24\11\2015 Nota di Claudio Baglioni
Stasera si vedono beneanche le luci lontane lontane.
Un brillìo di piccole pietre preziose
che fanno da orlo a un cielo blu notte.
È tutto così nitido e chiaro
che sembra che il mondo sia tutto qua
e finisca laddove riesci a distinguere
proprio l’ultimo segno di civiltà.
Tutto raccolto in una panoramica a giro.
Barbara, la mia nonna paterna
che tutti chiamavano
– chissà perché – Serafina
le poche volte che si muoveva
andava dalla casa in campagna
dove aveva sempre vissuto
fino al paese e ritorno.
Era un viaggio ogni volta
e la leggenda racconta
che l’abbia fatto fino ad oltre ottant’anni
battendo la via tutta a piedi.
Ma il meglio di quella vicenda
è che i piedi erano scalzi
e metteva le scarpe soltanto
poco prima del centro abitato.
Da piccolo avevo più di un sospetto
che nonna fosse un’indiana italiana.
La carnagione color terracotta
un reticolato di rughe sul viso
i capelli come penne grigie nel vento
due occhietti azzurrissimi
a capocchia di spillo.
E quando parlava in dialetto
sembrava una lingua precolombiana.
Specialmente se si arrabbiava.
Una volta scalai ardimentoso
i due alberi pieni di fichi
che davano anche un po’ d’ombra
proprio dietro alla casa.
E a parte il riparo dal sole,
siccome si sa che un fico tira l’altro,
nel giro di poco li ripulii per benino.
Mi sentii assai meno fico però
quando comparve e da sotto
mi urlò non so cosa
scoprendo il tremendo saccheggio.
Per scendere giù aspettai
fino a che stanca e senza più voce
rientrò imbufalita.
Un’altra volta perlustrai il magazzino
in cui aveva messo a maturare le zucche.
Alla conquista dei semi da sgranocchiare
le avevo aperte una per una
e troppo tardi capito che i bruscolini
non nascevano già secchi e tostati.
In quell’occasione scappai per i campi
e restai latitante fino al calar delle tenebre.
Forse sapeva che in quel tempo tenevo
per l’uomo bianco e i cowboy
e quindi io ero un nipote avversario.
D’altronde in ogni teatrino dell’esistenza
si vivono i ruoli e gli antagonismi
dei grandi scenari.
La letteratura non salva le storie
perché si fa sempre dopo.
Riesce però a mantenerle su in vita
come fossero eterne
e a renderle perfino più belle
di quello che erano.
Si dice che da lontano
tutto diventi poesia.
Ma è bello pensare
che in ogni piccolo mondo
in cui siamo stati attori ed eroi
si possono accendere ancora
le tremule luci della ribalta
e brillare come quelle distanti
di questa notte di vetro soffiato
che pare fatta per sentirsi vicini.
Dal Facebook ufficiale di Claudio Baglioni
Ed io mi sento vicina…anch io oservo quelle luci ed altre ancora fino a scorgere dalla finestra una fiammella….. ho soffiato……suil mio genetliaco tondo ….sul mezzo secolare….buona vita a tutti!