Resoconti

La centralità dell’uomo

Mi vengono in mente due frasi da due film che amo. La prima è di Batman, ed è “non è chi sono, ma quello che faccio che mi qualifica”, e la seconda è “Non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo davvero, sono le nostre scelte.”

Già, perché qui si parla di scelta. Noi scegliamo fondamentalmente tutti i giorni, scegliamo cosa mangiaree cosa non mangiare, scegliamo se sorridere o se incazzarci, scegliamo come passare il nostro tempo libero. Alcune scelte sono costrette dalle circostanze, ma non per questo sono meno libere. Perché sono successive ad una scelta chesta a monte. Se scelgo di amare la mia famiglia, sarò costretto a dedicarci del tempo per la mia famiglia, magari quando preferirei dedicarmi alle mie cose o avere tempo libero. Eppure a monte ho scelto di amare la mia famiglia, e quindi la scelta va in questa direzione. Si può anche scegliere di smettere di amare. Alcuni sentimenti durano per sempre, alcuni cambiano strada, alcuni invece muoiono, fra le cose della vita, fra le circostanze o fra mille motivi esterni. Ma muoiono, e restano inalterati solo nello scrigno del ricordo del passato, che è bello aprire e guardare, ma che sempre passato resta. Bisognerebbe guardare al passato con meno emotività, oppure con quell’emotività che basta per piangere e non per rimpiangere, che ci fa sorridere ma non ridere. Insomma, lasciare che il cassetto dei ricordi sia pur sempre un cassetto su cui provare emozioni, non un contenitore nuovo. Se vogliamo che i nostri ricordi diventino presente, possiamo aprire il cassetto e farli diventare presente. Ma anche qui, dipende dalle nostre scelte.

Siamo noi che scegliamo cosa vogliamo fare. Almeno in alcuni ambiti. Anche accettare un lavoro per chi non ha lo stipendio per arrivare a fine mese è comunque una questione di scelta: in Italia si rifiutano tanti lavori anche da parte di persone che hanno realmente bisogno, perché scelgono no. Perché è lecito dire anche no. Quello che poi diventa necessario per il vivere comune è accettare le conseguenze delle nostre scelte.

Oggi c’è bisogno di questo: un umanesimo che riporti alle nostre scelte umane, quelle che ci è permesso diprendere. E noi non siamo padroni di niente, neanche di noi stessi. Ogni scelta è sotto l’occhio della critica, e può essere criticata anche pesantemente. Ma va tremendamente accettata, perché è frutto del percorso di una persona. Un percorso che solo con un nuovo umanesimo si può percepire. Nella società dove tutto è finzione, dai profili facebook dove non si sa chi dietro c’è celato, alla strumentalizzazione di frasi, articoli di giornale di ogni tipo volti esclusivamente ad argomentare la propria tesi, serve più rispetto per l’uomo.Non servono crociate ideologiche o fondamentaliste del tipo: “io lo so, io lo conosco, io lo amo, io vedo i suoi occhi…”.

Io non conosco me stesso, non amo a volte me stesso, non so riconoscere la stanchezza del mio sguardo… Come potrei farlo seriamente a proposito di qualcun altro? L’uomo, prima di tutto. Con le sue scelte.

A volte le scelte sono indotte, dalle circostanze. Ma a capo c’è una scelta individuale. Se non crediamo e non lottiamo per questo non possiamo progredire per una società migliore. La scelta è l’anima della persona, è il scegliere se amare comunque una persona anche senon fa quello che vogliamo, è scegliere anche di smetterla di amarla perché non è più come una volta. Ma non è cercare di scegliere per lei. Questo è quello di più antidemocratico e irrispettoso che esista. Non rispetta la centralità della persona. Lasciamo tutte le persone che conosciamo alle loro scelte, ed esprimiamo pareri: condivido, non condivido, condivido quindi faccio così, non condivido quindi faccio cosà. Ma non cerchiamo di attaccarli. E soprattutto non cerchiamo persone che la pensano come noi e strumentalizzano qualunque cosa. Perché qui non c’è amore. Amore è accettare da qualcuno quello che non accetteresti da nessun altro. Anche a fatica, anche non condividendone le scelte, ma rispettandole profondamente. Amando anche quella diversità, quella differenzadi idee, quella sottomissione ad altri, quella cocciutaggine che tanto ci fa incazzare, e spesso anche quel cambiamento inaspettato o totale.

O se no, smettiamo di amare quella persona. L’amore è eterno, ci sono tante altre persone da amare.

Perché qui si parla di un cantante, Claudio Baglioni. Ma tutto questo è valido nella vita personale di chiunque. E Claudio per me oltre ad essere il Maestro è anche l’amico, il compagno. E io gli voglio bene. Non condivido molte sue scelte, indotte o sue. Ma lo amo, e per ora continuerò ad amarlo. Un giorno smetterò forse, non importa. Ma mi terrò stretto il ricordo di quanto gli ho voluto bene. Critico la sua musica, la commento, vado giù anche pesante quando serve. Ma mai mancherei di rispetto per una sua scelta. Perché credo nel suo essere uomo. Perché credo in generale nella centralità dell’uomo.

Luca Bertoloni

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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