Oscià 2004: Musica per l’Anima
Dal facebook ufficiale della Fondazione OScià, continua il ricordo delle 10 manifestazioni. E’ il turno dell’edizione del 2004.
Seconda Edizione
23 – 24 – 25 settembre 2004
O’Scià: musica per l’anima
Il successo della prima edizione è stato al di là di ogni attesa e previsione. Sorprendente la risposta del pubblico; straordinaria l’attenzione dei media.
Sin dalla seconda edizione O’Scia’ è cresciuta. Baglioni è riuscito a coinvolgere alcuni tra gli artisti più attenti e sensibili del panorama italiano e internazionale e la manifestazione si è trasformata in una tre-giorni, completamente gratuita, di note e parole, interamente dedicata al tema dell’incontro e del confronto tra le culture e alla solidarietà.
Nel panorama musicale italiano (e non solo), “O’Scià” somiglia a nulla e nulla somiglia a “O’Scià”.
Lo spirito che la pervade e la caratterizza, infatti, è completamente diverso da quello di ogni altra manifestazione nella quale siano coinvolti musicisti e artisti o, più in generale, uomini e donne del mondo dello spettacolo.
Come Lampedusa, “O’Scià” è un’isola. Unica e irripetibile. Impossibile da immaginare per chi non c’è mai stato; impossibile da dimenticare per chi ci sia passato anche una sola volta.
Chi approda sulla spiaggia della Guitgia – artisti, musicisti, tecnici, addetti ai lavori, giornalisti, osservatori, appassionati – lo percepisce immediatamente. L’atmosfera che si respira è unica.
Anche la scena è unica. Una spiaggia e un palco scoperto, addossato al declinare di un costone di roccia. Niente scenografie sontuose. Solo la presenza simbolica degli “uomini della luce”di Enzo Catellani: sculture di uomini che sollevano dei cerchi luminosi, a ricordare che nessuno più e meglio dell’uomo può farsi portatore di luce al tempo stesso riflettore e riflettente.
La musica è lo spettacolo. Anche in questo, “O’Scià” è diversa.
Pochissimi, infatti, sono i brani eseguiti da un unico artista. La voglia di “O’Scià” è soprattutto quella del riscoprire il valore del fare musica insieme . Ecco, allora, il fiorire di duetti, terzetti, quartetti, ecc., che si formano spontaneamente sul palco, per il piacere di incontrarsi e il gusto di suonare insieme.
Uno spirito di partecipazione e collaborazione che culmina, a notte inoltrata, nella jam-session finale, quando ci si ritrova tutti sul palco per una versione corale di “Nel blu dipinto di blu”, il brano che è diventato il simbolo della manifestazione, di Domenico Modugno, che a Lampedusa ha soggiornato molto tempo e da quest’isola ha spiccato l’ultimo volo.
Anche il tempo a “O’Scià” scorre in modo tutto suo. La giornata musicale dura dodici ore! Si comincia alle due del pomeriggio, con le prove aperte, davanti ad una spiaggia gremita di appassionati, e si termina alle due del mattino dopo, quando l’eco delle ultime note di “Volare” abbandona lentamente la spiaggia, lasciando in tutti – artisti, musicisti, pubblico – la sensazione di essere stati parte di qualcosa di diverso, unico e irripetibile e il desiderio forte di tornare e incontrarsi ancora.
CAST 2004
CLAUDIO BAGLIONI
LUCA BARBAROSSA
BARAONNA
SIMONA BENCINI
EDOARDO BENNATO
ENRICO BRIGNANO
MASSIMO BUBOLA
LUCA CARBONI
NICCOLO’ FABI
EUGENIO FINARDI
IRENE GRANDI
PINO INSEGNO
ENZO IACCHETTI
ROSA MARTIRANO
ANTOINE MICHEL
ANDREA MIRO’
NEK
MAX PEZZALI
RON
ENRICO RUGGERI
MARIO VENUTI
dalla Rassegna Stampa :
Il tempo – 27 settembre 2004
Nell’isola si sentono come l’Africa del ricco Occidente
LAMPEDUSA – Siamo in Italia. In uno dei paesi che siede nel club esclusivo dei paesi più ricchi del mondo. Ma se non ci fossero loro, i clandestini a ricordare, che questa isola, pietrosa, è la terra di confine tra la civile e ricca Europa e il sud affamato del mondo sarebbe difficile per tutti accorgersi di questo. Ci hanno pensato dei cantanti, con in testa Claudio Baglioni, che ha voluto raccogliere il testimone da un altro grande della musica italiana, Domenico Modugno, a cercare di richiamare l’attenzione su questo sasso in mezzo al mare dove tutto è difficile. Dove è difficile vivere. Vicino all’aeroporto c’è il campo dei disperati disposti a cedere ai ricatti dei nuovi schiavisti, disposti a morire pur di cercare di arrivare alla terra promessa, al sogno. Ma al di là dei reticolati ci sono gli italiani che a Lampedusa vivono, ma che a torto o ragione si sentono un po’ come l’Africa del ricco occidente. Niente ospedale, strade in parte non asfaltate. Potrebbero far fruttare il turismo, e in parte lo fanno, ma una mareggiata può tagliarli fuori per giorni dal mondo, il piccolo aeroporto, segno della nostra civiltà, da solo non può bastare a garantire i collegamenti con la civiltà. E così anche il turismo, risorsa di ricchezza deve fare i conti con quell’immagine di posto privilegiato per i clandestini di tutte le razze. Chiudendo la festa voluta da Baglioni, il sindaco ha voluto ringraziare per l’attenzione dedicata all’isola, ai suoi problemi. Immediatamente dal pubblico è partito un coro, non per celebrare un Cd di successo, ma con l’inno d’Italia per ricordare a tutti che anche quella è Italia. Che anche quei cittadini sono italiani, e che avrebbero gli stessi diritti degli altri. Invece. Invece una mareggiata li può tagliare dal resto del mondo. I traghetti non arrivano e non partono. E chi vuole andar via è bloccato. Quasi in trappola. Si indignano solo i turisti costretti a prolungare la vacanza, gli altri ci sono abituati. O meglio sono rassegnati. Tanto l’Italia per loro è sempre più lontana. Come per i disperati dietro le sbarre.