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I miei genitori hanno voluto un figlio cantautore

Claudio Baglioni: «Sono i miei genitori che hanno voluto un figlio cantautore»

Chiara Maffioletti

Senza quella chitarra artigianale, arrivata come dono inaspettato da parte del papà maresciallo, chissà come sarebbero andate le cose. Eppure è proprio quel passato — una dimensione che gli è tanto cara («sono portato a ricordare molto, sento il fascino della nostalgia») —, che spiega non solo il successo ma anche chi è Claudio Baglioni.

Nella lunga chiacchierata con Pasquale Elia fatta per il Tempo delle Donne (qui il video) il cantautore ha spesso viaggiato nei ricordi, fondamentali, a suo dire, per spiegare anche il futuro che, nel suo caso, è ricco di novità: dopo sette anni il 4 dicembre uscirà il suo nuovo album di inediti, mentre il 4 giugno lo spettacolo «Dodici note», dodici serate alle Terme di Caracalla di Roma a cui seguiranno altri 4 concerti (al Teatro Greco di Siracusa il 16 e 17 luglio e all’Arena di Verona l’11 e 12 settembre).

Tutto possibile grazie a due genitori «un po’ rock and roll: dei tre ero quello meno convinto di poter fare questo mestiere. Loro più di me hanno voluto continuassi anche quando questo sogno non si stava avverando. Sono loro che hanno voluto un figlio cantautore».

Sessanta milioni di copie vendute nel mondo dicono che avevano ragione. Non male per uno che ai suoi esordi veniva soprannominato «agonia»: «Mi chiamavano così per il look mortifero: per darmi un atteggiamento avevo grandi occhiali, con una montatura imponente e vestivo sempre di nero, alla maniera degli esistenzialisti». L’aria un po’ seria l’ha accompagnato a lungo, almeno fino a quando la tv ha mostrato la sua ironia. «In Anima mia si rivelò per la prima volta questo mio lato più cialtrone. Era come un fenomeno carsico che quando poi esce attira l’attenzione di tutti. Sorprendere è bellissimo: quando sei convinto di essere stato etichettato cerchi una traversa che non ti aspetti e arriva lo stupore».

Quello con la televisione è un rapporto che non considera chiuso: «Ho il desiderio di rifare qualcosa in tv perché è il più grande teatro che esiste… e anche perché penso che quelli che non fanno tv poi finiscono per farla nel modo peggiore: cantanti, attori, scrittori che sembrano dei piazzisti». Qualche idea ce l’ha: «Se dovessi tornare con un programma, sceglierei di concentrarmi sugli anni Novanta: sono stati un po’ sacrificati. Si è detto moltissimo degli anni 60, 70, anche degli 80… quella dei 90 potrebbe essere una decade interessante da raccontare». Nella sua visione la tv ha una funziona precisa: «Sono un vecchio moralista ma credo ancora che debba avere anche una funzione pedagogica: deve dare il meglio che c’è in giro e non tutto quello che c’è in giro. Sarà che la guardo molto: penso sia una lente — forse a volte deformante — del tempo». Il suo talento anche in questo campo, Baglioni l’ha dimostrato.

Ricordando i suoi Sanremo trionfali, è tornato sulle sue scelte di abolire le eliminazioni dei cantanti e mettere insieme giovani e big. «Senza queste due modifiche non avrei fatto il Festival. Io sono un collega di tutti quelli che si erano presentati con il loro lavoro e la loro creatività a un concorso: la prospettiva che fossero quasi cacciati in malo modo durante la rassegna mi disturbava. Inoltre, non credevo e non credo alla divisione tra giovane e vecchio».

Una conversazione sincera, in cui Baglioni ha parlato anche della sua fede: «È un miraggio difficile da descrivere… è una sommatoria di aspettative, un senso di armonia… è sapere che stai in pace con tutto, con i tuoi pensieri. E quindi è una strada molto lunga: uno di quei percorsi che puoi deviare e poi riprendere». Per lui, poteva essere una scelta di vita: «Ero un ragazzino di borgata che frequentava l’oratorio, sono stato anche catechista. A 13 anni e mezzo sono andato da mia madre e le ho detto: “Forse ho sentito la voce, la vocazione”. Stavo persino per entrare in un probabile seminario, poi ho fatto tutt’altro». Una corsa avanti e indietro nel tempo, consapevole però di aver avuto «un’esistenza meravigliosa e mi rendo che più che per il benessere, per il successo o per aver superato quella paura di passare inosservato, come temevo a dieci anni, è stato per le tante persone che hanno avuto la buona volontà di regalarmi proprio questo: il loro tempo».

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Un Commento

  1. Bellissima intervista, davvero!
    Grazie per averla condivisa!!!
    Starei ore e ore ad ascoltare Claudio. Adoro sentirlo parlare (e naturalmente cantare!)
    Grazie!

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