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Il disco di Baglioni che fece l’impresa

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“La vita è adesso”, da trent’anni. Il disco di Baglioni che fece l’impresa

L’album uscì il 9 giugno 1985: divenne il più venduto di sempre

ALBERTO INFELISE

ROMA – Era l’estate dell’85. Ed erano i giorni migliori della nostra vita. Ancora non lo sapevamo, ma quella vita era adesso, e così adesso come allora non lo sarebbe stata mai più. Claudio Baglioni, uno che a sentirlo nominare i duri e puri mettevano mano a metaforica (anche se non sempre) pistola, aveva già asfaltato classifiche e juke-box quattro estati prima con Strada facendo («Un gancio in mezzo al cielo», Santapace). Trent’anni fa di questi giorni, però, La vita è adesso divenne il disco più venduto nella storia di sempre in Italia con quasi 4 milioni di copie, millemila settimane in testa alla hit parade, supertelegattoni che non ce la facevano più a pronunziarne il nome.

Era il disco della maturità, della sua di Claudio sicuramente, della nostra di ragazzi degli Anni Ottanta che potevamo bellamente fregarcene dei sottonasi puzzolenti dei nostri predecessori settantasettini o peggio ancora sessantottini e goderci come bestie al sole e persino in pubblico frasi come «Bentornato a questo sole, nelle camere di tutto il mondo. Quando allaga i letti e i cuori, che si girano per un secondo» (esattamente come, con la stessa sfrontatezza «Some people call it a one night stand, but we can call it paradise»).

Baglioni andò in Inghilterra a suonare e produrre il disco, aprendo a quello che sarebbe stato entro breve tempo un suo crescente interesse per la World music. Ma come era successo ad altri parolieri in passato, andare all’estero (o in Arno) a sciacquare i panni di una lingua un po’ stanca gli fece un gran bene. Le pur adorabili Signore Lie, le ragazzine di campagna che si prendono un cinquino in faccia dal padre per un po’ di rossetto che non gli va giù, lasciano spazio a un linguaggio diverso. Si apre con il già citato sole di Un giorno nuovo o un nuovo giorno, che è un po’ il Baglioni che già ci aveva provato con Via (poche storie, qui si può non suonare un valzer o uno stornello). Poi L’amico e domani dove «le ragazze ridono fresche come mazzi di insalata» (le ragazze uscite dagli Anni Settanta, capito?, mazzi d’insalata). Uomini persi rientra nello schema Baglioni-triste. Epperò che tristezza di classe: «… le voci aspre delle madri che li chiamavano sotto un quadrato di stelle, dentro i cortili dei palazzi. E la famiglia a comprare il cappotto nuovo e tutti intorno a dire come gli stava».

Insomma, un po’ è sempre lui, un po’ diventa uno diverso e butta fuori il disco dei dischi di quell’estate, che rimarrà per sempre legata all’immagine interna dell’album, quella di un Baglioni di fronte all’unica utopia che si realizza ogni giorno: Roma vista dall’alto. La vita è adesso è il quarto brano, e consegna ai posteri l’ardua sentenza: «Sei tu che spingi avanti il cuore ed il lavoro duro, di essere uomo e non sapere cosa sarà il futuro».

E poi ancora Tutto il calcio minuto per minuto, Andiamo a casa («Andiamo via insieme, a darci la mano senza vergogna, a viverci dentro, gli occhi strappati dei matti e di chi sogna, ragazzi per sempre», mioddìo), Amori in corso (delle ultime file…. che te lo dico a fare), E adesso la pubblicità (epos: «Un cespuglio di spini tuo fratello, che pensa sulle unghie delle dita, appitonato con un’aria da bollito»), Un treno per dove e a chiudere Notte di note, note di notte. Ps: l’estate prima era uscito Born in the Usa di Springsteen. Erano i favolosi Anni Ottanta, bellezza: e tu non puoi farci niente.

redazione

La redazione di doremifasol.org e saltasullavita.com è composta da tanti amici ed appassionati della musica di Claudio Baglioni, coordinati dal fondatore e amministratore Tony Assante. Un grazie a loro per il lavoro e l'aiuto apportato a questo portale - Per scrivere alla redazione usare wop@doremifasol.org

7 Commenti

  1. Purtroppo Baglioni gli ultimi anni si è legato forse per troppa amicizia a collaboratori che lo hanno portato a risultati musicali alquanto discutibili speriamo di ravveda oppure vivremo solo di ricordi giacomo

  2. Baglioni ai tempi degli arrangiamenti di Pasquale Minieri ha sfornato degli autentici capolavori.
    Poi si è messo di mezzo Gianolio e le canzoni si sono appiattite.

  3. Secondo me questo è il limite dei lavori post-Oltre: che Baglioni non si è più mosso dall’Italia e ha lavorato con lo stesso team (tutti arrangiamenti con Gianolio, gli stessi musicisti, nessuno spostamento per registrazioni). Di fatto così la maturazione che ha caratterizzato Strada Facendo e Oltre (che hanno indubbiamente un sound internazionale, ma che testimoniano anche un confronto internazionale con gli artisti) si è fermata. Al posto suo avrei lavorato meno sulla creatività nella promozione dei lavori (sul balcone, negli aereoporti, sul camion, la diffusione su internet, concerti a sorpresa ecc. ecc.) e avrei tentato di stupire con l’affidarmi a diversi arrangiatori, studi di registrazione, musicisti da scegliere almeno per il disco. Oramai siamo a fine carriera, ed è andata così, ma secondo me Baglioni gli ultimi 20 anni ha gestito male la sua carriera (nonostante i grandi pezzi che ha comunque anche negli ultimi anni
    sfornato)

  4. Peccato che quando parliamo di baglioni, oramai siamo costretti a guardare al passato…….io però, sono certo che Baglioni se volesse,potrebbe ancora regalarci nuovi capolavori; ma oramai si è svenduto al dio denaro(come se i soldi gli mancassero!) e si acontenta di propinarci raccolte su raccolte e sempre live identici……inoltre, caro Baglioni, cercati un grande arrangiatore: Gianolio è un ottimo musicista, ma come arrangiatore fa pena…

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