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Il tuo cuore dentro al cuore della gente: auguri Cla’!

Sembra tutto assurdo quello che stiamo vivendo dal 21 febbraio 2020; anzi, non lo sembra, lo è. Gli uomini si abituano a tutto, è vero, anche alla lontananza e all’assenza, ma questo non toglie nulla all’assurdità di quanto stiamo vivendo, di come ha sconvolto la nostra quotidianità, di come ha messo a nudo dinamiche, problemi e situazioni che fino al giorno prima non riuscivamo a mettere a fuoco, di come ci ha messo di fronte alla crudezza della realtà.

Eppure, il tempo continua a scorrere imperterrito: le stagioni proseguono la loro implacabile e continua cavalcata che dall’inverno ci ha portato fino all’estate in anticipo di questi giorni; la natura continua il suo corso, con la neve e il freddo che pian piano hanno lasciato il posto al sole, alle piogge e alle nuove fioriture; la vita del mondo, nelle città e nelle campagne, prosegue, con i raccolti da seminare e da raccogliere; le attività produttive vanno, seppur a singhiozzo, avanti, per consentire a noi uomini così tanto abituati a questa vita più o meno piccoli stralci di normalità; le scuole che continuano, seppur da casa, a dispensare pillole di futuro; i cantieri che si riaprono, alimentando le speranze di coloro che hanno acquistato una nuova dimora, e non vedono l’ora di potervi mettere i piedi dentro per potersi ricostruire un futuro, e via, con molte altre cose. Anche il calendario non si è mai fermato: si sono avvicendate date, momenti, anniversari, occasioni di ricordo, sia per tutto il mondo, che per le piccole comunità.

E in tutto questo, come ogni anno, cade il tuo compleanno, Claudio. Il tuo compleanno, non ce ne volere, è una di quelle date, momenti, anniversari e occasioni di ricordo che formano una comunità. Le date di per sé sono insignificanti: sono soltanto momenti come degli altri nella vita, così come lo è il tempo, che scorre implacabile in modo costante e uguale da quando c’è questo mondo. Siamo noi uomini, in quanto soggetti, che gli diamo un significato. Il tempo di per sé significati non ne ha, e non conosce neanche divisioni o ripartizioni: per il tempo, il 15 aprile è uguale al 3 novembre. Ognuno di noi, piccolo uomo nel grande pulsare del mondo, dà senso a più o meno piccole schegge di tempo: intorno a queste schegge, si creano le comunità. È così che il 25 aprile la comunità italiana si è ritrovata intorno a sé stessa per ricordare la tanto agognata liberazione; è così che il 25 dicembre buona parte delle comunità del globo si ritrovano intorno al Natale, cristiano e non, per festeggiare una Nascita o una Rinascita; è così che, nel piccolo quartiere del Ponte di Pietra a Pavia, dove abito io, il 26 maggio una buona parte della comunità civile (e quasi la totalità della comunità cristiana) si ritrova intorno alla Madonna di Caravaggio, patrona del quartiere e della parrocchia. Insomma, le piccole comunità non solo vivono per le date, ma esistono grazie alle date: in questi momenti, la comunità si forma, si nidifica e si intensifica, proprio a partire da momenti di norma insignificanti, ma che in quel caso hanno il potere di formare le comunità stesse e di alimentarle.

Non ce ne volere, Cla, è andata così anche con te: la comunità dei tuoi fan, o, direi forse meglio, dei tuoi estimatori (a vari livelli), si unisce il giorno del tuo compleanno; lo fa a volte dal vivo, per quello che è diventato un vero e proprio rituale (bello o brutto che sia, giusto non giusto che sia), a Roma e non solo; oppure lo fa (spesso, per la maggior parte, e quest’anno più che mai) online, e in questo periodo abbiamo sperimentato quanto la tecnologia possa alimentare il senso di comunità (anche se non sostituirsi al live). Oggi quindi è una festa collettiva, di tutti noi. Lo so, immagino che tu non sia felice del fatto che questa festa la senti meno “tua”. Ma forse è il destino dei personaggi famosi: lo dicevi tu, qualche anno fa, quando affermavi che «Questo piccolo grande amore non è più mia, ma dei miei fan»; fino a che, nel 2009, hai deciso di riappropriatene in qualche modo, non per ego o per manie di possesso, ma perché, in effetti, è prima di tutto tua (e poi anche nostra).

Tu, Claudio, che sei rimasto lì, nel disordine di questi mesi. C’è chi ha voluto speculare sulla tua condizione, chi ha sputato sentenze senza connettere un momento il cervello, chi ti ha ammonito e sgridato per il tuo comportamento poco responsabile (a detta loro) nei confronti dei fan che, con fatica, hanno acquistato i biglietti per i tuoi concerti, chi auspicava a gran voce il nuovo album, gridandolo e coprendo con le proprie urla il silenzio che, invece, sembrava uscire dalla tua bocca.

Silenzio che, dovrebbero saperlo i tuoi fan, ti contraddistingue da sempre. Eppure, no: dovevi parlare questa volta, a detta di alcuni (forse di molti). Ma io mi chiedo: perché? La tua carriera è fatta di silenzi, di delicate attenzioni, di sguardi posati e di lunghi momenti di attesa. Ci hai sempre insegnato ad aspettare, Cla, ad andare ad un ritmo diverso da quello delle città degli uomini che «spalle strette vanno / nelle vie, echi di luce come di candele / e camicie silenziose nel mattino». Eppure noi abbiamo fretta, presi dalle nostre vite “normali” a cui molti non vedono l’ora di poter ritornare. Tu ci hai sempre insegnato un altro ritmo. Ce l’hai insegnato fuori dal palcoscenico, perché sul palco sei un leone, un incantatore, un uomo che si sfinisce per il suo pubblico, arrivando a dare ogni parte di sé.

Grazie, Claudio, perché ci hai insegnato l’odore e il rumore del silenzio. Ora il mondo sempre piano piano ripartire; l’uomo ritorna ai suoi doveri: legni da tagliare, semi da sfiorire; eppure c’è quella vecchia, che grida, e che ricerca il suo uomo invano, divorato da una malattia che non gli ha lasciato alcuna speranza; ci sono loro, due ragazzini, che stretti stretti si son promessi eternità, e che ora si possono riabbracciare, ma le loro parole risuonano sorde, perché dopo questi mesi sembrano non sentirsi più come prima. Il mondo non sarà migliore, o meglio, lo sarà solo se facciamo qualcosa noi. Il motore ce l’abbiamo, Cla, e tu ce l’hai dato tanto tempo fa: il sogno. È sempre quello, sempre lo stesso il motore, di prima e dopo la pandemia, perché in fondo noi uomini siamo sempre gli stessi.

Noi, Cla, abbiamo una forza in più, un punto di riferimento in più, una bussola che ci orienta: il tuo cuore, che non solo tuo, ma ormai è nostro, e che è «dentro il cuore della gente» che tu hai tanto saputo leggere e capire, da quel giovane tassista brasiliano ai mafiosi che, una volta, erano stati bambini giocando facendo le barchette con i gusci nelle noci; da quel padre che augura al figlio di vivere ogni momento della fantastica avventura che prende il nome di “vita”, a quell’altro uomo che vuole fare l’impossibile, come mettere la testa in bocce di leoni; a quegli uomini che, di fronte alle ingiustizie, gridano insieme “noi no”, a quegli innamorati che, accoccolati ad ascoltare il mare, pensano che il tempo si fermi per sempre in quel momento; da quelle ragazze dell’est, povere e belle donne innamorate d’amore e della vita, a quegli innamorati che sono ancora là, nonostante gli echi di spari nei campi.

Un cuore, dentro al cuore della gente, che ci aiuta ed è una stella fissa nel nostro cammino. Forse, ogni volta in cui pretendiamo da te qualcosa di diverso da quello che tu sei, non ce lo dovremo dimenticare.

Che sia, Cla, una bella giornata di festa. Per noi lo sarà, stretti intorno a tutto quello che tu sei riuscito, come per magia, a creare.

Ti vogliamo bene, non te lo dimenticare mai!

Luca

Luca Bertoloni

Nato a Pavia nel 1987, professore di Lettere presso le scuole medie e superiori, maestro di scuola materna di musica e teatro e educatore presso gli oratori; svolge attività di ricerca scientifica in ambito linguistico, sociolinguistico, semiotico e mediologico; suona nel gruppo pop pavese Fuori Target, per cui scrive i brani e cura gli arrangiamenti, e coordina sempre a Pavia la compagnia teatrale amatoriale I Balabiut; è inoltre volontario presso l’oratorio Santa Maria di Caravaggio (Pv), dove svolge diverse attività che spaziano dal coro all’animazione.

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