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2019: Claudio Baglioni ci guida a Sanremo

Il latino utilizzava una sola parola per indicare nello stesso momento il concetto di comandare e quello di condurre: il verbo era duco, da cui infatti deriva l’italiano duce (comandante), ma anche il verbo condurre (dal composto con-duco). Due concetti diversi ma spesso sovrapponibili. Difatti, chi è capo spesso è anche guida: chi è a capo di una nazione, di un partito o di una squadra ha anche il compito di guidarla verso la vittoria politica, la vittoria del campionato o l’acquisizione di una determinata legge. Di contro, allo stesso modo, chi guida è spesso anche a capo: quando guidiamo la nostra autovettura, nello stesso momento ne siamo anche a capo, perché quello che avviene dipende (almeno in gran parte) da noi.

Si è aperto un anno nuovo per noi, per Claudio, per Doremifasol e per tutti. Un anno iniziato sotto il segno della festa per noi di Doremifasol, che ci siamo stretti tutti in un abbraccio intorno al nostro Massimo per la nascita del piccolo Christian (e vogliamo essere vicini e porgere i nostri migliori auguri a tutta la sua famiglia!). Per noi baglioniani, credo che questo anno nuovo si sia aperto proprio sotto il segno di quel verbo latino di cui parlavo prima, duco.

Claudio ha insistito tantissimo sul concetto e sulla figura del “capo” lo scorso anno, talmente tanto da inventare la gag del direttore che diventa dittatore (noi fan sappiamo bene quanto ami giocare con le parole).

Quest’anno è arrivata puntuale la nuova gag, quella del dirottatore artistico; “dirottatore” ha un’accezione prevalentemente negativa oggi: sono i terroristi che dirottano gli aerei, o comunque chiunque dirotta lo fa con l’uso delle armi, o al limite con la forza. Come tutte le parole però, si offre a tantissime letture ed usi differenti: ricordo a proposito un bellissimo spettacolo natalizio dal titolo “Dirottate su Betlemme”, che inscenava un gruppo di angeli disperati quando scoprirono che il figlio di Dio sarebbe nato a Betlemme, sulla Terra, e non nel Cielo, per cui sono stati costretti a “dirottare” i festeggiamenti nella piccola cittadina della Giudea. “Dirottare” cela in sè due idee: l’idea di una strada da percorrere, giusta, sicura e corretta, e un’altra strada in qualche modo improvvisata, che qualcuno “forza” ad intraprendere. Quale sarà la strada che Claudio deciderà di far prendere al Festival 2019? La presenza ormai quasi ufficialmente confermata della coppia Virginia Raffaele e Claudio Bisio ci lascia intendere che la strada potrebbe virare sulla comicità… ma ne siamo così sicuri? D’altronde “la musica al centro”, slogan del 2018 di Claudio, sono convinto che in qualche modo tornerà ancora in questo 2019 (la ripresa del tour lo testimonia), e così pare sia leggendo la lista dei possibili ospiti attesi, tutti musicisti e musicali.

Ma, come se non bastasse, quest’idea del comando e della guida è il caposaldo e l’intuizione dei nuovissimi spot pubblicitari che da qualche giorno hanno fatto capolino in Rai, e che hanno divertito parecchio noi fan quando sono comparse le foto di Claudio travestito da personaggi abbastanza improponibili, tra cui un sacerdote. I tre personaggi interpretati da Baglioni hanno in comune l’idea del dare un’indicazione: colui che è capo (direttore) ha anche il compito di guidare il pubblico, gli artisti, ma forse anche tutti gli italiani, verso una sola direzione, la città di Sanremo. Una sorta di invito all’adunanza pubblica in pubblica piazza, un po’ com’era stato nel Videoclip di Al Centro. Lì Claudio era il polo accentratore, la calamita che dentro l’Arena doveva attirare un popolo preciso, il suo popolo, fatto sì di gente comune, ma sempre del suo popolo si trattava. Qui invece il Claudio-capo si fa Claudio-guida: si mette a disposizione per “far vedere la strada” a qualcun altro. Un dirottatore che è anche traghettatore (come ha affermato egli stesso, vuole “traghettare il Festival” verso nuovi lidi), ma anche un indicatore, che ci indica di seguire la strada per andare a Sanremo, perché lì ci sarà musica e ci sarà festa.

Come mai quest’insistenza sul concetto di capo e su quello di guida?

Credo non sia un caso che questo concetto sia il cardine di questo nuovo Sanremo, che apre un anno nuovo. In Italia oggi assistiamo (spesso con grande rammarico) ad un degenero della figura del capo; le nostre istituzioni politiche negli ultimi anni in questo senso non ci hanno per niente aiutato, proponendoci “capi” appartenenti a diverse fazioni politiche che non facevano altro che pensare ai loro interessi, ai loro bunga bunga, alla loro ideologia o al racimolare consensi su tutti i fronti, ma che non avevano l’idea, decisamente più nobile, del “guidare un popolo o una nazione”. Risultato: una confusione totale in cui nessuno sa dove andare, ed in cui la figura del capo viene o idolatrata totalmente, poiché incarna un senso di speranza totale sul cui poter fare affidamento, oppure viene pesantemente insultata (normalmente dalla fazione politica opposta). La storia ci ha insegnato che il degenero del “capo” è possibile ed estremamente pericoloso, proprio verso quella forma di “dittatura” su cui ha ironizzato lo scorso anno Claudio (e in questo senso non erano mancate le critiche su alcune testate web), ecco perché è ancora più importante ribadire la figura del capo-guida. Beh, Claudio si propone a noi così, come capo e come guida.

Non vorrei azzardarmi ad usare l’aggettivo “umile”, forse un po’ fuori contesto, ma è evidente che ad un certo punto serve il coraggio di fare un passo indietro. È il compito di tutti i maestri, chi come me condivide la professione dell’insegnamento sa cosa intendo dire: il maestro e l’insegnante devono tracciare una strada, guidare i ragazzi verso alcuni lidi, consapevoli che ad un certo punto dovranno farsi da parte, e forse i ragazzi prenderanno una strada diversa da quella che i maestri stessi avevano immaginato. Ma il maestro il suo compito l’ha fatto: ha “guidato” il suo allievo verso una strada, una strada che è il futuro.

Ecco perché Claudio ha insistito così tanto quest’anno sul concetto di “guida”: perché noi italiani oggi abbiamo bisogno di essere guidati; perché abbiamo bisogno di riprendere fiducia nella figura del capo-guida; perché la musica ha bisogno di essere guidata verso nuovi lidi (da qui la presenza – ahimè tanto critica – della trap e del rap al Festival, ma coloro che criticano forse si dimenticano che è stato Claudio ad insegnarci che «le cose cambiano per vivere / e vivono per cambiare»); perché chi è grande si deve fare piccolo, e deve mostrare la strada agli altri, a chi verrà dopo di lui. Un po’ come la Stella Cometa: ci sono tantissime storie natalizie che raccontano l’umiltà di questa grande Stella che si fa “soltanto” guida per i Magi: la Stella non è l’obiettivo, ma un tramite. Claudio non è il fine, ma un mezzo. In Al Centro Claudio era il fine, qui è il mezzo. L’idea del “cammino” tanto cara a Baglioni viene declinata con questa sfumatura leggera e sottile, ma non affatto banale.

Allora, ci tocca andare dietro a Claudio che ci guida verso Sanremo, e lasciamo che Sanremo venga trasportato verso nuovi lidi che ancora non conosciamo e neanche immaginiamo. È la magia della musica. Ma anche della vita. Che non deve mai stare ferma, ma deve essere aperta al cambiamento, al transito, alla novità. Senza dimenticare il passato (che è sale, e si scioglie per dar sapore al futuro), ma con l’apertura al domani. Se la guida è buona, la strada nuova che percorreremo sarà senz’altro bella. Dunque, buon viaggio!

Luca

Luca Bertoloni

Nato a Pavia nel 1987, professore di Lettere presso le scuole medie e superiori, maestro di scuola materna di musica e teatro e educatore presso gli oratori; svolge attività di ricerca scientifica in ambito linguistico, sociolinguistico, semiotico e mediologico; suona nel gruppo pop pavese Fuori Target, per cui scrive i brani e cura gli arrangiamenti, e coordina sempre a Pavia la compagnia teatrale amatoriale I Balabiut; è inoltre volontario presso l’oratorio Santa Maria di Caravaggio (Pv), dove svolge diverse attività che spaziano dal coro all’animazione.

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