L’istinto è quello di voltarsi dall’altra parte. Per la vergogna, più ancora che per il dolore. “Mi viene la parola vergogna – ha detto questa mattina Papa Francesco – è una vergogna!”.

E’ vero. Vergogna per noi, per l’Europa, per il Mondo. Oggi parole come umanità e civiltà portano il lutto al braccio. Un lutto che porteranno a lungo.

Viene voglia di voltarsi dall’altra parte e, invece, bisogna guardare. Guardare e pensare che, sotto il velo pietoso di quei lenzuoli, ci sono decine di corpi che hanno perso la vita nel disperato tentativo di trovarla. Solo la disperazione, infatti, può portare a lasciare tutto e spendere tutto per mettersi in mare in quelle condizioni. Diciamoci la verità: nessuno di noi lo farebbe mai.

Tragedie come queste nascono proprio dal fatto che nessuno guarda. Né la gente che non conta, né quella che conta: i governi nazionali, le Istituzioni europee, i governi internazionali. Sono cose considerate “fisiologiche”. “Effetti collaterali” del sistema, come i gas di scarico che consentono alla nostra auto di muoversi. Ebbene, questi “effetti collaterali”, questi “gas di scarico” hanno nomi e cognomi, occhi, braccia, gambe, cuori e anime, sogni e bisogni e non possono essere sacrificati, in questo modo osceno, sull’altare di nessun “modello di sviluppo”. Modello evidentemente da rivedere (possiamo davvero chiamarlo “sviluppo”?), dal momento che produce tutto questo.

Dice bene Papa Francesco: la “crisi mondiale è un sintomo grave della mancanza di rispetto per l’uomo e per la verità con cui sono state prese decisioni da parte dei Governi e dei cittadini”. E, ancora: “E’ necessario un ripensamento del nostro modelli di sviluppo e di azione a tutti i livelli”. E’ vero: di questo si tratta. Il resto non serve a nulla.

Ora ci saranno i soliti articoli, la solita retorica di giornali e telegiornali. Ci spiegheranno che si tratta dell’ennesima “tragedia annunciata” e che “si poteva evitare”. Commozione, cordoglio, condanna; qualche parola più o meno ispirata e poi tutto tornerà come prima in attesa della prossima tragedia. Non possiamo andare avanti così. La nostra vita non può trascorrere negli intervalli tra una tragedia e l’altra. Bisogna dire basta e spezzare il cerchio.

Noi di O’scia’, nel nostro piccolo, lo chiediamo da dieci anni. Lo chiediamo con gli unici strumenti che abbiamo: la nostra faccia, la nostra voce, la nostra musica. Altro non abbiamo. Da dieci anni chiediamo a tutti – istituzioni locali, nazionali, europee e internazionali – di intervenire per creare le condizioni per le quali questo massacro si fermi. Gli sbarchi o i recuperi in mare, infatti, sono la “febbre” di una malattia molto grave. Non basta abbassare un po’ la febbre: bisogna curare la malattia, altrimenti, prima o poi, ci contagerà tutti. E la malattia è quel modello di sviluppo sbagliato di cui parla Papa Francesco: il primo e unico Capo di Stato che sia mai sceso a Lampedusa!

Gli squilibri tra ricchezza e povertà – dentro e fuori il nostro Paese – sono sempre più forti: fin quando non riusciremo a dar vita a politiche economiche in grado di ridurre questi squilibri e, in prospettiva, se non annullarli almeno renderli “sostenibili”, queste tragedie non si fermeranno. Anzi, si moltiplicheranno. E noi saremo ancora qui a provare dolore, ma, soprattutto, vergogna. E, ancora una volta, saremo costretti a girarci dall’altra parte, come fa chi sa che queste tragedie dipendono, soprattutto, da lui. Fate qualcosa e fatela presto, perché possiamo tornare ad alzare lo sguardo, guardarci e guardavi, senza vergognarci di portare indegnamente l’appellativo di esseri umani.

Fondazione O’Scia’

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

3 Commenti

  1. La vera vergogna è sedersi su scranni d’oro e indicare col dito… Come fa, da sempre, la Chiesa che nei secoli si è resa complice e artefice di stragi ben piu’ immani. D’altronde da millenni, sindaco, prete e industrialotto sono i simboli provinciali, cittadini che in grande cambiano nome (capo del governo, papa e multinazionali) ma non il risultato. Tutti a urlare “vergogna, vergogna” col pancione pieno e le mani sudicie…Ma i poveri, i miserabili, gli sfruttati, gli ignoranti, gli analfabeti, i reietti, gli emarginati sono il prodotto interno lordo ben confezionato dalla super collaudata associazione per delinquere stato-chiesa-mercante. Sono infatti quelli piú deboli che si lasciano suggestionare piú facilmente nel voto, nella credenza e negli acquisti.Sí perché regalano piú soldi i poveri a governi,chiese e supermercati che i ricchi! E regalano ideali,buona fede e la vita stessa. Inoltre sono comprabili,vendibili,interscambiabili. Che lo Stato sia di destra-sinistra-centro (che risate(!),nel 2014 pensare che cambi qualcosa rispetto a sinistra e destra: poveri idelogisti ingenui o collusi), che la Chiesa sia musulmana,cattolica,ebraica,induista ecc e che il Mercante sia multinazionale o mafio-cooperativa… non importa. Ecco la vergogna! E poi ci si stupisce ed indigna perchè qualche disperato scappa in cerca di una vita decente e incontri invece una morte violenta… Ma se per salvaguardare il proprio giardino siamo tutti barracuda! Che vergona la ipocrisia…fingere tutti assieme che ci importa qualcosa degli altri e andare a pregare per comprarci un pezzo di paradiso e illuderci di redimere colpe imperdonabili. Se davvero esiste un Dio, chi lo rispetta meno non è chi lo bestemmia ma chi pensa che Egli sia un inetto che non si rende conto della veritá e che possa chiudere un occhio sui malefatti in cambio di qualche preghiera… Retorica chiama retorica…Quali sarebbero le misure internazionali necessarie? Creare muraglie tra Stati, leggi severe, permessi di uccidere a vista oppure costruire nuovi centri di accoglienza, nuove farse politico-inconcludenti di palliativi estemporanei?
    Finchè le tre parche (governo-religione-mercante) avranno bisogno di adepti (poveri, miserabili, sfruttati, ignoranti, analfabeti, reietti, emarginati..) non avranno fine le stragi. E non fingiamo disillusione: votiamo, preghiamo e compravendiamo!

  2. Di fronte alla tragedia di oggi nella nostra Lampedusa vorrei che tutti noi nelle varie date del CONVOITOUR. indossassimo le magliette O’ SCIA’ e la fascia nera in segno di lutto. Claudio sicuramente approvera’ e condividera’ questo messaggio che deve arrivare forte al mondo delle Istituzioni soprattutto internazionali.
    ” VERGOGNA ” ha detto Papa Francesco e noi dobbiamo urlare forte la nostra angoscia e disperazione nella preghiera contro la globalizzazione dell’ indifferenza. Vi prego di divulgare l’ iniziativa e di condividere questo messaggio. Grazie
    Rita Vultaggio

  3. Senza parole. La humanidad cada vez más deshumanizada! Los funcionarios crecen en indiferencia e irresponsabilidad!

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