#Sanremo2018 Baglionismo al potere
Cantanti che cantano, attori che recitano, presentatrici che presentano, fiorelli che fiorellano e ballerine che ballano, anche a 83 anni.
Secondo Baglioni, il successo del festival di Baglioni rappresenta il ritorno al potere dei professionisti e la smentita che in tv funzioni soltanto la mediocrità.
Se l’autore di «passerotto non andare via» avesse ragione, si tratterebbe del primo segnale di una controrivoluzione culturale, e mica solo in tv.
Veniamo da anni di predominio ideologico dei dilettanti allo sbaraglio, in cui l’idea stessa di competenza ha coinciso con quella di casta.
Come all’epoca del comunismo asiatico trionfante, quando gli sgherri di Mao e Pol Pot umiliavano chiunque inforcasse gli occhiali, sintomo di cultura e dunque di privilegio. Per troppo tempo la frase più letta sul web è stata: «Che ci vorrà mai a…» guidare un partito, fare funzionare un’azienda, segnare un gol, organizzare un festival?
Alla rabbia sacrosanta di chi si sente escluso non per mancanza di conoscenza, ma di conoscenze (intese come raccomandazioni) si è aggiunta quella assai meno onesta degli invidiosi, che attribuiscono il proprio fallimento a una congiura e, non sapendo innalzare se stessi, sminuiscono i talenti di chi c’è riuscito.
Il Sanremo dei professionisti inaugura un’inversione di tendenza.
Ma è inutile illudersi che in politica abbia già fatto proseliti. Dando un’occhiata alle liste, di favini e fiorelli se ne incontrano pochi.
Massimo Gramellini per Corriere.IT