Non avrei mai immaginato…
Fin dall’età di undici anni avevo un sogno nel cassetto: poter studiare le canzoni. Si, perché da quanto ho scoperto Fabrizio De Andrè, poco dopo la sua morte, sono stato colpito dalla potenzialità di tre minuti di canzone. Mi ricordo quando ascoltai per la prima volta La guerra di Piero: la bellezza di quelle rime baciate voce : croce o frontiera : primavera, le immagini poetiche del campo di papaveri rossi o dei due uomini uguali e diversi solo per il colore della divisa, il messaggio di uguaglianza e di pace fortemente anti-bellico. Ero in seconda media e studiavo per la prima volta bene le poesie più classiche della nostra letteratura italiana: A Zacinto di Foscolo, Il cinque maggio di Manzoni, Il sabato del villaggio di Leopardi, ecc…e la prof. ci spiegava non solo a cercare le figure retoriche, ma a capire perché il poeta aveva scelto quell’espressione al posto di un’altra; ci educava all’attenzione agli incipit dei testi e alla scelta delle parole-rima, alla presenza dei suoni duri o più dolci, ai significati delle metafore. Questo e altro lo avevo ritrovato in De Andrè, il tutto valorizzato dalla sua voce calda e da quelle melodie basse ma particolarmente evocative. Un po’ ignaro e ignorante, pensavo che la musica fosse poesia, ma mi ero conservato il sogno nel cassetto: nella vita avrei voluto capire di più qualcosa sull’arte di fare canzoni, non del fare musica, ma del fare canzoni come le faceva Fabrizio De Andrè… in poche parole, volevo capire cos’era e come funzionava la benedetta canzone d’autore.
Di certo non avrei mai immaginato quello che sarebbe successo da quell’amore a prima vista per la poesia in musica in avanti… Non mi sarei mai immaginato a vent’anni di innamorarmi dei brani di Claudio Baglioni, considerato dai più agli antipodi con De Andrè, per assenza di profondità tematica, ingenuità e semplicità linguistica vicino alla frivolezza. Come avrebbe potuto competere l’autore della maglietta fina con il più grande cantautore della storia italiana? Eppure ascoltando Noi no di Baglioni iniziai a cambiare idea: immagini iperboliche, poetiche, uso del linguaggio molto intenso, metafore di cui non riuscivo a capire bene il significato, e poi quell’urlo del ritornello «Noi no….». Non avrei immaginato neanche di iscrivermi a lettere moderne all’università e poi di fermarmi dopo un anno e mezzo, con una crisi interiore che ho prolungato per oltre quattro anni e che mi ha portato a toccare le vette più basse della vita di un uomo, ossia il vivere tanto per, passivamente. Non avrei immaginato che la vita mi si sarebbe sregolata sotto gli occhi senza neanche che io me ne rendessi realmente conto.
Non avrei neanche immaginato di riprendere gli studi di lettere moderne da zero, alla veneranda età di 26 anni suonati, rimettendomi in gioco con ragazzi di vent’anni appena usciti dai licei e freschi di studio e con mente allenata. Non avrei immaginato neanche di riuscire a finire questi studi, che ho ricominciato dall’inizio con determinazione, ma che forse non pensavo di riuscire a portare a termine, un po’ per paura di me stesso, della depressione, un po’ per scaramanzia.
Non avrei neanche immaginato di scrivere una tesi sulle canzoni. Quando ho fatto il colloquio con la professoressa di letteratura italiana nel 2014, quando ho ripreso l’università, le avevo chiesto un po’ ingenuamente se si poteva fare una tesi sulle canzoni: che stupido, mi ero appena iscritto al primo anno e avevo già in mente la tesi, senza manco sapere cosa fosse. Era venuto fuori quel lontano sogno della scuola media, quella scintilla che mi aveva fatto scatenare l’interesse per la lettura e per l’approfondimento. La professoressa Lavezzi era stata perentoria: niente tesi sulle canzoni in letteratura, qualcosa in linguistica però si potrebbe fare. Io, nonostante avessi fatto quasi due anni di lettere nel 2007, non ricordavo bene la differenza tra le due discipline, ormai era andato tutto nell’oblio (esclusa filologia romanza!!).
Non avrei mai immaginato di riuscire a fare una tesi su Claudio Baglioni, ispirata da una lettura di Giuseppe Antonelli, uno dei più grandi linguisti contemporanei, che aveva dimostrato come la lingua di Baglioni si rifacesse alla grammatica ermetica del primo Novecento italiano. La dimostrazione non era ovviamente metodica e sistematica: si trattava di qualche esempio qua e là all’interno delle mille canzoni più ascoltate dal 1958 al 2007… la dimostrazione necessitava di un lavoro più dettagliato. È quello che la prof.sa Grignani mi ha proposto nel 2015, in anticipo sui tempi, come tesi di laurea triennale.
Non avrei mai immaginato di fare una tesi sulla lingua di Baglioni dal 1980 al 1990, tagliuzzando minuziosamente tutti i testi e andando a ricostruire il percorso linguistico di Baglioni all’interno della sua poetica ma soprattutto all’interno della lingua della canzone italiana.
Ma soprattutto non avrei mai immaginato di consegnare questo lavoro a Claudio Baglioni. Era un sogno nel cassetto, e mi ero mosso scrivendo qua e là per potergli spedire la tesi. Ma consegnargliela di persona sarebbe stata tutt’altra cosa. Ecco Silvia, amica di vecchia data e compagna di passione, condividere con me ore e ore in attesa a Milano di Claudio che non arrivava mai. Ed ecco che all’ultimo momento arriva, circondato da cinquanta persone e di fretta perché dopo meno di un’ora aveva la conferenza.
Non avrei immaginato in quel momento di riuscire a dargli la tesi, e che lui mi sorridesse e mi dicesse: “Sapevo che me la dovevi dare”, e che mi prendesse un po’ in giro “Ma non hai paura di essere bocciato con un argomento così?” oltre a domande di circostanza del tipo: “Ti sei già laureato?”, “Sei ben coraggioso?”. Claudio è come sempre divertente e dolce, nonostante la fretta e la tantissima gente che lo aspettava. Ha preso la tesi, e mi ha detto che la leggerà. Tutto questo è successo in tre, quattro minuti massimo. Non ho avuto neanche il tempo di rendermene conto, me ne accorsi solo riguardando infinite volte la foto che immortalava il secondo della consegna della tesi.
Non avrei immaginato mai di laurearmi in lettere, di vedere il mio nome sulla bacheca dei laureati di un preciso giorno, e questo succederà tra poco.
Questa storia mi ha insegnato una cosa: tutto quello che non ti immagini, può accadere, se ti impegni a farlo con fatica, determinazione, idea, capacità, forza e coraggio. Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato a realizzare tutti questi sogni, dal studiare le canzoni, al poter riscrivermi all’università, all’aver incontrato Claudio e sognato con la sua musica, all’avergli potuto consegnare la tesi, e al laurearmi davvero in lettere moderne. E grazie perché tutto questo, che era nei miei sogni, oggi è vita. Ne sono morti di sogni nella mia vita, d’altronde «il sogno è morto, viva il sogno!» Ma ora questi si sono realizzati… Dettofatto, come dice il grest 2017 in cui sto prestando servizio. Oppure, come dice Claudio… La vita è adesso, ma il sogno è sempre!
Luca Bertoloni
Bravo! Persona interessante, intelligente e profonda!
COMPLIMENTI DI CUORE LUCA BERTOLONI CHE BELLA STORIA CI HAI RACCONTATO BISOGNA ESSERE CAPARBIO NELLA VITA E NN MOLLARE MAI …..INSEGUIRE SEMPRE IL SOGNO CHE SI HA ……BRAVO BRAVO COMPLIMENTI ANCORA…..BUONAFORTUNA UN SALUTO DALLA SICILIA
BRAVO!!!
vamos Luca
Complimenti Luca viva la vita ,viva il sogno,viva la musica,viva il nostro grande mago CLAUDIO
Non l’avresti mai immaginato… eppure se ci pensi è stato proprio quel sogno, che con tanto impegno e fatica hai tirato fuori dal cassetto, ad aprirti le porte della vita….
Allora viva il sogno, viva la vita, viva la musica, viva Claudio… adesso e sempre…
Complimenti vivissimi caro Luca, buona fortuna per tutto e grazie per averci trasmesso la tua gioia… un abbraccio!
..ma davvero! … evviva! complimenti ai sogni che diventano realtà! e si ..bisogna inseguirli ,sempre e lontano e contro tutte le avversità che ci fanno allontanare da ciò che più amiamo!
un abbraccio
Scusa VIVA LUCA….meglio l’ho scritto un’altra volta… Te lo meriti… ciao
Via Luca
Viva Claudio
Viva il Sogno
Complimenti di cuore e buona vita.