Abbiamo vinto noi, Claudio
In quasi 37 anni non so contare le volte tra chiese, oratori, asili e scuole in cui ho montato impianti, scenografie e coreografie, distribuito oggetti e parlato con la gente. Ricordo intere giornate in ogni stagione – dall’estate all’inverno – passate a sudare e a correre su gradinate, lungo campi o teatri o momenti a stare nascosti nel dietro le quinte nell’attesa che arrivi QUEL momento, in cui tutto deve andare come era nella mente di chi lo aveva pensato. Una sensazione magica che solo il mondo del teatro e dello spettacolo può dare, anche a livello amatoriale.
Quello che mi è capitato ieri, però, è stato qualcosa di unico: dalle ore passate insieme a tante persone di ogni età che, regalando un po’ del loro tempo e della loro fatica, hanno collaborato a rendere ancora più unica l’ultima notte in Arena del loro beniamino, fino alla frenetica ora e mezza passata con Massimo e Federica lungo le gradinate del bellissimo anfiteatro scaligero: un’ora e mezza passata a distribuire cartoncini e fogli, a chiedere la collaborazione di migliaia di spettatori ignari (e forse anche perplessi) ma entusiasti nel poter collaborare anche loro a quello che doveva essere (come è stato) un grande affresco collettivo, e a spiegare loro cosa dovevano fare (ossia leggere attentamente le istruzioni).
Le urla andavano da “Chicca, che colore ci va qui?” a “Massimo, mi mancano i bianchi!”. Per non parlare poi di quelle rivolte alla gente: “Signori, vi chiedo una cortesia: vi lascio un po’ di cartoncini bianchi, distribuiteli ai vicini quando arrivano, ma non dove ci sono i rossi”. Ci voleva un miracolo per fare uscire la scritta come l’avevano pensata gli ideatori, d’altronde la pioggia e alcune difficoltà logistiche hanno reso l’operazione una vera impresa, nonostante l’impegno di chi da giorni la stava preparando.
Nel mentre il mio spirito da insegnante e da animatore di oratorio è venuto fuori: correvo da una gradinata all’altra urlando stupidaggini del tipo “Mi raccomando, che andiamo in mondovisione!”. E gli spettatori, agitati, mi chiedevano “Su che canale!!!” (la mia risposta, ovviamente, era solo una: Doremifasol). È stato magico incontrare migliaia di persone. Tra le tante ricordo D., nove anni, che mi ha detto: “Ti posso dare una mano?” “Ma certo D., ecco un po’ di fogli!”. E ogni volta che ripassavo da quella gradinata D. era lì che li distribuiva. “La prossima volta ti assumiamo” – le ho detto. Bellissimi poi i commenti di quelli che ci dicevano “Ma voi siete ballerini?” “Signora, ma li vede il mio fisico e la mia agilità?” rispondevo senza paura. Oppure quelli che “Ma quanto vi pagano per questo lavoro!!” “Tanto signora, andremo un mese alle Maldive dopo questa serata”. Fino ad arrivare a “Fateci incontrare Baglioni, vi prego”. “Signora, Baglioni manco sa che faccia abbiamo, e non sa niente: è tutta una sorpresa”. Passando poi per “Lei sa se piove?” “Signora, se vuole le spiego la poetica di Leopardi, ma sulle previsioni del tempo non sono ancora attrezzato” (e potrei andare avanti ancora molto: in un’ora e mezza ho sentito davvero di tutto).
Ah, la magia dell’arte dell’incontro.
È stato faticoso, faticosissimo, peccato non avere acceso il contapassi per vedere quanti ne abbiamo fatti. Ma è stata la parte più bella della giornata, vedere le voci e gli stuardi stupiti e divertiti del pubblico, e soprattutto assecondare le loro chieste di avere un cartoncino. “Voglio partecipare anche io” ci urlavano. Tutti volevano esprimere la propria voce di questo grande coro del popolo del cantautore romano.
La parte più “pericolosa” veniva però dopo: una parte che avevamo provato, non senza fatica, e che doveva venire alla perfezione. Insieme ad altri cinque cavalieri dovevamo srotolare lo striscione andato in diretta tv nel 2018. Il tutto doveva avvenire in un momento preciso, con un certo ritmo e velocità, anche se dal cielo continuava a piovere. Per un attimo abbiamo temuto il peggio, ma dopo qualche secondo per fortuna – grazie alle abilità dei miei compagni di avventura – tutto è andato per il meglio, e la sorpresa è risultata riuscitissima.
Di questa lunga e intensa giornata sono tre i momenti che porterò nel cuore più di tutti.
l primo è il caloroso applauso che il pubblico della platea dell’Arena (e anche degli spalti) ha tributato a noi sei mentre riportavamo lo striscione al suo posto. Non so se mi spiego: l’applauso dell’Arena di Verona!!! Io di applausi nella vita ne ho ricevuti tantissimi per non essere un professionista dello spettacolo, avendo parlato in tantissime occasioni in pubblico e avendo fatto oltre 160 spettacoli da 18 anni in poi (se aggiungiamo i precedenti forse ai duecento ci arriviamo). Ho suonato in diverse zone d’Italia e del mondo, e ho ricevuto applausi a sorpresa in musei e in aeroporti, ma un applauso così caloroso, spontaneo e avvolgente – quello di un intero anfiteatro – non l’avevo mai ricevuto. Ovviamente, non era un “bravo” a noi, ma era un “bravo” all’aver fatto felice ed emozionare Claudio.
Il secondo momento che porto con me sono gli sguardi che mi sono scambiato con Federica e Massimo nel pre-concerto. E, soprattutto, quelli con Massimo durante la serata. Abbiamo visto poco, del concerto, io e Massimo, il meglio del dietro le quinte del mondo baglioniano, lavoratore silenzioso, disponibile ed efficace. Abbiamo cantato, ballato, commentato canzoni, parlato, ci siamo confidati la nostra vita, e soprattutto abbiamo riso tanto. Ci siamo guardati in tanti momenti per capire cosa fare, se era il momento di scendere, agitati nello sperare che tutto avvenisse come era stato previsto. E, a imprese riuscite, ci siamo scambiati un abbraccio. Ce l’avevamo fatta, avevamo vinto.
Il terzo momento, l’ultimo solo in ordine cronologico, è lo sguardo di Claudio, anzi, gli sguardi di Claudio. In realtà, Claudio l’ho visto poco, avendo visto poco il concerto. Eppure mi è bastato guardarlo là, in alto, pronto a intonare il suo più grande brano di successo, mentre stavamo srotolando lo striscione dalla platea dell’Arena, e sentire l’aria tagliarsi con un coltello per via del suo silenzio, degli applausi della gente e del canto di Ale oh oh (che sentito da giù è davvero un abbraccio musicale pazzesco). Poi, ho avuto la fortuna di incrociare il suo sguardo durante qualche brano finale. Certo, sicuro non stava guardando proprio me, e se lo ha fatto non poteva sapere che ero uno dei sei cavalieri. Ma questo non importava affatto.
Quest’impresa infatti non l’abbiamo realizzata noi tre, noi sei o le altre tante persone che hanno lavorato per rendere tutto al meglio: no, l’abbiamo realizzata tutti, tutti gli appassionati di Claudio, chi era in Arena e chi no, tutti coloro che in più di cinquant’anni hanno ricambiato i suoi occhi a tempo di musica.
Perché questa è l’anima più bella dei baglioniani, quelli veri: si scannano, a volte si ammazzano e se ne dicono di tutti i colori, ma quando c’è lui diventano un tutt’uno, un grande popolo in cammino che si rispetta e che riversa un grande affetto verso chi ha colorato la loro vita con una musica senza paragoni.
Personalmente non ho chiesto nulla di tutto questo: mi ci sono ritrovato, e ho fatto quello che faccio a lavoro e negli oratori: sono disponibile. Eppure non avrei potuto chiedere di più.
Hai ragione, Claudio: abbiamo vinto noi. Ma lo abbiamo fatto grazie a te. Perché quel tuo volerci portare di là dal ponte in cammino, incontro a un sogno che non è lo stesso, ma di cui abbiamo bisogno tutti, non sono solo belle parole: ieri sera è stato realtà.
Abbiamo vinto noi, e questa vittoria nessuno ce la toglierà mai, anche quando la musica si fermerà.
Luca Bertoloni
Leggo queste parole e per un attimo rivivo la fantastica serata del 28 settembre all’Arena di Verona.
Sono arrivata in città nel tardo pomeriggio e,sinceramente, pensavo che forse dopo 8 gg di concerti non ci sarebbe stata tanta gente. Da 40 vivo di “PANE E BAGLIONI” e mai come la sera del 28 questo modo di dire è stato reale.Da piccola,spesso,avevo la febbre,bastava che mi portassero una musicassetta di Baglioni per far svanire i malanni. Il 28 ero reduce da un ospedale che ha provato sia il mio fisico che la mia mente,eppure al concerto non avrei rinunciato.Non potevo mangiare niente ma sapevo che sarebbe bastato riascoltare quelle note e quella voce dal vivo per sostituire mille flebo dei giorni scorsi…e così è stato. Ero convinta che sarebbe stato il mio ultimo concerto di Baglioni ma poi gli ho sentito dire “arrivederci” e mi sono detta: chissà,magari nel 2025 un altro giro,a venirci a trovare,lo farà…e se lo fa, che non vado incontro io ovunque sia? Quest’anno sono stata ai concerti di Palermo,Milano e Verona…non mi dispiacerebbe un altro bel concerto,magari a Roma,o Palermo,la mia città dell’infanzia…quelle dodici note danzanti fra le vibrazioni di quelle corde vocali,sono qualcosa di irripetibile…ai concerti,ogni volta,ne dedico una parte a Tonino Coggio,ringraziandolo in cuor mio,una parte a Mia Martini,sapendo che mai potrò ascoltare dal vivo Stelle di Stelle…anche se sarebbe meraviglioso…A volte mi chiedo se tutto l’affetto,la gratitudine,le emozioni che Claudio ci ha regalato con le sue canzoni, arrivano a Claudio,se ne ha piena consapevolezza…perchè quello che per lui è arte e lavoro,per chi come me, ascolta, e ne ha fatto la colonna sonora della propria vita,beh, non è solo musica,è far vibrare le corde più profonde dell’io più nascosto