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C’è Claudio Baglioni e tornano i falò

C’È BAGLIONI E TORNANO I FALÒ

A CAPITAR per caso sabato sera su Canale 5 sembrava di avere sbagliato rete, o addirittura anno, o addirittura millennio, tipo Ritorno al futuro.

Nessuna traccia né di Maria né dei suoi amici, niente postini, niente uomini e donne, e nemmeno di Rudy Zerbi.

All’improvviso, un varietà vecchio stile, pre De Filippi, con tanto di megastudio, ospiti d’onore, sketch e perfino balletti.

Al posto di Pippo Baudo però c’era Claudio Baglioni, quasi uguale a cinquant’anni fa.

Ecco, in quel “quasi” c’è tutto il meglio e tutto il peggio di Uà-Uomo di varie età, tre seratone da qui alle porte del Natale.

Cominciamo dal peggio; è vero che la tv è autoreferenziale, ma Baglioni è addirittura ombelicale. Si metteva continuamente di mezzo a Sanremo, figuriamoci a Cologno Monzese.

Ospiti di prima grandezza, Renato Zero, Giorgia, Eros…, ma anche loro devono portare l’obolo di un duetto o di una cover del padrone di casa. Baglioni and friends: si può scegliere tra le varie età, ma l’uomo è sempre quello.

Il meglio di Uà è invece nella vena passatista sperimentata da Baglioni dai tempi di Anima mia (dove a far da correttivo c’era la geniale soda caustica di Tommaso Labranca).

La nostalgia gli viene bene, e si capisce perché: per quanto si metta in smoking, i monologhi gli rimettono provvidenzialmente la maglietta fine e la sua musica funziona come una macchina del tempo, ti teletrasporta agli anni Settanta con le chitarre, i falò e i poster del mare al tramonto.

A quel punto anche un varietà retrò , pre reality e pre talent , di quando l’unico talent show era la vita, può apparire conseguente, e perfino salutare.

In questa autocelebrazione pre reality, pre talent e pure pre social c’è poi un ingrediente segreto. L’amicizia. Baglioni e Renato Zero hanno concluso I migliori anni nella nostra vita con un abbraccio che la diceva lunga; lasceremmo perdere la vita, ma quelli sono stati davvero i migliori anni della nostra televisione.

Un tempo in cui si diventava amici anche senza Facebook .

NANNI DELBECCHI PER IL FATTO QUOTIDIANO DELL’8 DICEMBRE 2021

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

2 Commenti

  1. Claudio è sempre un grande non capisco perché queste critiche e neanche perché non è piaciuto, x me lo spettacolo è stato proprio spassoso e bravi anche gli ospiti.

  2. Non può finir sempre tutto a canzoni intorno al falò (sempre siano lodati, ma li ricorderemmo anche se avessimo cantato canzoni brutte). Si è messa in scena la vita e l’opera di un personaggio e di un artista gigantesco. Non si “capita per caso” su un programma del genere. La locandina era chiara: per tre sabati sera, su canale 5, si fa come dice lui. E la trasmissione ha mantenuto ogni premessa, senza tradire. Si può portare pazienza e godere dell’arte di Claudio e dei suoi ospiti (gente che ha riempito stadi, cinema, audience televisive al massimo livello). Oppure si può essere integralisti no-Uàx e riguardarsi la Carlucci (che è bravissima). Ma se ci vedi solo i falò degli anni settanta e l’effetto nostalgia… ti sei perso un passaggio.

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