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#StaseraAcasaDiLuca – …che è di nuovo primavera

Come bagnarsi il viso che è di nuovo primavera

Arriva maggio, e la primavera è letteralmente esplosa sul nostro paese, con un po’ di ritardo rispetto alla consueta tabella di marcia. Diceva bene Fabrizio De Andrè parafrasando Edgar Lee Masters: «Primavera non bussa, lei entra sicura, / come il fumo lei penetra in ogni fessura» (Un chimico, 1971).

E la primavera è esplosa anche per noi baglioniani, è bastata un’intervista di Claudio sul Corriere della sera per farci scatenare in un tripudio gioioso di post su facebook e di esultanze, che ricorda molto l’improvviso sbocciare dei fiori e del bel tempo in primavera. È una primavera che noi fan aspettiamo da tanto, tantissimo tempo (l’ultimo album di inediti risale ormai a quattro anni fa).

Come non ricordare le tante primavere che abbiamo aspettato, la più recente segnata da quell’attesa straziante del countdown che ci ha condotto dal 18 maggio 2012 al 18 maggio 2013 sulla piattaforma Con voi, fino a quella indimenticabile notte in cui abbiamo gustato la freschezza (e anche la durezza) del singolo omonimo? Una primavera che aspettavamo dal 2003, da quel Sono io che aveva sì diviso i fan (ma dopo Viaggiatore Claudio sa ancora scrivere canzoni?), ma che non era stato l’unico: quanti (io non ero ancora nato, ma leggere i commenti dell’epoca è molto utile) avevano gridato alla “fine artistica” di Baglioni con Sabato pomeriggio e con Solo? Quanti invece vedevano in Strada facendo l’inizio della sua decadenza? Quanti con Oltre hanno visto il tramonto del proprio artista preferito? E quanti invece hanno veduto proprio in Oltre il punto più alto della carriera di Baglioni, cui è seguito un lento ma costante delcino? Quasi ogni album del Nostro si divide (nel parere dei fan) tra “il più bello” e “il più brutto”, tra “il punto di arrivo di un percorso” o “l’inizio della fine”. Ecco perché il “bisogno di primavera” è qualcosa che noi fan di Baglioni abbiamo dentro.

«Se ci fossero due soli / che così sarebbe sempre giorno», cantava Claudio in Naso di falco, 1990, ed è così anche per noi: noi vorremmo sempre i “due soli” per noi, e i soli sono la musica e le parole che Claudio ci offre. Ecco perché l’intervista del Corriere ci ha fatto letteralmente sbocciare: Celso Valli ci ricorda La vita èadesso e Oltre, e Claudio già in un’altra intervista (appena dopo il Festival) aveva parlato di un nuovo album simile proprio a quello del 1990; l’idea di un nuovo Festival ci fa sobbalzare, ancora in preda al turbinio emotivo del Festival che si è concluso due mesi e mezzo fa; il titolo di lavorazione del disco (che poi, perché ci dovremmo emozionare per un titolo di lavorazione, nessuno l’ha ancora capito) è rimbalzato sulle nostre pagine facebook o sulle nostre storie di instagram come se fosse il testo del nuovo singolo, e molto altro.

La verità è che abbiamo bisogno di sole e di primavera, e la cerchiamo sempre da Claudio, perché nella nostra vita di sole e di primavera ce ne ha data tanti, e pure parecchie volte. Poi lui su questo ci ha giocato, ci ha fregato, ci ha fatto stare in attesa: si è sempre divertito a fare questo con noi fan, d’altronde non è «un uomo giusto», ma «giusto un uomo», ce l’ha ammesso lui stesso. Ha provato a fuggire da noi («dov’è, dov’è / ha saltato il muro del carcere») ma non ce l’ha fatta, anzi, ne è diventato quasi dipendente («ho capito chi ero io da voi»): e noi rispondiamo con un attesa spasmodica, attesa di parole nuove e di musica nuova.

I fan sono come i tifosi, sono profondamente feticisti: hanno sempre bisogno di toccare, di vedere, di avere qualcosa sotto mano, così legati ad oggetti, a colori, a suggestioni reali. Abbiamo bisogno di questo disco Claudio, perché come ci ha detto un tuo illustre collega (Franco Battiato), quando ha laconicamente descritto la situazione politico-sociale del nostro paese, «la primavera tarda ad arrivare» (Povera patria, 1991), e tu hai tardato a fare arrivare questa primavera, con i tuoi rimandi, i tuoi cambi di programma, il tuo essere inquieto.

Ma il problema Claudio non sei tu, siamo noi che abbiamo questo bisogno, e lo scaravoltiamo su di te; siamo noi i feticisti del “nuovo” e della “primavera”. Lo siamo talmente tanto, che il rischio è che perdiamo di vista proprio la bellezza di questa primavera che stiamo aspettando.

Per fortuna che ci sei tu, che sei sempre un passo avanti a noi, e ci hai recentemente ricordato (In cammino, 2013) proprio la bellezza dell’attesa e del gustare la primavera.

Sarà come svegliarsi in mezzo a un giorno che non c’era,

come bagnarsi il viso che è di nuovo primavera,

e ogni sguardo intorno è una scoperta

e sei più sicuro se la porta è aperta e che

la semplicità

sembra assai più vera

di una verità sofferta.

Che possa essere il monito per ciascuno di noi, mentre aspettiamo una nuova primavera.

Luca

Luca Bertoloni

Nato a Pavia nel 1987, professore di Lettere presso le scuole medie e superiori, maestro di scuola materna di musica e teatro e educatore presso gli oratori; svolge attività di ricerca scientifica in ambito linguistico, sociolinguistico, semiotico e mediologico; suona nel gruppo pop pavese Fuori Target, per cui scrive i brani e cura gli arrangiamenti, e coordina sempre a Pavia la compagnia teatrale amatoriale I Balabiut; è inoltre volontario presso l’oratorio Santa Maria di Caravaggio (Pv), dove svolge diverse attività che spaziano dal coro all’animazione.

2 Commenti

  1. Sarà un ritorno al Total pop? Da oltre in poi oltre più di tutti si era alle radici del rock cioè era rock chiuso in scatola ingabbiato o pop scatenato un genere a parte un po’ come tutta la carriera di Claudio Chi ha saputo raccontare l’amore non solo in modo smielato vedi parole Come sbirciare le gambe sotto il tavolino ho Viva l’Inghilterra è per questo che si potrebbe dire che è un caso a parte cioè un fuoriclasse Ora chiudo non voglio esagerare

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