In evidenzaStampaStasera a casa di Luca

Dannato Claudio Baglioni, ce l’hai fatta!!!

Dannato Claudio, ce l’hai fatta.

Ancora, un’altra volta.

Ce l’hai fatta a sfidare la paura, il dispositivo di controllo più grande di tutta la storia dell’umanità. E di paura, in questi due anni, ne abbiamo fatto il pieno come non accadeva da tempo, almeno nella vecchia Europa.

Ce l’hai fatta a sfidare le mascherine, un po’ perché, volenti o nolenti, ci stiamo abituando tutti ad avere naso e bocca coperti; un po’ perché la musica la si ascolta dalle orecchie, e cantare…beh, quello si può fare anche sotto la mascherina, soprattutto sotto la ffp2 obbligatoria per assistere ai concerti. Certo, per te non deve essere stato facile vederci tutti imbavagliati, ma tu sei oltre: sei abituato a «ricambiare gli occhi» con tutti noi, e questo hai potuto farlo anche se avevamo le mascherine. Perché lo sguardo, quello non è coperto, e da quello non escono i doprlet che portano il Covid, ma soltanto lacrime di commozione e sguardi di emozione.

Ce l’hai fatta a sfidare l’impennata Omicron. Non ne hai parlato, non hai fatto politica – quella, giustamente, la lasci ad altri. Hai fatto il trombettiere, e non il fante, come ami fare, e come sai fare. E la musica ha sfidato Omicron, e ci ha fatti uscire dal torpore della paura e dalla diffidenza. Quella musica, che tu hai definito il più grande Social Network dell’umanità, ha fatto il miracolo: ci ha fatti unire.

Non hai fatto unire solo quelli che erano presenti in Sala, ma anche molti di noi, che eravamo a casa, sulle nostre poltrone, sui nostri divani e nei nostri letti. Parlo per me, che aspetto di vederti tra una ventina di giorni, in Lombardia; ma parlo anche per tutti quelli che non sono potuti venire a vederti perché positivi, perché non boosterati e contatti stretti, oppure perché, per scelta, hanno deciso di non vaccinarsi.

Ce l’hai fatta a cantare anche per noi. Lo so, non ti piace molto questa cosa, ce l’hai detto più volte: “Guardate me, e lasciate da parte i cellulari”. Ci hai anche provato, qualche anno fa, nel 2010, nel tour ConcertOpera, l’ultimo tour di Q.P.G.A., quando avevi proibito i filmati – certo, non c’erano ancora le dirette su Instagram, all’epoca, ma con i cellulari si filmava già parecchio, e lo si condivideva (anche se il giorno dopo) su YouTube o su Facebook. Anche se non ti piace, questa volta sono convinto che lo sapevi (e l’hai pure detto: “Tanto so che lo pubblicherete subito”): lo sapevi che da casa ti stavamo ascoltando e vedendo in tanti, grazie alla buona volontà, alle braccia e agli smartphone dei tanti che hanno condiviso in diretta il tuo concerto. D’altronde, avevamo fame di te, della tua musica, di vederti suonare dal vivosoprattutto quelle canzoni che hanno compiuto 13 mesi dalla loro uscita, e che mai avevamo visto fresche e spontanee uscire dalle tue labbra – tranne che per qualche sporadica eccezione (d’altronde, è sempre una magia vedere uscire dalle labbra del proprio [cant]autore quelle canzoni che abbiamo assaporato per ore e ore in cuffia, immaginando le tue espressioni mentre le incidevi).

Ce l’hai fatta a fare un concerto mediale, anzi, intermediale. Non lo era statoIn questa storia, che è la mia: quello era un film-opera, una vera e propria opera da guardare, non un concerto. Non lo era stato : quello era un format televisivo, con tutti i pregi (forse, non tantissimi) e i difetti (forse, qualcuno in più – ne parleremo un’altra volta) che portava con sé, ma certamente non era un concerto. Non c’era quel qui ed ora, che invece c’è nei concerti. Perché questo sono i concerti: qualcosa che avviene solo qui, e solo ora. Così volevi questo Dodici Note Solo: 60 eventi irripetibili. Chissà, forse cambierai la scaletta ogni sera…. Si morderanno le mani quelli che volevano commuoversi sulle note di Fammi andarvia, oppure quelli che (come me) non ti hanno mai sentito suonare dal vivo Tutto in un abbraccioo Stai su. Oppure, queste le eseguirai sempre… questo non ci è dato di saperlo, ma lo scopriremo nelle prossime sere.

Sul web è girata una terminologia fortemente cinematografica: “Non fate spoiler”… “attenzione agli spoiler”. Certo, in molti non volevano sapere nulla, godendosi lo spettacolo senza sapere cosa tu avresti cantato. Eppure, in molti – me compreso – ci siamo rovinati la sorpresa, ci siamo fatti lo spoiler. Non solo perché un concerto non è un film, per cui sapere cosa andremo a vedere, in fondo, non ci influenza nella sua fruizione, ma perché sappiamo che un concerto è un’esperienza. Anche con le mascherine, che forse la rendono ancora più unica e eccezionale – e questo ce lo auguriamo con tutto il cuore. Anche tu lo sapevi, dell’unicità della serata di ieri: si vedeva dalla tua emozione; lo si percepiva dalle tue parole.

Se il concerto è un’esperienza, fruirla da casa è un’esperienza mediale, come quelle che abbiamo imparato a conoscere in questi due anni, facendo gli aperitivi a distanza, facendo scuola a distanza, facendo chiacchierate a distanza. Brutto, direbbe qualcuno. Qualcun altro inorridirebbe dicendo “bruttissimo”. E forse hanno ragione. Ma l’alternativa è peggio: me ne sono accorto questa mattina, quando tre mie alunne, dallo schermo della LIM, e dalle loro camerette, si sono messe a scherzare con i compagni presenti in classe, come se fossero presenti lì, fisicamente. Io le ho lasciate scherzare, e anzi, ho scherzato con loro. Questo, due anni fa, mai sarebbe stato possibile. Così come non sarebbe stato possibile vedere un concerto di Claudio a distanza, e goderselo.

Certo, l’esperienza della sala da concerto è diversa, forse più piena, con odori, sapori e suoni che da casa si perdono. Questo Claudio lo sa, non a caso ha scelto i teatri lirici, dove l’esperienza assume una forma sinestetica e storica del tutto particolare. Eppure, Claudio ce l’ha fatta a regalare un’esperienza duplice. Un altro suo miracolo.

Dannato Claudio, ce l’hai fatta ancora un’altra volta.

Lo so, noi non dovremmo sorprenderci: siamo abituati a te. Eppure, incanti ancora. Ci incanti. Come fai, forse non lo sai neanche tu: ti bastano quelle dieci dita, quella tua forza di stare su, quel tuo volerci tutto in un abbraccio, quelle tue dodici note, un pugno di parole e niente più, a farti sentire meno solo.

Ti aspettiamo in tutta Italia, Claudio.

Ricordati che ce l’hai fatta, un’altra volta. E, siamo sicuri: ce la farai ogni volta che ci proverai. Non smettere di farlo adesso, che abbiamo bisogno di qualcuno che ce la fa, per potercela fare anche noi.

Luca Bertoloni

The Godfather

The Godfather [Il Padrino] - Dietro questo nickname si cela il nostro fondatore e amministratore unico TONY ASSANTE, più grigio ma MAI domo. Il logo (lo chiedono in molti) è il simbolo dei FANS di Elvis Presley (Cercate il significato in rete).

3 Commenti

  1. Emozione indescrivibile….ho pianto e non mi vergogno di averlo fatto.Musica e sentimenti puri come lo è Claudio.Si percepiva la sua emozione e la sua grandiosità si essere umano. Grazie di tutto.

  2. Il Poeta Claudio Baglioni è la Vera Storia che tutti gli altri al massimo potranno avere l’onore di leggere!! Grazie Maestro

  3. Ciao Luca. Si è vero ce l’ha fatta….anche se non è stato facile e non sarà comunque facile partecipare ad un suo concerto….imbavagliati dalla mascherina. Ma ne abbiamo bisogno….tutti. La musica ci entra dentro e ci “aiuta” in qualche modo a colmare anche i lunghi silenzi e le lunghe giornate che purtroppo abbiamo dovuto affrontare ed ancora dovremo affrontare. Bellissima la tecnologia che ci permette grazie a chi partecipa in quel momento a poter assistere in modo virtuale prima all’evento. Grande Claudio….grazie alla sua musica ci sentiamo forse anche….meno soli. Spero che questi due mesi che mi dividono dal giorno del concerto a Lucca passino in fretta io….non vedo l’ora. Grazie a tutti coloro che ci regalano nel frattempo i video delle varie tappe. Bentornato Claudio….ti stavamo aspettando!!!!

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