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Ritorno d’autore ad Avellino per Claudio Baglioni

Dopo il concerto di marzo stasera il cantautore romano si ri-esibisce al Gesualdo con il suo «Dodici note – Solo bis», tre ore e mezza live con voce e tre tastiere

Baglioni Un ritorno d’autore

Un bis ed ancora un sold out.

Claudio Baglioni ritorna al Teatro Gesualdo (stasera alle 21) ad undicimesi di distanza.

Sarà un sabato pomeriggio (la citazione è d’obbligo) di passione permolti che arriveranno anche da fuori provincia. La tournée “Dodici note solo – bis” con le sue 78 date programmate (per ora) nei teatri italiani ha già stracciato la precedente (71). Baglioni sarà solo sul palco a dividere tempo, canzoni e timbriche di tre diverse tastiere: «Mi sono goduto i kolossal con centinaia di persone in scena, ma qui c’è una dimensione intima, da camera. Vado a cercarmi il pubblico città per città, godendomi la meraviglia dei teatri all’italiana. Tante canzoni, sempre poche per le oltre 300 che ho scritto e per “complici” solo un pianoforte, un piano elettrico ed uno digitale in quello che un valzer nel tempo». Un ritmo forsennato da 5/6 concerti a settimana. In questo c’è tutta la generosità verso il suo pubblico ma anche il desiderio di essere “oltre”, il “volli, e volli sempre, e fortissimamente volli” costante nella sua carriera. Una corsa per arrivare al centro, parafrasando il titolo di una delle ultime tournée, per dimostrare di meritare quel successo che arrivò 50 anni e mezzo fa con “Questo piccolo grande amore”. Da allora un costante altopiano, un percorso in cui le qualità compositive, vocali, multimediali, si sono sposate con la continua ricerca, non tradendo mai il suo pubblico, ma aggiungendo sempre qualcosa. Così come nella costruzione di molti suoi lavori, ben più di semplici raccolte di canzoni, spesso dei concept-album narrativi (“Questo piccolo grande amore”, “Gira che ti rigira amore bello”, “La vita è adesso”, il più venduto della discografia italiana), tematici (“Solo”, “Sabato Pomeriggio”, “Viaggiatore sulla coda del tempo”), autobiografici (“Oltre”) ed universali allo stesso tempo (“Strada facendo” e l’ultimo “In questa storia che è la mia”). Eppure Baglioni ha sofferto la critica, la catalogazione che lo ha relegato ai suoi esordi lontano dall’élite cantautorale. Una battaglia latente che ha saputo vincere con la sua qualità. Il suo merito? Aver superato la distinzione stessa tra canzone d’autore e pop. E lo testimonia il recente Premio Tenco assegnatogli: «C’è stata una fretta di etichettare. Forse era dovuta ad una voglia di cambiare il mondo nata alla fine degli anni ’60. C’erano i militanti e chi non lo era. Penso che non essendo stato un incendiario, ora non devo essere un pompiere. Trovo che sia un premio alla carriera. È un segno positivo che sia arrivato molto tardi. Vuol dire che la carriera è ancora in itinere».
La dimensione live è stato l’altro grande terreno su cui si è cimentato portando anche qui innovazione tecnica ma anche il concetto wagneriano di teatro totale cresciuto man mano a partire da metà anni novanta fino alla rappresentazione dell’ultimo album al Teatro dell’Opera di Roma o al caleidoscopio di arti performative che è stato “Tutti su” della scorsa estate tra Caracalla, Teatro Greco di Siracusa ed Arena di Verona. Stasera sarà bis rispetto allo scorso 11 marzo. La scaletta di tre ore e mezza tra concerto e racconto porta in dote 28 brani ed un medley. Il futuro è fatto di mille progetti. L’idea di un musical è sempre lì nel cassetto. Ma ci sarà anche il ritorno negli stadi. Intanto martedì inizia Sanremo, una sua vecchia conoscenza: «Quando si è trattato di organizzarlo mi sono dichiarato “Dittatore artistico”, il primo anno, e “Dirottatore artistico”, il secondo, di un Festival fortemente musicale e non fenomenistico. Sono usciti fuori dei bei personaggi. Sono state due edizioni che hanno rotto un certo rituale e mi sembra che si sia continuato su quel solco».

Massimo Roca – Il Mattino di Avellino – sabato 4 febbraio 2023

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