Un grido di voci per il compleanno di Claudio
Un compleanno a volte è una festa, a volte un mesto anniversario; occasione di incontri, ma anche nostalgico crocevia di emozioni passate verso un futuro che sembra sempre più breve. C’è chi ignora il compleanno, forse per esorcizzare il tempo che passa, o semplicemente perché non ama le ricorrenze. C’è invece chi adora festeggiare il compleanno perché lo vede come una tappa di un traguardo raggiunto, oppure chi vive la giornata con rabbia perché il tempo si ripresenta, 365 giorni dopo, irrimediabilmente e inequivocabilmente nel suo procedere cronologico e orizzontale.
Le nostre società da sempre si fondano su ricordi e su riti da sempre legati allo scorrere del tempo. È come se l’uomo avesse un bisogno intrinseco di «combattere il tempo» e di dargli un senso (Jovanotti direbbe «dare senza al tempo senza misurarlo»), di trovare nel suo scorrere orizzontale qualcosa di verticale che lo fermi, lo immobilizzi. È il bisogno dei poeti antichi, che da Saffo a Goethe cercano nei versi non tanto la gloria poetica del presente, ma quanto quella del futuro. Funziona? Forse sì, se oggi ricordiamo ancora Saffo (anche se abbiamo solo pochissimi versi), se ci innamoriamo leggendo i carmina di Catullo, se ci emozioniamo sulle terzine della commedia dantesca o ci commuoviamo davanti alla tomba del fratello Giovanni pianto dalla madre e dal fratello Ugo Foscolo. Le tracce di eterno non sono solo i versi, ma anche i monumenti: nella nostra Europa ci sono tantissime rovine del passato, resti, talvolta solo “accenni” del tempo che fu, ma che in qualche modo, come una sorda di oggetto con funzione correlativa, rimandano ad un altro tempo, anzi, creano una sorta di crossover temporale. Lo possiamo provare in tanti di quei borghi del nostro paese (e non solo, ovviamente) in cui ci sembra a pelle che “il tempo si sia fermato” al Medioevo o al Rinascimento. Ma sappiamo che gli agenti atmosferici sono spesso implacabili, e geniali opere del passato sono state distrutte da terremoti, maremoti o altro (perfino disastri causati da uomini, su tutti le guerre o le bombe). Che cosa può resistere al tempo che passa? Tutto, o forse niente.
La potenzialità eternatrice dei versi e dell’arte è quanto mai evidente e chiara, e con i nuovi media questa potenzialità eternatrice dell’arte nell’era della riproducibilità tecnica ha aperto nuove possibilità (possiamo archiviare molto più dati e farne molte più copie) ma anche nuove problematiche (se si bruciano i file? Sparisce tutto per sempre?). Fatto sta che al compleanno resta legato intrinsecamente, a maggior ragione per un artista, questa idea dello scorrere del tempo.
Così il nostro Claudio oggi ha raggiunto le sue prime 68 primavere. È inutile cercare di leggere nella sua mente, scovando quali possano essere le sue sensazioni in una giornata come questa. Per noi fan questa ricorrenza è un’occasione doppia per una gratitudine, direi sia artistica che umana. E credo che queste due dimensioni siano intrinsecamente legate (e fondamentali) nella poetica del nostro Claudio, dunque anche nel suo modo di pensare. Anche perché credo che qualunque artista non faccia altro che “mettere in forma” delle proprie emozioni e dei propri pensieri, pur assecondando dei meccanismi di natura commerciale e industriale (come avviene per chi fa canzone, ma anche per chi fa cinema). Dibattito ormai superato questo: c’è arte anche dove c’è industria (anche se è arte diversa da quella “libera” – che poi, siamo sicuri che l’arte del Rinascimento fosse così libera???). C’è arte laddove c’è un uomo che rispecchia sé stesso in una forma artistica.
C’è dunque arte in Claudio che è «giusto un uomo», condannato come artista alla sorte del suonatore Jones di De André di «suonare per tutta la vita», perché «la gente lo sa che sai suonare» (ma allo stesso tempo «gli piace lasciarsi ascoltare»), ma come uomo che cerca attraverso la musica e l’arte di «combattere il tempo», che infatti si può battere a tempo di musica.
Per questo, Claudio, vogliamo farti gli auguri. Magari invadendo il tuo privato di uomo riservato, magari facendo qualcosa che potresti non aggradare fino in fondo. Lo facciamo perché sappiamo che «tu hai capito chi eri [anche] da noi», sappiamo che siamo una parte della tua vita tutti noi, volti sconosciuti «delle storie accanto», che magicamente si sono intrecciate con la tua perché abbiamo dedicato almeno quattro minuti del nostro tempo ad ascoltare la tua voce, la tua musica e le tue parole (ce lo hai ribadito tutte le sere nel discorso finale di Al Centro). Un unico grido che è stato «come un brivido», tra te e noi. È la potenza dell’arte povera delle canzoni, di questa «musica da fanteria» che, nonostante la sua povertà e le sue inadempienze, ha un impatto devastante nel creare un’unica voce, un’unione tra artista e popolo, tra gente di culture diverse e che parla lingue diverse (e magari non capisce neanche fino in fondo le parole che sta cantando). Una sola voce contrapposta alle voci sole di questo mondo. Ecco, oggi ci sentiamo una sola voce con te. E ti ringraziamo come artista e come uomo per quello che hai condiviso di te, per averci fatto entrare nel tuo mondo, nella tua sensibilità e nelle tue idee, e per avercele rigirate nella forma-canzone; sì, anche per averci regalato emozioni, ma questo lo sai benissimo.
Tanti auguri, Claudio,
che sia un compleanno come vuoi tu.
Ma che possa elevarsi il nostro coro insieme a te
tutto in un abbraccio
fianco a fianco
in un grido che è come un brivido.
Tantissimi auguri Claudio buon compleanno