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Claudio Baglioni: «Sono un esistenzialista»

Claudio Baglioni celebra le nozze d’oro con la musica: «Sono un esistenzialista»
Il cantautore e i suoi 50 anni di successi, da venerdì in concerto con tre serate «Al Centro», un tour che accompagnerà il 67enne nelle arene di tutta Italia

Uno spettacolo di tre ore che ripercorre 50 anni di successi: Claudio Baglioni domani sera approda al Forum di Assago con tre date consecutive di «Al Centro», un tour che accompagnerà il 67enne cantautore romano nelle arene di tutta Italia, fino al 24 novembre. Un viaggio musicale che ripartirà a marzo, dopo l’impegno come conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo, che quest’anno avrà la novità del contest dedicato ai giovani, in onda su Rai 1 dal 17 al 21 dicembre. «La squadra è già a lavoro — sottolinea l’artista —. Stiamo ascoltando tutte le canzoni in gara».

Questo tour celebra mezzo secolo di carriera. Che tipo di show ha preparato?

«È ispirato all’idea del “teatro totale”. Le nozze d’oro con la musica non si celebrano tutti i giorni. Il racconto di questo viaggio così lungo è ambientato in una sorta di mercato a cielo aperto. Il palco, modulare, è al centro: soluzione che sono stato il primo a introdurre. Lo spazio scenico diventa parte della narrazione, come suoni, luci, proiezioni, musicisti, ballerini e performer».

Lei ha una discografia immensa. Come ha scelto la scaletta?

«A fatica, lo confesso. Ogni volta è un vero stillicidio. L’ho messa a punto assieme al mio pubblico. Alla fine sono quasi 40 pezzi, per più di tre ore di concerto. Trattandosi di un tour antologico, le canzoni, ovviamente, non sono nuove. La scaletta cronologica, però, è una prima assoluta. Nessuno al mondo l’ha mai sperimentata».

L’album «Con voi» è nato da un dialogo via web con i suoi fan. Usa ancora così tanto i social network?

«Non solo “Con Voi”, anche due libri: “Inter nos” e “Non smettere di trasmettere”. I social fanno parte della realtà. Non vanno né demonizzati né idolatrati. Sono un contenitore: se il vino non ci piace, è inutile prendercela con la bottiglia. La colpa, semmai, è del vignaiolo. E i social sono uno specchio: riflettono. Belli noi, belli loro. Viviamo un tempo arido, cinico e violento e i social ci dicono che dobbiamo correre ai ripari. L’antidoto c’è: si chiama bellezza».

Si sente il caposcuola di un romanticismo pop italiano?

«Non mi riconosco nella definizione di romantico. Non nel modo nel quale comunemente la si intende. Se “romantico” è chi canta l’amore, allora sono romantico. Se, invece, il termine si riferisce a un modo un po’ mellifluo di raccontare i sentimenti, allora non sono mai stato così. Esistenzialista sì — da ragazzo mi chiamavano addirittura “Agonia” — ma certo non sdolcinato. La verità è che — in un’epoca nella quale si credeva che la politica fosse tutto, e tutto il resto, niente — o cantavi la politica o eri fuori. Io cantavo la vita. I “cantautori” e io eravamo sulla stessa spiaggia ma ci davamo le spalle: loro cantavano le montagne, io il mare».

C’è una canzone che avrebbe voluto scrivere lei e che invece ha scritto un altro?

«Più di una. “Il nostro concerto” di Bindi, “Yesterday”, “Sorry seems to be the hardest word”, di Elton John; “A Salty Dog” dei Procol Harum; “Just the way you are”…di Billy Joel, di cui ho scritto persino un testo (“Come sei”) per la versione italiana».

Paolo Carnevale – Milano.Corriere.IT

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

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