Il sogno di Katia con Claudio Baglioni
E TU CHE MI RICAMBI GLI OCCHI IN QUESTO ISTANTE IMMENSO ❤️
Il 4 dicembre è stata una delle giornate più incredibili della mia vita. Mai, mai e poi mai avrei potuto immaginare che mi sarei portata a casa un regalo di tale entità.
Quando parto per andare a sentire Claudio, che si tratti di una meta vicina o lontana, so ormai che qualunque stanchezza che mi porto addosso verrà cancellata dalla carica di adrenalina pazzesca che ogni suo concerto riesce a darmi. Quale più grande regalo si può volere da un cantante, quando è capace di iniettarti una dose così massiccia di felicità, di farti restare senza fiato ad attendere la lontana fine di ogni acuto, di farti percepire ad ogni istante il suo sconfinato talento, di inondarti di un’emozione dopo l’altra, di farti dimenticare per qualche ora gli affanni della quotidianità, di farti piangere e sorridere insieme, di ricordarti che la vita è qui, è adesso, che è intrisa di sogno e di poesia e che senza sogno e senza poesia non siamo nulla, che è un viaggio interiore alla scoperta di te stesso e che il tempo va battuto a tempo di musica perché non sia lui a battere te? Anche ieri ho avuto in dono tutto questo, sì, eppure mi è piovuto addosso, inaspettato ed insperato, un sogno ancora più grande. E non so se mi sarà possibile tradurlo in parole.
In un attimo, tutto si è stravolto per un semplice gioco del destino e mi sono trovata a decidere in pochissimi secondi se tirarmi indietro, perché non ce l’avrei mai fatta a reggere l’emozione, o buttarmi senza pensare a niente, perché diversamente me ne sarei pentita per gli anni a venire. Mi sono detta: “Quando mi ricapita??”. E via, in apnea, a guadagnare un posto su quelle sedie ai lati del palco, portandomi dentro un’agitazione enorme e due mani che hanno tremato come una foglia per un’ora intera. Non potevo assolutamente credere a quello che mi stava accadendo.
L’avventura ha avuto inizio, trascinando tutti noi, canzone dopo canzone, dentro il vortice della meraviglia e dei ricordi di tutta un’esistenza. La sorte mi è stata amica, dandomi il tempo, un tempo lunghissimo, di realizzare che eravamo tutti sulla stessa strabiliante barca, ma che con lui al timone il naufragio era scongiurato. Solo questo mi ha dato la forza di andare incontro a quella scena sognata, agognata, ipotizzata, vagheggiata, fantasticata per tutta una vita, un milione di volte e in un milione di modi diversi, e di vivermela tutta d’un fiato.
Proprio dell’importanza dei sogni parlava Claudio, all’inizio. E chissà quanto tempo mi ci vorrà per realizzare fino in fondo che il mio si è tradotto in realtà. Ovviamente avrei voluto che tutto fosse perfetto come invece non è stato: ero ancora incredula e stravolta, stanca e impreparata, avrei voluto dire e fare chissà quante cose; durante le quattro ore e mezzo sul palco in cui ho aspettato che Claudio chiamasse la “mia” canzone, non riuscivo a pensare a niente e, anche avendo trovato qualcosa di sensato da dire, quel qualcosa non l’ho detto. La voce che non usciva e, se usciva, se ne stava inerpicata sull’ottava sopra come uno stambecco appena nato, incerto, arrampicato su un dirupo. Diciamo però che la perfezione può restare appannaggio di altre storie e situazioni. Qui Claudio è stato tutto, persino il soffice cuscino di piume su cui atterrare. Dentro, un fiume in piena di emozioni, la storia di una vita intera che mi scorreva impetuosa in petto e che avrei voluto che lui leggesse dalla prima all’ultima riga. Perché è questo ciò che si vorrebbe: che sapesse chi siamo e quanto e come le nostre vite siano da sempre e per sempre legate alla sua. Lui invece ti sorride e quasi mai sa qualcosa di te. Come non sa che “Mal d’amore” è entrata direttamente nell’olimpo delle “mie” canzoni dell’anima da due anni a questa parte e mi sto ancora ripetendo come sia pazzesco che il destino abbia voluto che proprio quella fosse la prescelta per me. Anche se non gliel’ho detto a parole, l’ho ringraziato con gli occhi, mentre ci guardavamo, persi fra le note, per questo gioiello inestimabile di un album gigantesco che godrà presto della fama e della luce che merita, al pari dei suoi classici riconosciuti come indiscutibili dalla cultura popolare e consegnati per sempre alla memoria collettiva.
Sai, mio grande mago? Non mi sarà mai possibile capire fino in fondo quale sia stata la bellezza di quegli attimi e di quell’abbraccio in cui ci siamo sciolti. È stato come ricongiungermi alla via del ventre materno che ha cullato le mie ancestrali, infinite suggestioni, fino a confluire in quei tuoi lunghi sguardi in cui, perdendomi, mi ritrovavo. Perché da sempre sei il bicchiere d’acqua fresca per la sete, l’ombrello per la pioggia, la lanterna per i sentieri impervi della notte, il tè davanti al camino, la legna per l’inverno, il faro in mezzo all’oceano, la voce dei miei giorni. Quello che più di tutti mi ha narrato di quel difficile mestiere che è il vivere.
Nella tua storia nasce la mia e forse io stessa sono nata in te.
Sarò eternamente grata alla vita per averti fatto entrare da una piccola porta, in quell’autunno dei miei tredici anni, ed averti fatto restare per sempre al mio fianco a indicarmi la strada. Per aver deciso che mi avresti ricambiato gli occhi in quell’istante immenso. E a quel brivido grandioso che è stato, a quel filo invisibile che non si era mai reciso, alla magia che ogni volta rinasce, all’incanto della musica e della parola, all’Uomo che sei, ancora, sempre, infinitamente, indescrivibilmente grazie. ❤️
Dedicato a Maria Laura, a Paola, a Silvia, a Gioia, a Angela, a Debora, che condividono con me il privilegio di questa grande passione e che tanto avrei voluto sul palco accanto a me, alle mie compagne vecchie e nuove di innumerevoli avventure, a chi mi ha aiutato a fermare questo giorno indimenticabile in foto e video.
Dedicato a chi crede nei propri sogni e soprattutto a Piera, che non ho conosciuto, ma alla quale spero che l’ultimo giorno della sua vita, trascorso qui dove il tempo si è fermato nel sogno di tutti noi, abbia regalato una felicità grande almeno quanto la mia. 🌹❤️
Katia Ferla
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