Più di mille al Massimo cittadino per il cantautore romano che per la prima volta si esibisce nel capoluogo portando in scena il suo vastissimo repertorio con un piano in solitaria
Il concerto dell’anno al Teatro Gesualdo
È il Baglioni day. Per un giorno tutte le strade porteranno ad Avellino. Il Gesualdo (ore 21) sarà meta dei poco più di mille fortunatissimi che sono riusciti nell’impresa di assicurarsi un posto per la storica prima volta del cantautore romano ad Avellino.
Dei veri e propri vincitori di una “lotteria”, quella dello scorso 26 ottobre in cui furono polverizzati in un quarto d’oro i biglietti della platea.
Arriveranno da tutta la Campania. La data di Avellino, tutt’altro che un’appendice o un post scriptum (il Gesualdo è tra i più capienti tra i 70 teatri coinvolti nell’ennesima maratona baglioniana), era l’unica in Campania prima del’annuncio della chiusura al San Carlo di Napoli il prossimo 16maggio (71-esima data nel giorno del suo 71-esimo compleanno).
“Dodici note solo” è il primo tour ufficiale di Baglioni che tocca l’Irpinia. I precedenti in Irpinia sono relativi a due eventi speciali: una comparsata all’Ugola d’oro di Fontanarosa nella seconda metà degli anni ’80 e l’esibizione del 24 agosto 1991 a San Martino Valle Caudina.
Avellino è una delle tappe uniche di questo giro d’Italia nei teatri lirici e di tradizione, ferri di cavallo benauguranti dopo la sosta pandemica:
«Non un giro con la bici ma con BC, Baglioni Claudio», scherza Baglioni. «Ho voluto che cosse solo uno spettacolo per ogni città che rappresenti, ogni volta, qualcosa di unico».
Sarà solo sul palco. Ventuno anni fa “Incanto”, un giro di settanta concerti in tutti i teatri di tradizione italiana:
«È l’occasione per riabbracciare quei luoghi che sono già stati creati per la musica. Ed in questomi sento già un po’ meno estraneo che in un palasport o in uno stadio».
Spettacolo minimalista?
Tutt’altro, l’architetto Baglioni sa articolare anche un contesto apparentemente semplice:
«Ho preso un pianoforte e l’ho diviso in tre, sono diventate tre tastiere, una delle quali è un pianoforte digitale-acustico, le altre due sono tastiere che si avvalgono di un’effettistica. I tre strumenti rappresentano anche tre momenti di un’esistenza: il passato, il presente e l’ipotetico futuro».
Un viaggio di tre ore. Si partirà da “Solo” per approdare all’ecumenica “La vita è adesso”, nel mezzo un medley dei grandi classici, ma anche “Avrai”, “Mille giorni di te e di me”, “Strada facendo”, l’ultima struggente “Mal d’amore” o quelle più da intenditore come “Quante volte”, “Notti”, “Amori in corso”.
Baglioni ha scavallato anche la positività al Covid che lo ha costretto ad una sosta forzata. È stata l’occasione per compiere anche un piccolo turnover nella scaletta.
«Certe volte la scaletta vorrei farla con un’estrazione a sorte per non prendere decisioni. Cerco di creare un racconto attraverso le diverse timbriche e la scelta di alcune canzoni, alcune tra le più popolari, ma altre invece di “seconda fila”, che però ritengo tra le cose migliori che sono riuscito a scrivere».
È un Baglioni che si è lasciato andare più volte alla commozione lungo questo giro. Un segnale che non è passato inosservato, così come il tentativo di spostarsi artisticamente verso
qualcosa di nuovo, come nella rappresentazione da teatro totale del suo ultimo album “In questa storia che è la mia” distribuito sulla piattaforma Itsart e nei cinema.
Tutte prove per un gran finale di carriera?
«Ogni tanto c’è questo pensiero, questo interrogativo sul cominciare amettersi da parte, perché bisogna finire in bellezza. Vorrei finire con la migliore delle cose, intanto c’è questo. Il prossimo appuntamento è già delineato perché già rimandato da due anni, il “Dodici note” a Caracalla (12 concerti dal 3 al 17 giugno) con una grande orchestra, la band, il coro lirico e dei cori moderni. Già quello è un passaggio, il resto chi lo sa»
Massimo Roca – Il Mattino Avellino 11 marzo 2022