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Il divo Claudio Baglioni si prende l’Arena

Il divo Claudio si prende l’Arena: show totale che fa battere il cuore

Baglioni porta sul palco brani che hanno fatto la storia della musica Uno spettacolo pazzesco di luci, colori e ballerini

Emozioni e ricordi: così il divo Claudio si prende l’Arena, dove ieri, 19 settembre, tutti i cuori all’unisono battevano al ritmo di canzoni che hanno fatto la storia della musica. Uno spettacolo travolgente, molto di più di un concerto, uno show totale con proiezioni, musicisti, performer: questo è «aTUTTOCUOREplus ultra», il primo di una serie di otto concerti che lasceranno il cantautore romano sul palco dell’Arena fino al 28 settembre.

Scaletta lunghissima

Passato e presente si mixano perfettamente anche nei 38 brani in scaletta, che partono dalla poesia di versi come «Ho girato e rigirato/ Senza sapere dove andare/ E ho cenato a prezzo fisso/ Seduto accanto ad un dolore» di «E tu come stai» che apre la lunga notte di note che scivola verso brani ben più recenti come «A tutto cuore».

L’Arena pienissima è tutta per Baglioni: chissà se questo sarà davvero un addio all’anfiteatro, per lo meno in questo format del concerto, fatto sta che chi ieri sera era lì sentiva tutta l’emozione di partecipare ad una sorta di rito collettivo, di laica celebrazione della bellezza, quella dell’incontro tra l’artista e l’anfiteatro veronese, cinquant’anni fa, nel 1975: davvero il racconto di un «piccolo grande amore».

Sfilano «Dagli il via», «Acqua dalla luna», «Con tutto l’amore che posso», «Quante volte», passando per «Un po’ di più», «Gli anni più belli», «Domani mai, «Quanto ti voglio», «Ragazze dell’est», «Noi no», «Dodici note», «W l’Inghilterra» e poi ancora medley che mixano «Amore bello», «Solo», «Sabato pomeriggio» e le immancabili «Porta Portese», «Avrai», «Io me ne andrei», «E tu», «Strada facendo», «La vita è adesso». Non manca nulla, il pubblico è travolto.

Ultimo atto della trologia

Baglioni chiude così, idealmente, la trilogia aperta da «Al Centro» e proseguita con «12noteTutti su!»: va in scena un incontro cuore-a-cuore. Da una parte c’è l’intuizione di Richard Wagner del teatro-totale, dall’altra la teoria elaborata da Walter Gropius del teatro ricavato rimodulando spazi e architetture già esistenti: il ritmo, tra vertiginose salite e discese lungo l’immaginaria scala del tempo, batte per restituire un cuore a questo presente che sembra averlo smarrito, e ricordare che l’unico tempo reale e che vale davvero la pena di vivere è quello che ha la velocità, la cadenza e il ritmo del battito del nostro cuore: il metronomo con cui battere il tempo a tempo di musica, il solo orologio con l’ora esatta, il solo a cui dare retta.

Tutto, sul palco e intorno al palco, è ricerca di bellezza. Bellezza che semina bellezza. Non solo la musica, una carrellata di brani-manifesto che sono entrati a far parte del linguaggio e della cultura italiani, ma anche le coreografie, i costumi originali, i movimenti scenici, la statuaria fisicità dei ballerini, l’energia e vitalità dei performer, le proiezioni e gli spazi e i tagli di luce creati dai 450 corpi illuminanti programmati dal light designer Ivan Pierri.

Sull’immenso spazio scenico 3D, nel quale tutte le dimensioni vengono esaltate, la narrazione fonde i linguaggi del cinema e del teatro: costumi e tatuaggi tribali che richiamano pellicole come «Mad Max» o «Codice Genesi» si mescolano, al ruolo e agli interventi di un coro che si ispira alla tragedia greca e a imponenti movimenti scenici che richiamano gli allestimenti teatrali delle rappresentazioni operistiche. Un destino, questo dell’opera, che forse è già scritto nel futuro del divo Claudio.

Alessandra Galetto per larena.it

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