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Da Claudio Baglioni a Bellandare

Il 3 febbraio Aida Satta Flores pubblica, su etichetta Riserva Sonora, distribuito da Self e Made en Italy, il suo nuovo progetto discografico, l’album “Bellandare”. Aida è un’amica “storica” di doremifasol.org e pubblichiamo con piacere questa breve intervista che ci ha voluto rilasciare

Domanda: Perchè questo titolo, Aida?

Risposta:  Avrei voluto intitolarlo con una mia frase tratta dalla prima canzone che apre l’album, quell’ “A cuore nudo” che è il mio personale manifesto sul ruolo dell’artista nella società. Ovvero “C’è un’assenza in giro di Bellezza, qui ci vuole un viaggio all’incontrario”. Poi l’ho abbreviato in “Bellandare”, una parola unica che racchiudesse tutto il senso ed il tema del mio lavoro, in cui auguro, a me stessa e ai miei figli, un magnifico “viaggio all’incontrario” rispetto a quello che gira intorno, alle mode, ai tentativi globalizzanti e mortificanti delle identità personali, nel vivere civile come nell’arte, nella musica.

Già nella prima traccia, “A cuore nudo”, ove ho chiamato, a duettare con me sul finale, Leo Gullotta (nei panni d’un antico banditore che urla il pericolo della morte della Poesia e della Bellezza), c’è un mio intimo e profondo ricordo di tutti i grandi artisti veri che ho incontrato nel mio percorso umano ed artistico: da Augusto Daolio leader storico dei Nomadi, a Claudio Baglioni, che nel settembre 2006 mi volle sua ospite ad O’ Scià, l’evento da lui ideato e realizzato a Lampedusa, per accendere i fari sulla tragedia dei clandestini che non riescono a sbarcare sulle nostre coste Siciliane, rendendo il Mare nostrum un vero cimitero di pene, di storie e sogni naufragati…

Domanda: Che ricordi hai di Claudio Baglioni?

Risposta: Claudio. Che dire di Claudio? Intanto quando da ragazzina lo incontrai, capii subito di avere davanti a me non un “cantante” qualsiasi, anche se il successo vero arrivò con le sue magnifiche prime canzoni d’amore. Ma aveva il dono della penna, dell’uso delle parole come solo chi ha fatto studi classici, con passione, riesce ad avere (a quell’epoca io frequentavo ancora il liceo classico) e poi…e poi era “coraggioso” e libero, come ogni vero artista dev’essere! In un momento musicale e politico come quello in cui lui si affacciò, era coraggioso mantenere la propria integrità artistica da “cantautore dell’amore” e delle quotidianità….In quell’epoca il cantautore doveva per forza di cose essere “impegnato” polticamente anche nelle canzoni….E invece Claudio, come qualche altro artista di quei tempi, volava alto e fiero, con quella sua faccia da menestrello, con i capelli lunghi, verso la libertà assoluta dalle omologazioni circolanti. Tentativi di omologare tutto e tutti che non finiscono mai! Possono cambiare i tempi, i gusti politici, le mode, i mezzi di comunicazione…ma l’attitudine di chi gestisce la “cosa pubblica”, negli affari sociali come nella musica, è sempre identica: rendere tutti uguali e affamati di bisogni di cui non si ha bisogno.
Anche per quest’aspetto del nascente Claudio Baglioni, colto e impegnato, ma che  preferiva non “omologarsi” ai suoi tempi, all’inizio della sua carriera, facendo il “cantautore impegnato” come si usava, trovo delle “somiglianze” attitudinarie, tra lui e me, tra la sua libertà dArtista e la mia mia, pur con le notevoli ed ovvie diversità musicali.

Il mio nuovo lavoro “Bellandare”, visto che i tempi sono cambiati, e si vive tutti affannati dietro alle rincorse all’apparire più che all’essere, figli di “Grandi fratelli” e spettatori inneggianti ai “talent” (personalmente non sopporto i cosiddetti “coach”: l’arte non si insegna!) è un disco sereno, libero, che addirittura in alcuni momenti lirici si schiera nettamente ed apertamente contro i media, e le televisioni.

“L’ARTE DELLA MUSICA NON E’ TELEGENICA, PRIMA DELLA METRICA VAI DOVE SEI TU” (scrivo e canto, ad esempio, in “Oh mà”, con evidenti riferimenti ai talent…e con la necessità di riappropriarsi, ognuno a suo modo, della propria identità, sottolineata dall’assolo finale del magnifico violoncello di Giovanni Sollima)
….in poche parole, da bambina “mi bastava anche un Bontempi e mi sentivo Bach”
…da ragazza cantavo e suonavo la chitarra, nella chiesa della mia scuola liceale, e al mare…e le canzoni, ovviamente, erano o di chiesa o di Baglioni, Battisti, De Gregori e Dalla…
E fu in quel periodo che arrivarono anche moltissime mie canzoni, non ancora pubblicate….e che piano piano vedranno la luce….perchè sono convinta che un artista annusi sempre i tempi che verranno…..

Nota di doremifasol: Sempre un piacere averti con noi cara Aida

   

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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