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Claudio Baglioni conquista il Municipale

Claudio Baglioni conquista il Municipale con tre ore di canzoni ed emozioni

PIACENZA – Dieci dita che danzano sui tasti, un cuore che pulsa al ritmo delle emozioni e una voce capace di sfiorare l’anima. È così che si può raccontare la potenza espressiva di uno spettacolo in cui la musica e le parole si intrecciano, dando vita a un viaggio sensoriale intenso e coinvolgente.

Ogni nota suonata, ogni parola sussurrata o pronunciata con enfasi diventa parte di un racconto intimo e universale, capace di toccare le corde più profonde di chi ascolta. Il destino si cela nei dettagli più impercettibili: in una goccia di pioggia che scivola lenta su un vetro, in un’improvvisa vampata di passione sprigionata da un pianoforte che vibra sotto mani sapienti, nelle corde di una chitarra che riecheggiano il crepitio di un falò acceso in una notte d’estate. È un gioco di suggestioni, di ricordi che riaffiorano tra le note, di immagini che si fanno musica e parole.

Claudio Baglioni, solo in scena, si è conquistato il Municipale (stasera seconda tappa del tour “Piano di volo”), gremito, con un concerto che ha unito racconto e melodia in un viaggio musicale intimo e suggestivo.

Tre ore di musica, un uomo solo al comando, tre pianoforti, il passato, il presente e il futuro. Baglioni in smoking, elegante e intenso, ironico e sorridente, taglia il traguardo alzando le note al cielo, mentre la musica divampa come un fuoco che scalda e rigenera. Lui, cantautore che ha sviscerato il sentimento d’amore in ogni sua forma, tocca le corde dell’anima come quelle dei suoi amati strumenti. Un passeggiata a passo spedito attraverso i brani più amati, quelli che ognuno porta in tasca come frammenti di vita, piccole giostre d’infinito. La nostalgia bussa: “Avevo solo 13 anni, una timidezza paralizzante e occhiali spessi come fondi di bottiglia. Partecipai, con una camicia rosa e un pantalone azzurro, quasi per caso al mio primo concorso a Roma, senza minimamente immaginare dove mi avrebbe portato quel momento. Io, che non ho mai cercato le luci della ribalta, mi ritrovai su una strada inaspettata, destinata a cambiare la mia vita per sempre”.

Con una scaletta di oltre trenta brani, Baglioni alterna momenti di pura energia e parentesi di intima dolcezza. Prende per mano le canzoni restituendole alla loro forma più autentica, spogliandole di ogni sovrastruttura e riportandole alla purezza delle origini. Un’interpretazione sentita e vissuta, che ha trasformato il teatro in un luogo familiare, un cortile su cui affacciarsi senza esitazione. «Il teatro – ha spiegato Baglioni – può essere visto come un fortino, un rifugio dove proteggersi dai guai del mondo e custodire la creatività, un luogo in cui possiamo ancora sorprenderci». In apertura “Uomo di varie età”, e poi “Gli anni più belli”, “Fotografie”, “Dodici note”, “Noi no”, “Amori in corso” e “Strada facendo”, che trascina l’intero teatro in un coro appassionato. “Cos’è per me l’amore?” si chiede Baglioni, e la risposta arriva con una sequenza di brani che raccontano ad hoc: da “Con tutto l’amore che posso”a “Mal d’amore”. Le emozioni crescono quando le note di “Poster”, “Io me ne andrei”, “E adesso la pubblicità” e “Via” risuonano nel silenzio ammirato della sala, per poi esplodere in un secondo medley da brividi: “Amore bello”, “E tu”, “Questo piccolo grande amore” e “E tu come stai”, che oggi risuonano più vivi che mai. Il finale è un crescendo: “Avrai”, struggente e intensa, lascia spazio a “Mille giorni di te e di me”, un addio sospeso, fino al gran saluto con “La vita è adesso”, quando una fetta di platea si riversa sotto il palco per battere il tempo, cantando quelle parole che, dopo tanti anni, sono ancora capaci di illuminare i sogni.

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