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Baglioni, non smettere di trasmettere

In quel vento non si sarebbe potuta interporre neanche una mosca, e la luna avrebbe voluto essere una lamella piegata al collo: c’era il rischio che l’amore sparisse e che rimanessero senza occhi. Se la sarebbero poi presa con i poeti, che hanno lasciato fossero gli altri a giudicarli, fargli perdere il piacere che esce dal cuore.

Gli innamorati sono bambini che si tengono stretti; sono crudeli con chi non li difende e non sanno perdonare. Stanno sospesi nel tempo amoroso implorato da Prévert, semplice e geniale. Che poi la solitudine è lesta a volteggiare il coltello, a farti allontanare come ti regalasse la fortuna. E allora è anche facile credere che esista una vita originale nel dolore e che a volerci pensare l’assenza ha tre, quattro sospiri, poi muore.

Passa il vento, freddo come l’alcol nella gola di Esenin, nelle sue allucinazioni terribili e drammatiche; è pietoso, sembra stia sovrapponendo le pene: un amore passato, la fuga, i giorni di neve, la disperazione di essersi persi e di doversi rifugiare e di pulirsi la faccia dal pianto. E poi volersi mettere in piedi come un novelliere, come un frutto di zucchero, e non serve nasconderlo come un gran Dio. Perché dovrà arrivare quel bene perfetto che ha chi ama, l’uomo il mondo l’infinito, quel momento che ha nel fragile istante la sua svolta. Che poi tutto così diventa di un infinito candore, bello.

Passa ancora il vento e lo piega come un giglio, in un sepolcro, come un uomo stanco di aspettare. E sembra non abbia nulla da dire, non abbia più il tempo di rivivere. E che voglia essere lasciato lì, senza nessun domani. Lì spento, stravolto in quell’immaginario collettivo avvisato da McLuhan.

Baglioni pensa all’anarchia, alla sua testa sopra le nuvole. E allo scopo della sua vita, che non aveva capito. Lo fa scappando via: sulla strada beata di Kerouac, verso quel senso cristiano ed enigmatico dell’esistenza. Baglioni si rivolge a quell’arma eccezionale che è la memoria: quell’alfabeto di cui non si parla mai, che sembra venga retto da un solo filo d’erba.

Passa il vento sulla delicatezza che quasi cammina nei cieli, sui vecchi che ne sono preda e che vorrebbero nascondersi. Sulle ragazze di Evtusenko che sono fiocchi, svolazzi e falpalà e bolle all’orizzonte; che hanno un’amarezza eversiva, e che portano tutto in un angolo quieto delle loro case. E allora è necessario trovare un luogo sbilenco: un occhio, una montagna, un piano bellissimo dentro al cuore.

Qualcosa che ci rimetta in mano le redini e la frusta, una fonte serena; che ci porti a una sentenza migliore. Così come si spera che i figli abbiamo la verità degli uccelli: perché i padri li hanno fatti soli e liberi; cigni bianchi li hanno liberati dalle fasce affinché si sforzassero a vivere e trovassero in un semplice verso tutti i guasti dell’esistenza.

Passa il vento sugli uomini che è facile si perdano quando non hanno coraggio, e piuttosto che indossare il velo della sventura farebbero meglio a stare nudi. Sugli uomini che hanno forche e diavoli tra le mani, su quelli completamente innocenti che noi uccidiamo. E lanciamo urli per essere soccorsi dalla storia umana. Cercando di essere presenti anche nel giorno nuovo. O in quel presente sempre immaturo, in cui ogni sogno sembra potersi distruggere. Nessuno pensa sia possibile una spallata fin quando non scopre che l’oggi è gioioso.

Passa il vento, dentro ai pugni alzati. Nella forza e nella gloria di una rivoluzione sociale. Perché è dai tempi di Majakovskij che noi ci distinguiamo, e non moriremo per mancanza di coraggio.

Passa il vento che rende mutevole il mondo; per quella lotta d’angoscia e felicità che si compie nell’inesauribile letteratura di Baglioni, in quella sua straordinaria comprensione dell’umano e della sapienza.

Un articolo di Michele Caccamo per HuffingtonPost

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

2 Commenti

  1. E noi lasciamolo passare il vento… Lasciamo che asciughi la pioggia dagli occhi di tanti cuori, che porti con sé le nuvole dei pensieri, che spazzi via le foglie secche delle inquietudini e delle ansie che ci ostacolano il cammino e che spesso ci tolgono il respiro… e soffermiamoci a gioire di quel “cielo che è restato…” musica e poesia di Claudio… di cui non possiamo fare a meno perché ormai è parte di noi, e che sarà sempre stupendo e luminoso come le emozioni che anch’io mi auguro non smetta mai di trasmettere…

  2. Ormai le parole si sprecano, la retorica e l’ipocrisia imperversano….le parole di Baglioni appartengono pero’ ad un altro mondo, più antico, autentico, immortale: e’ il regno della Poesia, accessibile a pochi, specialmente quando e’ accompagnato dalla maestria delle note. Il vero miracolo e’ che in tanti l’abbiano capito…da 50 anni!!

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