Mi chiamo Emanuele, ho 19 anni e vorrei condividere la mia esperienza alconcerto di Claudio tenutosi ieri sera ad Asti (AT), presso il Teatro Alfieri.
Dopo un rinvio dovuto allo stato di salute di Claudio, finalmente ieri è arrivato il giorno tanto atteso, il 3 maggio 2022.
Dopo quattro ore di lezione in Università a Torino,prendo il treno diretto ad Asti, pronto per assistere al concerto. Al mio arrivo, davanti al teatro c’è già un gruppetto di persone impazienti di vederlo arrivare e, dopo aver cenato molto rapidamente, mi unisco a loro.
È difficile spiegare la sensazione di essere tutti lì per lo stesso motivo e iniziare a dialogare, come se ci si conoscesse da tantissimo tempo, anche se non è così. È proprio vero che, come dice Claudio: “La musica è il più potente social network dell’umanità.”.
Claudio arriva intorno alle 19:00, accompagnato da Alessandro (Sandrone), suo assistente personale, ma a causa del maltempo non può fermarsi al di fuori del teatro e ci concede solamente un rapido saluto.
Ore 20:09: finalmente si aprono le porte del teatro e dopo aver mostrato il biglietto e consegnato il cappotto al guardaroba mi reco al mio posto in platea, in seconda fila. Nonostante manchi ancora quasi un’ora all’inizio dello spettacolo, in sala si sente già la voce di alcune persone che esclamano “Claudio!!!”, quasi come a volersi assicurare che lui ci sia veramente…
Alle 21:00, puntuale come un orologio svizzero, Claudio sale sul palco e inizia con “Solo” (1977), titolo contenuto anche nel nome del tour, ossia “Dodici Note – Solo”.
Non appena termina l’esecuzione di questo splendido brano, Claudio si alza, ringrazia per il lungo applauso del pubblico e procede spiegando il significato di ognuno dei tre strumenti che sono sul palco (pianoforte – passato, tastiera – presente, clavinova – futuro).
Prima di ogni canzone Claudio fa un’introduzione, una sorta di presentazione della stessa e di come essa si leghi al concetto del tempo, il filo conduttore di tutto il concerto.
Si susseguono poi “Io dal mare” (1990) e “Dieci dita” (2013), brano che, con la delicatezza della voce di Claudio, strappa una lacrima ed emoziona tutto il teatro. Il grande mago procede con “Strada facendo” (1981), uno dei suoi cavalli di battaglia, “Fotografie” (1981), fino ad arrivare a “Uomini persi” (1985), una delle canzoni che speravo con tutto il cuore che eseguisse.
Durante l’esecuzione resto con gli occhi fissi su di lui e cerco di non tremare a causa dell’emozione, in modo che il mio cellulare riesca a riprendere bene. Al termine Claudio ci fa riflettere e spiega che dobbiamo stare attenti a non perdere i bei momenti che la vita ci regala, perché a volte ci concede soltanto una chance e non è detto che, persa quella, ce ne verrà concessa un’altra.
In seguito, Claudio si sposta al pianoforte ed esegue “Gli anni più belli” (2020), per poi passare alla tastiera e cantare “Un po’ di più” (1978).
Successivamente, Claudio pensa a quando finirà di cantare e, dopo le varie esclamazioni come “Noooo” e “Mai” del pubblico, dice semplicemente che molto probabilmente in quel momento non riuscirà a trovare le parole più consone da usare e che dunque ci stringerà tutti in un abbraccio e dopo pochi secondi inizia appunto a cantare “Tutto in un abbraccio” (2003).
Si sono già fatte le 22:20: è già passata più di un’ora dall’inizio, anche se mi sembra di essere lì da pochissimo; tuttavia, non ho molto tempo per pensare alle lancette dell’orologio perché Claudio riprende con “I vecchi” (1981), “Stai su” (1999), “Notti” (1981) e poi il brano che dà il titolo al tour: “Dodici note” (2020).
Al termine dell’esecuzione mi viene spontaneo alzarmi, applaudire e gridare “Bravo Claudio!” e noto subito che molti altri spettatori fanno lo stesso.
Claudio se ne accorge dopo qualche istante e commenta dicendo che non se lo aspettava dopo questa canzone e che si ricorderà sicuramente di questo splendido momento.
Introduce poi il prossimo brano, ossia “E adesso la pubblicità” (1985), dicendo che a questo punto del concerto aveva pensato di fare un intervallo (come si fa con la pubblicità in televisione), ma che non lo farà.
Non appena chiudo la fotocamera del cellulare, noto che sono le 23:03 e Claudio prosegue il suo splendido spettacolo con “Acqua dalla luna” (1990) e “Ninna nanna nanna ninna” (1974), brano che fa scattare subito un’altra standing ovation del pubblico.
Dopo aver cantato “Vivi” (1990), Claudio spiega come sia difficile comporre la fantomatica scaletta di un concerto e che è quasi sempre un’operazione che svolge all’ultimo momento, perché non è facile scegliere tra i 320 brani che ha composto.
Alle 23:24 Claudio canta “Quante volte” (1977), per poi proseguire con “Amori in corso” (1985), “Mal d’amore” (2020), “Poster” (1975) e “Uomo di varie età” (2020); quest’ultimo brano viene accompagnato dal suono di un altro strumentoa disposizione di Claudio, un metronomo. Sembra quasi che la funzione di quest’ultimo, ossia misurare il tempo, voglia essere di supporto alla canzone che Claudio sta eseguendo, la quale contiene la sua autobiografia e dunque, il trascorrere del tempo nella sua vita e in quella di tutti noi.
Dopo l’ennesima standing ovation del pubblico, Claudio canta “Avrai” (1982) e “Mille giorni di te e di me” (1990).
In seguito, Claudio si reca per qualche istante dietro le quinte per poi rientrare e, in quei pochissimi secondi, io e gli altri spettatori situati nelle prime file della platea ci rechiamo di corsa sotto al palco.
Nonostante fossi già seduto in seconda fila, essere anche solo a due o tre metri più vicino a Claudio mi suscita un’emozione indescrivibile e non mi sembra ancora vero che sia davvero lì, davanti a me, e riesco perfino ad incrociare un paio di suoi sguardi, come a volergli dire “Io ci sono”.
Pochi minuti dopo la mezzanotte, Claudio ci regala due splendidi medley, il primo eseguito con la tastiera: “Con tutto l’amore che posso” (1972), “Sabato pomeriggio” (1975), “E tu” (1974) ed il secondo con il pianoforte:“Questo piccolo grande amore” (1972), “Amore bello” (1973), “E tu come stai?” (1978).
Dopo un applauso interminabile, Claudio canta “La vita è adesso” (1985), accompagnato dalla voce del pubblico. Mi ha fatto molto effetto quando cantando il verso “[…] E musi di bambini contro i vetri […]”, mi è sembrato che con la mano indicasse me e un altro paio di ragazzi lì presenti, quasi come a rendersi conto che la sua musica è apprezzata da persone di tutte le età.
Al termine Claudio ringrazia, saluta, prende un paio di regali da parte di alcuni spettatori ed esce accompagnato da “Tieniamente” (1990), brano che ho impostato come suoneria del cellulare e che dunque sento spesso, ma, ciò nonostante, ogni voltache lo ascolto mi sembra di non averlo mai fatto prima:è un momento che mi emoziona profondamente e mi costringe a rimanere lì a fissare il palco e ascoltare ogni singola nota fino alla fine.
Dopo essermi “ripreso” dal susseguirsi indescrivibile di emozioni suscitate dalla voce e dalle parole di Claudio mi reco al guardaroba per recuperare ciò che avevo depositato, per poi uscire e avviarmi in auto verso casa con i miei genitori che mi attendono fuori dal teatro, ripensando durante il viaggio ad ogni singolo momento di questa splendida serata, che sono certo rimarrà per sempre impressadentro di me.
Dire che il concerto è stato “Bellissimo” mi sembra persino riduttivo perché, come ha detto Claudio ieri sera, non sempre le parole riescono a spiegare a pieno ciò che proviamo e penso che questo sia uno di quei casi, perché non so in che modo trasmettere a parole le emozioni che ho provato nel vederlo e nel sentirlo nuovamente dal vivo dopo quasi quattro anni,dato che prima di ieri, l’ultimo suo concerto a cui avevo assistito si tenne il 24 novembre 2018 presso il Pala Alpitour di Torino (TO), durante il tour “Al Centro”.
Vorrei concludere con un messaggio rivolto a Claudio:
Caro Claudio,
in “Strada facendo” dici che “Una canzone non potrà mai cambiar la vita” e credo tu abbia ragione.
Credo però che, anche se non la possono cambiare, le tue canzoni riescano ad arricchire la mia vita: tu ed esse siete un punto di riferimento per me, perché so che in qualunque momento delle mie giornate, bello o brutto che sia, c’è e ci sarà sempre un tuo brano adatto a quella specifica situazione, pronto per essere ascoltato a fondo.
La tua sì, che si può davvero definire Musica… vera Musica.
Emanuele Vernetti
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