Baglioni Notebook

Nota di Claudio Baglioni del 23\08\2015

La luna è divisa a metà
bianca e nera
e la notte è più grande e più misteriosa
nel mezzo del mare lisciato.
Navigare è il bisogno di chi non ha terra,
il destino di chi non ha meta.
Il lavoro di chi non si ferma in un porto
se non per fornirsi di ciò che gli serve nel viaggio.
Di chi cerca sempre un approdo diverso
e sa bene che è tutta una scusa
per continuare ad andare.
Mi gratto assonnato le guance
e non so se è la mano
o la mascella con la barba di giorni
a goderne di più.
Mentre scrivo ti porto con me
in questa rotta abbuiata e profonda
in cui gli occhi che non sono invecchiati
sanno leggere favole antiche
e storie infinite.
E si accendono come una volta
con la sola immaginazione.
Più tardi, tornando di nuovo verso la costa
e le luci da presepe marino,
ho visto ombre di uomini e donne sbarcati sul molo,
immobili e muti come cartoni disanimati.
Non ho avuto parole sensate
né un commento appropriato.
Tranne dire tra me sconsolato
‘non si sa più che fare’.
E allora ho fatto quel che si fa
quando non si sa più che fare.
Pregare.
Senza capire per chi e perché.
Balbettare qualcosa
tra la mente e le labbra
come un bambino felice
poco prima di prendere sonno.
Come un uomo dubbioso
che insegue ancora il confine
tra torto e ragione.
E che cerca in ogni mattino
il risveglio in un giorno migliore.

Dal Facebook ufficiale di Claudio Baglioni

redazione

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2 Commenti

  1. si… hai ragione…
    ieri la luna era così bella che ha richiamato anche la mia attenzione…
    avevo appena staccato da un ristorante del centro e come ogni sera a mezzanotte aspettavo l’ultima corsa dell’autobus nella nostra piazza venezia bella…
    la luna era lì davanti a me…
    possibile che non ci fosse più tempo per lei e per vedere quanto è bella… è lì da sempre per noi…
    ma davanti c’era anche il bel lampione del parchetto… per farci gioire della sua forma e della sua luce…
    la luna da sempre
    il lampione per quanto potra’…
    ma saranno luce entrambi…
    e’ bastato poi alzare gli occhi in alto per vedere che c’erano anche loro… le stelle…
    quante luci in una notte che buia non è…
    bacio grande… (è stato carino, immaginare il dialogo tra me e la luna… il lampione che interveniva… ci sono anch’io a rallegrarti… forse scrivo una poesia… la luna e il lampione… ci penso…. ciaooo… bacio)
    sonia

  2. Leggevo questi pensieri come sempre molto profondi e mai banali . E’ proprio vero …per questa gente occorre almeno pregare. E poi pensavo che molto prima di Isole del Sud c’è stata un’ altra canzone che ha parlato, in tempi “non sospetti”, di migranti …di gente che affronta il viaggio in cerca di una speranza. Era inizio anni duemila , era un Festival di Napoli trasmesso da Rete 4. La canzone si chiama “L’Ultimo Emigrante” ed è cantata da Mario e Francesco Merola . Vi invito ad ascoltarla tutti…senza pregiudizi e senza storcere la bocca…ahimè è terribilmente attuale.

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