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Il Decennio d’oro di O’Scià

In questi giorni i social dei Baglioniani doc sono letteralmente invasi da una profonda nostalgia: gli scorsi giorni sono stati i giorni di O’ Scià, quella rassegna sociale e musicale così importante, a livello anche internazionale, che Claudio ha organizzato a Lampedusa dal 2003 al 2012, per ben dieci anni, il cosiddetto decennio d’oro di O’ Scià.

Non sta a me ricordare che cosa è stato O’ Scià a livello emotivo: purtroppo non ho mai partecipato alla manifestazione, per età e per impossibilità a vario livello (anche perché, molto banalmente, la mia passione è nata dopo). Però credo di aver visto talmente tante volte video, immagini e filmati, e di aver letto talmente tanti racconti e resoconti, da poter almeno cercare rapidamente di delineare la sua importanza, da un punto di vista umano e musicale.

Credo che O’ Scià si possa rappresentare con un’immagine tanto cara a Papa Francesco: crea ponti, e non muri (e cara anche al nostro Claudio, che l’ha tradotta in: «e tirano su ponti per unire sponde», Capitani coraggiosi, 2015).

  • Crea ponti nel mondo musicale italiano (e non solo). Nell’universo di O’ Scià hanno trovato spazio TUTTI, dai cantautori storici (Vecchioni, De Gregori) alle stelle del pop (Pezzali, Pausini), dalle vecchie glorie (Drupi, Vanoni) a super-musicisti (Pfm, New Trolls), dal cabaret musicale (Cochi e Renato, Arbore) a quello reale (Panariello, Paolo Belli, Fiorello), dai gruppi storici (Dik Dik, I Camaleonti) a fini e giovani cantautori (Carmen Consoli, Nathalie), da artisti appena approdati al successo (Fabrizio Moro, Marco Mengoni) ad altri dimenticati (Sonhora, Don Backy). La lista è ovviamente troppo piccola: in totale hanno partecipato alla manifestazione circa trecento artisti, tra italiani e stranieri… impressionante.
  • Crea ponti tra Lampedusa, l’Italia e il mondo. Quanto questi ponti servano, è sotto gli occhi di tutti ancora oggi.
  • Crea ponti tra il cielo, il mare e la terra: quella musica dalla Guitgia unisce in un’acronia senza tempo il presente, il passato e il futuro, e con la sabbia che vola, unisce la terra e il cielo
  • Crea ponti tra gli uomini. Ad O’ Scià tutti erano uguali: artisti, spettatori, attori, migranti, uomini, donne, passanti, turisti… tutti nello stesso respiro. In un solo mondo.
  • Crea ponte tra la paura e la speranza. Perché l’unione fa la forza, e il mondo dello spettacolo raramente è riuscito a gridarlo a gran voce, come ha fatto dalla Guitgia.
  • Crea ponti tra le istituzioni, che hanno collaborato faccia a faccia per far sì che un grande evento del genere si potesse svolgere, e svolgere nel rispetto del luogo in cui ci si trova, favorendo tra l’altro sensibilizzazione, turismo, movimento e affetto per Lampedusa e per la sua situazione.

O’ Scià è stata la manifestazione dei ponti. E questi ponti sono ancora chiari, nella mente e nel cuore, dei tanti che vi hanno partecipato. Come disse Claudio: «Se vuoi vedere, se vuoi capire, se vuoi sentire O’ Scià…. C’è un solo modo: venire a vivere O’ Scià».

Per questo ora lascio la parola al breve ricordo dell’amica Mara, che con il cuore ci riporta a Lampedusa.

Aver partecipato ad O’ Scià significa aver vissuto un sogno. Il sogno dei sognatori, quelli che sperano in un mondo diverso. Odori, Suoni e Colori prestati a far da sfondo ad un inno alla civiltà. Abbiamo cantato, milioni di voci all’unisono, affinché il volume fosse forte per lanciare un appello di umanità all’umanità. Parole in musica, niente di più: ma le parole danno forma al mondo ed edificano il dialogo. Per questo credo che oltre i ricordi indelebili di una manifestazione rivoluzionaria e musicalmente monumentale e la trepidazione di giorni intensi, vissuti in una delle cornici più magiche che il Mediterraneo offre, ciò che davvero, nel profondo, O’ Scià mi ha lasciato, è una sorta di monito interiore, una guida per l’agire nel cammino di ogni giorno, che mi fa chiedere: “sono davvero degna di O’ Scià?” E credo che ne siamo davvero degni ogni volta che restituiamo un po’ della magia che lì ci è stata data in dono, improntando il nostro vivere all’insegna del confronto, dell’accoglienza, della solidarietà. Ne siamo davvero degni quando ci facciamo ambasciatori, nel nostro piccolo, dell’idea di O’ Scià, l’idea che la musica non potrà forse salvare il mondo, ma di certo lo può rendere un posto migliore. Mara Troiani

È allora proprio vero quanto diceva Sam Fisher qualche anno fa, nel commentare l’ultima edizione di O’ Scià (Trovi articolo qui).

C’è chi dice che Cucaio il Mago non incanta più da almeno 10 anni…beh evidentemente non ha vissuto Oscià…io ho avuto la fortuna di viverlo..spero che altri in futuro possano avere la mia stessa fortuna. Sam Fisher

A noi, ora non resta che ricordare. Nella speranza che qualche altro artista abbia la stessa sensibilità di Claudio nel creare ponti, e non muri. Perché oggi ne abbiamo bisogno più che mai. E non ci resta che portarci dentro quanto abbiamo vissuto di O’ Scià, per migliorare, almeno nel nostro piccolo, il mondo che ci circonda, gettando ponti, e non muri, con la discrezione e sensibilità che Claudio ci ha insegnato dalla Guitgia.

E quando parliamo di Claudio degli anni Duemila, non dimentichiamoci di O’ Scià. Un cantautore non esprime la sua poetica solo attraverso le sue canzoni, ma anche tramite la vita e le scelte di rappresentazione artistica. E, forse mai come in O’ Scià, vita e arte si sono date la mano nella figura di Claudio, di tanti altri artisti, e di tutti noi.

In questo trafficato crocevia di storie che è la partitura infinita della vita, di cui ciascuno è una piccola, ma insostituibile, nota, l’unica speranza è darsi più amore e riuscire a costruire abbracci, come ponti, capaci di avvicinare sempre più quei continenti lontani e sconosciuti che, troppo spesso, siamo gli uni per gli altri. Claudio Baglioni

Luca

Luca Bertoloni

Nato a Pavia nel 1987, professore di Lettere presso le scuole medie e superiori, maestro di scuola materna di musica e teatro e educatore presso gli oratori; svolge attività di ricerca scientifica in ambito linguistico, sociolinguistico, semiotico e mediologico; suona nel gruppo pop pavese Fuori Target, per cui scrive i brani e cura gli arrangiamenti, e coordina sempre a Pavia la compagnia teatrale amatoriale I Balabiut; è inoltre volontario presso l’oratorio Santa Maria di Caravaggio (Pv), dove svolge diverse attività che spaziano dal coro all’animazione.

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